— Non sei molto in armonia con gli scopi di questa riunione — commentò Prad, cominciando a dare segni di esasperazione. — Posso ricordarti che stavo aspettando le tue idee su come ridurre le richieste?
Le mie scuse, Maestà — disse Chakkel, con una durezza di tono che contraddiceva le sue parole. Figlio di un oscuro nobile, si era guadagnato il suo rango con una combinazione di forza, astuzia e ambizione, e non era un segreto, nei più alti gradi della società di Kolcorron, che nutrisse la speranza che avvenisse un cambiamento nelle regole di successione, che avrebbe forse permesso a uno dei suoi figli di ascendere al trono. Queste aspirazioni, e la forte concorrenza con Leddravohr per l’accaparramento dei prodotti di brakka, avevano creato, tra loro, un antagonismo covante ma in questa occasione erano entrambi d’accordo. Chakkel si sedette e incrociò le braccia, a dimostrare che qualunque idea avesse avuto sull’argomento non sarebbe piaciuta al Re.
— Sembra che non sia stato compreso un problema estremamente serio — disse Prad severamente. — Devo sottolineare che il Paese si trova a dover fronteggiare anni e anni di grave carestia di un prodotto vitale, e che io mi aspetto un atteggiamento più positivo da parte dei miei amministratori e consiglieri per il resto di questa riunione. Forse la gravità della situazione vi sarà più chiara se chiederò a Lord Glo di esporci i progressi sinora fatti riguardo ai tentativi di produrre pikonio e alvelio con mezzi artificiali. Le nostre aspettative in proposito sono ambiziose, ma c’è ancora, come sentirete, molta strada da percorrere, quindi è necessario che prepariamo un programma adeguato.
“Sentiamo cosa avete da dire, Lord Glo”.
Ci fu un silenzio prolungato durante il quale non accadde nulla, poi Borreat Hargeth, nella seconda fila del settore dei filosofi, fu visto sporgersi in avanti e dare un colpetto sulla spalla di Glo. Il Lord Filosofo scattò in piedi, chiaramente frastornato, e qualcuno a destra di Toller emise un basso, soffocato sogghigno.
— Perdonatemi, Maestà, stavo raccogliendo le idee — disse Glo, alzando la voce senza che ce ne fosse bisogno. — Qual era la vostra… hmm… domanda?
Sul palco il principe Leddravohr si coprì il viso con una mano come a nascondere il suo imbarazzo e lo stesso uomo alla destra di Toller, incoraggiato, sogghignò più forte. Toller si voltò minaccioso nella sua direzione, e l’altro, un funzionario della delegazione medica di Lord Tunsfo, colse la sua occhiata e smise immediatamente di apparire divertito.
Il Re mandò un sospiro tollerante. — La mia domanda, se vorrete onorarci di portare la vostra mente a prestarle attenzione, era di carattere generale e concerneva gli esperimenti con il pikonio e l’alvelio. A che punto siamo?
— Ah! Sì, Maestà, la situazione, è ancora come io… hmm… vi ho riferito nei nostro ultimo incontro. Abbiamo, fatto grandi passi avanti… passi senza precedenti… nell’estrazione e nella purificazione sia del cristallo verde che di quello rosso. Abbiamo molto di cui essere fieri. Tutto quello che ci rimane da fare a questo… hmm… punto è perfezionare un modo per rimuovere i contaminanti che impediscono ai cristalli di reagire gli uni con gli altri. Questo si sta dimostrando… hmm… difficile.
— Vi state contraddicendo, Glo. State facendo progressi con la purificazione, o non li state facendo?
— I nostri progressi sono stati eccellenti, Maestà. Finché funziona, cioè. E tutta una questione di solventi e temperature e… hmm… di complesse reazioni chi miche. Siamo in difficoltà perché non abbiamo il solvente adatto.
— Forse il vecchio l’ha bevuto tutto — disse Leddravohr a Chakkel, senza neanche prendersi la briga di abbassare la voce. La risata che seguì le sue parole fu accompagnata da un fremito di disagio; la maggior parte dei presenti non aveva mai visto un uomo del rango di Glo insultato così apertamente.
— Basta così! — L’occhio azzurro del Re si restrinse e si allargò varie volte, un segnale di ammonimento. — Lord Glo, quando ho parlato con voi dieci giorni fa mi avete fatto pensare che avreste potuto iniziare a produrre cristalli puri entro due o tre anni. State dicendo un’altra cosa, adesso?
— Non sa neanche cosa sta dicendo — dichiarò Leddravohr sorridendo, lo sguardo sprezzante che spazzava il settore dei filosofi. Toller, incapace di reagire in qualunque altro modo, allargò le spalle per attirare l’attenzione il più possibile e cercò lo sguardo del principe, benché una voce interiore lo supplicasse di ricordare i suoi recenti propositi di usare il cervello e di tenersi lontano dai guai.
— Maestà, questa è una faccenda di grande… hmm… complessità — continuò Glo, ignorando Leddravohr. — Non possiamo considerare i cristalli di energia come un argomento isolato. Anche se oggi avessimo una riserva illimitata di cristalli… C’è l’albero di brakka stesso, capite. Le nostre piantagioni. Ci vogliono sei secoli perché le giovani piante maturino.
— Volete dire sei decadi, vero?
— Credo di aver detto decadi, Maestà, ma ho un’altra proposta che vi prego di lasciarmi sottoporre alla vostra attenzione. — Glo aveva la voce tremula e barcollava leggermente. — Ho l’onore di presentare alla vostra considerazione un progetto apparentemente utopico, ma che segnerà il futuro definitivo di questa nostra grande nazione. Tra mille anni i nostri discendenti guarderanno al vostro regno con meraviglia e riverente timore quando essi…
Lord Glo! — Prad era incredulo e seccato. — Vi sentite male o siete ubriaco?
— Nessuna delle due cose, Maestà.
— Allora smettete di blaterare fantasticherie e rispondete alla mia domanda sui cristalli.
Sembrava che Glo stentasse a respirare, e il suo torace rotondo si gonfiava alzando le pieghe della tunica grigia. — Temo di essere indisposto, dopotutto. — Si premette una mano sul fianco e cadde sulla sedia con un tonfo sordo. — Il mio capo matematico, Lain Maraquine, presenterà i fatti al mio… posto.
Toller osservò con crescente trepidazione suo fratello che si alzava, si inchinava verso il palco, e faceva segno ai suoi assistenti, Quate e Locranan, di portare avanti il cavalletto e le tabelle. I due montarono il cavalletto con un annaspare agitato che prolungò penosamente quello che sarebbe dovuto essere il lavoro di un momento. E persero altro tempo perché la tabella che stavano srotolando e appendendo non voleva saperne di restare distesa. Sul palco, persino l’insipido principe Pouche cominciava a dare segni d’impazienza. Toller era preoccupato per il tremito nervoso che scuoteva Lain.
— Che intenzioni avete, Maraquine? — chiese il Re, ironico ma con una certa gentilezza. — Devo tornare sui banchi di scuola alla mia età?
— I grafici sono d’aiuto, Maestà — rispose Lain. — Illustrano i fattori che governano il… — Il rèsto della sua risposta divenne un basso inudibile mormorio, mentre lui indicava la caratteristica chiave sui diagrammi colorati.
— Non riesco a sentirvi — scattò Chakkel chiaramente irritato. — Alzate la voce!
— Che fine hanno fatto le tue buone maniere? — disse Leddravohr, voltandosi verso di lui. — Che modo è questo di rivolgersi a una così timida, giovane fanciulla? — Diversi uomini nell’auditorio, cogliendo la palla al balzo, sghignazzarono senza ritegno.
“Questo non deve accadere” pensò Toller alzandosi in piedi, il sangue che gli pulsava nelle orecchie. Il codice d’onore Kolcorriano stabiliva che intromettersi in una sfida, e un insulto era sempre considerato tale, costituiva un’ulteriore ingiuria che si aggiungeva alla precedente, partendo dal presupposto che l’uomo insultato fosse troppo codardo per difendersi da solo. Lain aveva spesso dichiarato che era suo dovere, come filosofo, passare sopra a simili irrazionalità, e che il vecchio codice era più adatto ad animali litigiosi che non a uomini pensanti. Sapendo che suo fratello non voleva e non poteva raccogliere la sfida di Leddravohr, sapendo inoltre che gli era impedito un intervento attivo, Toller stava prendendo la sola strada possibile. Si alzò di scatto, cercando di evidenziarsi tra gli uomini seduti tutt’intorno, aspettando che Leddravohr lo notasse e valutasse il suo atteggiamento fisico e mentale.