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Lain deglutì di nuovo. — Maestà, la misura del pallone e il peso del carico che dovrà portare influenzerà la velocità di ascensione. La differenza di temperatura tra i gas all’interno del pallone e l’atmosfera circostante è un altro fattore importante, ma quello principale è dato dalla quantità di cristalli disponibili per alimentare i reattori.

Si potrebbe realizzare una economia di carburante lasciando salire i palloni all’altezza massima, senza usare i reattori finché la spinta gravitazionale di Mondo non sia diminuita. Questo, naturalmente, allungherebbe i tempi del viaggio e quindi comporterebbe un aumento in quantità e peso dei rifornimenti di bordo, il che a sua volta farebbe…

— Basta, basta! Mi gira la testa! — Il Re tese in avanti entrambe le mani, le dita leggermente piegate come a toccare un pallone invisibile. — Supponiamo che si parli di una nave che porterà, diciamo, venti persone. Immaginate che i cristalli siano ragionevolmente abbondanti. Ora, quanto impiegherebbe questo veicolo a raggiungere Sopramondo? Non mi aspetto che siate preciso, datemi semplicemente una cifra che io possa accogliere nel mio cranio.

Lain, più pallido che mai ma sempre più sicuro, fece scorrere un dito su e giù lungo una colonna di cifre a lato della tabella. — Dodici giorni, Maestà.

— Finalmente! — Prad diede un’occhiata significativa a Leddravohr e Chakkel. — Ora, per la stessa nave, quanti cristalli rossi e verdi sarebbero necessari?

Lain alzò la testa e fissò il Re con occhi preoccupati. Il Re lo guardò di rimando, con calma e attenzione, mentre aspettava la risposta. Toller capì che tra i due si stava svolgendo una conversazione muta, che stava accadendo qualcosa al di là della sua comprensione. Suo fratello sembrava aver superato tutto il suo nervosismo e la sua indecisione, acquisendo una strana autorità che, per il momento almeno, lo metteva sullo stesso piano del sovrano. Toller sentì un’ondata di orgoglio familiare quando vide che il Re sembrava riconoscere la nuova statura di Lain ed era preparato a concedergli tutto il tempo di cui aveva bisogno per formulare la sua risposta.

— Posso presumere, Maestà disse Lain alla fine — che stiamo parlando di un volo di sola andata?

L’occhio bianco del Re si strinse. — Potete.

— In questo caso, Maestà, la nave richiederebbe approssimativamente trenta libbre sia di pikonio che di alvelio.

— Grazie. Non starete a sottilizzare sul fatto che una proporzione più alta di alvelio dà un miglior risultato nella combustione prolungata?

Lain scosse la testa. — Viste le circostanze, no.

— Siete un uomo prezioso, Lain Maraquine.

— Maestà, io non capisco — protestò Glo, facendo eco alla perplessità di Toller. — Non c’è nessuna ragione valida per provvedere una nave di carburante sufficiente per un viaggio di sola andata.

— Una sola nave, no — disse il Re. — Una piccola flotta, neanche. Ma quando stiamo parlando di… — Si rivolse di nuovo a Lain.

— Quante navi direste?

Lain fece un pallido sorriso. — Mille dovrebbero bastare, Maestà.

— Mille! — Un suono scricchiolante uscì dal busto di canna di Glo quando questi fece un inutile tentativo per alzarsi, e quando parlò di nuovo una nota addolorata si era infiltrata nella sua voce.

— Sono l’unico, qui, a non sapere di cosa si sta parlando?

Il Re fece un gesto per calmarlo. — Non c’è nessuna cospirazione, Lord Glo. È semplicemente che il vostro capo scienziato sembra avere la capacità di leggere nel pensiero. Mi piacerebbe sapere come ha fatto a indovinare quello che avevo in mente.

Lain si fissò le mani e parlò quasi distrattamente, come se stesse riflettendo a voce alta. — Per più di duecento giorni non sono riuscito a ottenere nessuna statistica sulla produzione agricola o sulle vittime dei ptertha. La spiegazione ufficiale era che gli amministratori provinciali erano troppo oberati di lavoro per preparare i loro rilievi, e ho cercato di persuadermi che fosse davvero così. Ma gli indizi erano già lì, Maestà. In un certo senso è un sollievo vedere confermate le mie peggiori paure. Il solo modo di superare una crisi è affrontarla.

— Sono d’accordo con voi — disse Prad — ma ero preoccupato di evitare un panico generale, da qui la segretezza. Dovevo essere certo.

— Certo? — La grande testa di Glo si volgeva da una parte all’altra. — Certo? Certo?

— Sì, Lord Glo — disse il Re gravemente. — Dovevo essere certo che il nostro mondo si stava avviando alla fine.

Nel sentire quella calma dichiarazione, Toller fu travolto da un’unica, violenta ondata di emozione. Qualunque fossero state le sue paure, svanirono immediatamente di fronte alla curiosità e a un senso schiacciante, egoistico e esultante di privilegio. I più grandi avvenimenti della storia stavano nascendo davanti a lui, solo per lui. Per la prima volta nella sua vita, era innamorato del futuro.

— … come se i ptertha fossero incoraggiati dal successo degli ultimi due anni, alla maniera di un guerriero che vede che il suo avversario si sta indebolendo — stava dicendo il Re. — Il loro numero sta aumentando, e chi può dire che le loro emissioni non diventeranno anche più letali? È accaduto una volta, e può accadere di nuovo.

“Noi a Ro-Atabri siamo stati relativamente fortunati finora, ma in tutto l’impero la gente sta morendo dell’insidiosa nuova forma di pterthacosi, nonostante i nostri sforzi di respingere i globi. E i neonati, dai quali dipende il nostro futuro, sono i più vulnerabili. Ci troviamo di fronte alla prospettiva di una continua diminuzione della popolazione, destinata a ridursi fino a una pietosa manciata di uomini e donne sterili già condannati, non fosse altro che per lo spettro della carestia. Le regioni agricole non sono più in grado di produrre cibo nelle quantità necessarie al sostentamento delle nostre città, anche con le popolazioni urbane così drasticamente decimate.

Il Re si fermò per rivolgere al suo uditorio un piccolo sorriso. — Ci sono tra noi alcuni che sostengono che c’è ancora spazio per la speranza, che il fato può ancora placarsi e rivoltarsi contro i ptertha, ma Kolcorron non è diventata grande fidando supinamente nella fortuna. Questo tipo di comportamento è estraneo al nostro carattere nazionale. Quando siamo forzati a cedere terreno in una battaglia, ci ritiriamo in un rifugio sicuro dove possiamo raccogliere le nostre forze e la nostra determinazione per risollevarci di nuovo e sbaragliare i nemici.

“Nella circostanza attuale, come si conviene a un conflitto definitivo, c’è un rifugio estremo, e il suo nome è Sopramondo”.

- È mio decreto reale che ci prepariamo a ritirarci su Sopra mondo, non per rannicchiarci lontano dal nostro nemico, ma per crescere di nuovo numerosi e potenti, per avere il tempo di escogitare i mezzi adeguati per distruggere i ptertha nella loro odiosa interezza, e infine, indipendentemente dal tempo che occorrerà, ritornare al nostro pianeta natale, Mondo, come un esercito glorioso e invincibile che trionfalmente reclamerà tutto quello che è suo per natura e per diritto.

Il discorso del Re, enfatizzato dal formalismo della lingua colta, aveva trascinato Toller aprendo nuove prospettive nella sua mente, e fu con una certa sorpresa che si accorse che non veniva risposta alcuna né da suo fratello né da Lord Glo. Quest’ultimo era tanto immobile che sarebbe potuto essere morto, e Lain continuava a fissarsi le mani mentre rigirava l’anello di brakka al sesto dito. Toller si chiese con una certa pena se Lain stava pensando a Gesalla e al bambino che sarebbe nato in tempi tanto turbolenti.

Prad mise fine al silenzio scegliendo stranamente, a parere di Toller, di rivolgersi a Lain. — Ebbene, grande matematico? Avete un’altra dimostrazione di lettura del pensiero da offrirci?