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— Non ci conterei, ragazzo mio; il principe ha una certa reputazione in queste faccende. Inoltre, se ti conosco bene, non è improbabile che tu gli rinfreschi la memoria.

— Perché dovrei fare qualcosa di così imprudente?

— Ti ho osservato ultimamente. Sei come un albero di brakka che attende da troppo tempo di scoppiare.

Non faccio più questo tipo di cose — protestò Toller automaticamente, come spesso aveva fatto nel passato, ma si rese conto che in effetti era considerevolmente cambiato dal suo primo incontro con il principe soldato. I suoi occasionali periodi di irrequietezza e insoddisfazione, proprio per il modo in cui li affrontava, erano le prove di quel cambiamento. Anziché arrivare a un punto in cui la più piccola difficoltà innescava una reazione inarrestabile, aveva imparato, come altri, a deviare o a sublimare le sue energie emotive. Aveva insegnato a se stesso ad accettare un quantum di gioie e soddisfazioni minori al posto di quel singolo totale appagamento cui agognavano così tanti e destinato a così pochi.

— Molto bene, giovanotto — disse Glo mentre si aggiustava una fibbia. — Ti darò fiducia, ma per favore ricorda che questa è un’occasione importante e unica, quindi comportati di conseguenza. Ti ritengo vincolato dalle tue stesse parole. Ti rendi conto, naturalmente, del perché il Re ha ritenuto opportuno… hmm… convocarmi?

— È un ritorno ai giorni in cui venivamo consultati sui grandi misteri della vita? Il Re vuole sapere perché gli uomini hanno capezzoli ma non possono allattare?

Glo sospirò rumorosamente. — Tuo fratello ha la stessa infelice tendenza all’umorismo volgare.

— Mi dispiace.

— Non è vero, ma ti illuminerò lo stesso. L’idea che ho piantato nella mente del Re due anni fa ha finalmente attecchito. Ricordi cos’hai detto sul mio volare più in alto e vedere?… No, quello era Lain. Ma c’è qualcosa per te su cui… hmm… riflettere, giovane Toller. Sto andando avanti negli anni e non ho più molta strada da percorrere, ma scommetto mille nobili che metterò piede su Sopramondo prima di morire.

— Non metterei mai in dubbio le vostre parole su nessun argomento — disse Toller diplomaticamente, meravigliandosi del talento di quell’uomo nel raccontarsi favole. Chiunque altro, con la sola possibile eccezione di Vorndal Sisstt, avrebbe ricordato con vergogna la riunione del consiglio. La caduta dei filosofi era stata così eclatante che sarebbero stati certamente scacciati da Greenmount se la corona non avesse avuto altri problemi cui pensare, come l’epidemia e le sue conseguenze, eppure Lord Glo continuava a credere di essere altamente considerato dal Re, e che il suo fantasticare sulla colonizzazione di Sopramondo potesse essere preso seriamente. Sin dall’inizio della sua malattia Glo aveva evitato l’alcol, e di conseguenza riusciva addirittura a comportarsi meglio, ma rimaneva la vecchiaia a distorcere la sua visione della realtà. L’opinione personale di Toller era che Glo fosse stato convocato a palazzo per rendere conto del continuo fallimento nella ricerca dell’arma anti-ptertha a lungo raggio, vitale se si voleva riprendere il normale sfruttamento agricolo.

— Dobbiamo sbrigarci — disse Glo. — Non possiamo rischiare di essere in ritardo nel giorno del nostro trionfo. — Con l’aiuto di Toller indossò la formale tunica grigia, stendendola bene sopra il busto di una canna che gli permetteva di stare in piedi da solo. Il suo corpo, una volta grassoccio, era diventato magro e aveva la pelle cadente, ma lui non aveva sostituito il suo guardaroba e accomodava gli abiti sopra il busto sperando di nascondere la portata della sua infermità. Era una delle umane debolezze che gli avevano meritato la simpatia di Toller.

— Vi porteremo lì in tempo — disse Toller rassicurante, chiedendosi se avrebbe dovuto preparare Glo per la possibile delusione che gli stava davanti.

Il viaggio verso il Gran Palazzo si svolse in silenzio, con Glo che annuiva ripetutamente a se stesso mentre provava il discorso che avrebbe fatto.

Era un giorno grigio di nebbia, la tristezza era accentuata dagli schermi anti-ptertha che chiudevano il cielo. Nelle strade dove era stato sufficiente tirare un tetto orizzontale di reti o tralicci, da grondaia a grondaia, il livello di illuminazione non si era ridotto di molto. Ma dove c’erano tetti e parapetti vicini di differenti altezze, era stato necessario erigere strutture pesanti e complicate, spesso rivestite in tessuto verniciato per prevenire correnti d’aria e infiltrazioni di polvere vagante, che in quelle costruzioni disegnate per un clima equatoriale, potevano facilmente penetrare da fessure di poco conto. Molti dei viali una volta splendenti nel cuore di RoAtabri erano ora immersi in un’oscurità cavernosa, e tutta l’architettura della città era ostruita, oscurata e soffocata dal mantello difensivo.

Il Ponte sul Bytran, il fiume principale che attraversava la capitale da nord a sud, era stato completamente ricoperto di tavole, che gli davano l’apparenza di un gigantesco deposito, e da lì una specie di galleria attraversava i fossati e portava al Gran Palazzo, ora sepolto sotto una fitta col tre di drappi. La prima intuizione di Toller, che la riunione sarebbe stata diversa da quella di due anni prima, gli fu confermata dalla mancanza di carrozze nel cortile principale. A parte pochi cocchi ufficiali, solo il leggero carro coperto di suo fratello, acquistato dopo la messa al bando dei veicoli trainati da blucorni, aspettava vicino all’entrata. Lain era solo vicino al carro, e aveva un sottile rotolo di carta sotto il braccio. Il suo viso allungato sembrava pallido e stanco sotto le ciocche di capelli neri. Toller saltò a terra e aiutò Glo a scendere dalla carrozza, sostenendo con discrezione tutto il suo peso finché lo vide sicuro sulle gambe.

— Non mi avevate detto che sarebbe stata un’udienza privata — disse Toller.

Glo gli diede uno sguardo di divertito disdegno, tornando ad essere per un attimo quello che era stato in passato. — Non puoi aspettarti che ti dica tutto, giovanotto; è importante per il Lord Filosofo essere riservato e… hmm… enigmatico, adesso e ancora. — Appoggiandosi pesantemente al braccio di Toller zoppicò verso l’arco intagliato dell’entrata, dove Lain li raggiunse.

Durante lo scambio di saluti Toller, che non vedeva suo fratello da quasi quaranta giorni, fu preoccupato dalla sua evidente debilitazione. Disse: — Lain, spero che tu non stia lavorando troppo.

Lain fece una smorfia obliqua.

— Lavorando troppo e dormendo troppo poco. Gesalla è di nuovo incinta e ha fastidi maggiori rispetto all’ultima volta.

— Mi dispiace. — Toller rimase sorpreso di sentire che, dopo l’aborto di quasi due anni prima, Gesalla fosse ancora determinata a diventare madre. Indicava un istinto materno che lui aveva difficoltà a conciliare con il resto del carattere di lei. A parte quel curioso e unico episodio che gli aveva fatto “sentire” Gesalla in modo così strano, al suo ritorno dalla disastrosa riunione del consiglio, l’aveva sempre vista come troppo asciutta, troppo ordinata, troppo affezionata alla sua autonomia personale perché le piacesse allevare bambini.

— A proposito, ti manda i suoi saluti — aggiunse Lain.

Toller sorrise apertamente per sottolineare la sua incredulità, poi i tre uomini si avviarono all’interno del palazzo. Glo li guidò attraverso i corridoi in cui si svolgeva un’attività ora silenziosa verso una porta in vetrolegno molto lontana dal settore amministrativo. Gli ostiari dalla nera armatura erano segno che il Re era già dentro. Toller sentì il corpo di Glo raddrizzarsi con fatica mentre il Lord si sforzava di assumere un atteggiamento eretto, e lui cercò di mascherare l’aiuto che gli dava mentre entravano nella sala delle udienze.

La sala era esagonale, piuttosto piccola, illuminata da un’unica finestra, e il solo mobilio era dato da un tavolo esagonale con sei sedie. Re Prad era già seduto di fronte alla finestra e vicino a lui c’erano i principi Leddravohr e Chakkel, tutti informalmente vestiti con comodi abiti di seta. L’unico segno che distingueva il Re era un grande gioiello blu appeso al collo con una catena di vetro. Toller, che in quella occasione aveva un forte desiderio di passare inosservato, per il bene di suo fratello e di Lord Glo, evitò di guardare in direzione di Leddravohr. Tenne gli occhi bassi finché Prad fece segno a Glo e a Lain di sedersi, poi mise tutta la sua attenzione nell’accompagnare il Lord Filosofo fino a una sedia, cercando di fare scricchiolare il suo busto il meno possibile.