“Di più pressante interesse per noi sono le voci secondo cui alcuni soldati sarebbero morti dopo essere venuti a contatto con vittime dei ptertha. Le dicerie sembrano aver avuto origine da unità della Seconda Armata sul fronte di Sorka, e si sono velocemente diffuse, come sempre succede con simili fantasie, fino a Loongl a est e al teatro delle operazioni di Yalrofac a ovest”.
Prad si fermò e si sporse in avanti, con l’occhio cieco che brillava.— Gli effetti nocivi di questo tipo di allarmismo sono una minaccia più grande, per i nostri interessi nazionali, di un incremento doppio o triplo nella popolazione ptertha. Tutti noi in questa sala sappiamo che la pterthacosi non può essere contagiosa, né per contatto corporeo né in qualunque altro modo. È dovere di tutti, qui, assicurarsi che queste dicerie assurde siano soffocate con tutta la velocità e la forza possibili. Dobbiamo fare tutto quello che è in nostro potere per promuovere un salutare scetticismo nelle menti del proletariato, e mi rivolgo per questo soprattutto all’insegnante, al poeta e al sacerdote.
Toller diede un’occhiata circolare e vide i capi di varie delegazioni che annuivano mentre prendevano appunti. Era sorprendente per lui che il Re trattasse di persona quel genere di questioni spicciole, e per un momento sì trastullò con l’idea che potesse esserci davvero un nocciolo di verità nelle assurde dicerie. I comuni soldati, marinai e avieri, erano gente imperturbabile di solito, ma d’altra parte tendevano a essere ignoranti e creduloni. Facendo un bilancio, non vedeva nessuna ragione per credere che ci fosse niente di più da temere dai ptertha che in qualunque altra epoca precedente della lunga storia di Kolcorron.
— …argomento principale della discussione — stava dicendo Re Prad. — I registri dell’autorità portuale mostrano che nell’anno 2625 le nostre importazioni di brakka dalle sei province ammontavano a sole 118.426 tonnellate. Questo è il dodicesimo anno di seguito che il totale è diminuito. La produzione di pikonio e alvelio si è di conseguenza abbassata. Non abbiamo dati disponibili per quanto riguarda i raccolti, ma le stime preliminari sono meno incoraggianti del solito.
“La situazione è esacerbata dal fatto che i consumi militari e industriali, particolarmente di cristalli, continuano a salire. È evidente che ci stiamo avvicinando a un momento cruciale per il nostro Paese, e che occorrono strategie a lungo termine per fronteggiare il problema. Ascolterò ora le vostre proposte”.
Il principe Leddravohr, che era diventato irrequieto durante il sommario di suo padre, si alzò immediatamente. — Maestà, non intendo mancarvi di rispetto, ma mi riconosco colpevole di una certa insofferenza per tutto questo discorso sulla scarsità e l’esaurimento della risorse. La realtà è che c’è abbondanza di brakka, sufficiente a soddisfare i nostri bisogni per i secoli a venire. Ci sono grandi foreste di brakka non ancora toccate. Il vero problèma è dentro di noi: ci manca la risolutezza necessaria per rivolgere i nostri occhi alla Terra dei Lunghi Giorni, per farci avanti e reclamare ciò che è nostro di diritto.
Nell’assemblea corse un immediato brivido di eccitazione che Prad calmò alzando una mano. Toller si sedette più diritto, improvvisamente attento.
— Non incoraggerò alcun discorso per muovere contro Chamteth — disse Prad, con voce più severa e forte di prima.
Leddravohr si girò a guardarlo. — È destino che succeda, prima o poi; dunque perché non prima?
— Ripeto che non voglio sentir parlare di un’altra guerra.
In questo caso, Maestà, chiedo il permesso di ritirarmi — disse Leddravohr, con un tono che rasentava l’insolenza. — Non posso dare nessun contributo a una discussione dalla quale si esclude anche la logica più piatta.
Prad scosse la testa, con un movimento da uccello. — Riprendi il tuo posto e frena la tua impazienza; il tuo nuovo interesse per la logica può ancora dimostrarsi utile. — Sorrise al resto dei convenuti, il suo modo per dire: “Persino un re ha problemi con un rampollo indisciplinato”, e invitò il principe Chakkel a proporre ulteriori idee per ridurre il consumo industriale di cristalli di energia.
Toller si rilassò di nuovo mentre Chakkel parlava, ma non riusciva a staccare gli occhi da Leddravohr, che ora se ne stava seduto ostentando un esagerato, atteggiamento di noia. Era incuriosito, disturbato e stranamente attratto dalla scoperta che il principe guardava alla guerra con Chamteth come a una cosa desiderabile e inevitabile insieme. Si conosceva poco di quell’esotica terra al capo opposto del pianeta, che non veniva toccata dall’ombra di Sopramondo e perciò aveva un giorno ininterrotto.
Le mappe disponibili erano molto vecchie e di dubbia accuratezza, ma mostravano che Chamteth era grande quanto l’impero Kolcorriano e ugualmente popolosa. I pochi viaggiatori che erano penetrati nel suo interno e tornati indiètro avevano dato resoconti unanimi sulle vaste foreste di brakka, ancora intatte perché gli abitanti di Chamteth consideravano estremo peccato interrompere il ciclo vitale dell’albero di brakka. Prelevavano modeste quantità di cristalli praticando piccoli buchi fino all’interno delle camere di combustione, e il loro uso del legno nero era limitato a quello che prendevano dagli alberi morti naturalmente.
L’esistenza di quel favoloso forziere aveva già in passato attirato l’interesse dei sovrani di Kolcorron, ma nessuno aveva mai intrapreso una guerra di conquista. Un buon deterrente era la lontananza del Paese; l’altro la reputazione degli abitanti di Chamteth come combattenti feroci, tenaci e geniali. Si pensava che il loro esercito fosse l’unico fruitore della riserva di cristalli del Paese, inoltre i nativi erano ben conosciuti per il loro uso disinvolto del cannone, uno dei modi più stravaganti mai concepiti per consumare i cristalli.
Erano anche di corte vedute in campo sociale e politico, e rifiutavano ogni contatto commerciale e culturale con altre nazioni.
In un modo o nell’altro, il prezzo di un tentativo di conquista a Chamteth era sempre stato considerato troppo alto, e Toller come tutti aveva dato per scontato che quella situazione rientrasse nell’ordine naturale delle cose. Ma aveva appena sentito parlare di cambiamento, e lui era personalmente molto interessato a quella possibilità.
Le divisioni sociali a Kolcorron erano tali che in circostanze normali un membro di una delle grandi famiglie non poteva varcare i confini di altre. Toller, inquieto e risentito per essere nato all’interno dell’ordine filosofico, aveva fatto molti inutili tentativi di farsi accettare per il servizio militare. Il suo insuccesso era reso ancor più amaro dalla consapevolezza che non avrebbe avuto nessun ostacolo ad entrare nell’esercito se lui avesse fatto parte delle masse proletarie. In quel caso l’avrebbero addestrato come soldato semplice nell’avamposto più inospitale dell’impero, ma a uno del suo rango sarebbe spettato come minimo il grado di ufficiale, un onore che veniva gelosamente custodito dalla casta militare.
Tutto questo, ora Toller se ne rendeva conto, era più che logico per un Paese che viveva secondo un ordinamento familiare vecchio di secoli. Ma una guerra con Chamteth avrebbe portato necessariamente profondi cambiamenti, e comunque Re Prad non sarebbe rimasto sul trono per sempre. Era probabile che gli sarebbe succeduto Leddravohr, in un futuro non troppo lontano, e quando questo fosse successo il vecchio ordine sarebbe stato spazzato via. Toller aveva la sensazione che le sue fortune fossero in qualche modo legate a quelle di Leddravohr, e quella sola prospettiva era sufficiente a suscitare in lui un senso di oscura eccitazione. La riunione del consiglio, che lui si era aspettato monotona e noiosa, stava diventando uno dei momenti più significativi della sua vita. Sul palco il principe Chakkel, bruno di carnagione, calvo e panciuto, stava concludendo le sue osservazioni introduttive dichiarando che aveva bisogno del doppio dell’attuale fornitura di pikonio e alvelio, se si voleva che i progetti di costruzione essenziale andassero avanti.