Lain alzò la testa e guardò il Re con aria grave. — Maestà, anche se le nostre armate fossero al massimo della loro potenza, non dovremmo andare contro Chamteth.
— Sono offeso per le implicazioni di questo commento — interruppe sgarbatamente il principe Leddravohr. — Io esigo che…
— La tua promessa, Leddravohr! — Il Re si voltò irosamente verso suo figlio. — Vorrei ricordarti la promessa che mi hai fatto. Sii paziente! Sta per venire il tuo momento.
Leddravohr alzò entrambe le mani in un gesto di rassegnazione mentre si risistemava nella sua sedia, e ora il suo sguardo minaccioso era fisso su Lain. Lo spasmo di allarme che Toller sentì per suo fratello fu quasi cancellato dal silenzioso clamore della propria reazione alla menzione di Chamteth. Perché era stato così lento a capire che una flotta di migrazione interplanetaria, se mai fosse. stata costruita, avrebbe richiesto cristalli di energia in tale quantità che ci sarebbe stato un modo solo di sopperire ai suoi bisogni? Se i piani imponenti del Re includevano anche andare in guerra contro gli sconosciuti e lontani Chamtethani, allora il futuro prossimo sarebbe stato ancor più movimentato di quanto Toller avesse potuto immaginare.
Chamteth era un Paese così immenso che poteva essere ugualmente raggiunto sia da est che da ovest viaggiando nella Terra dei Lunghi Giorni, quell’emisfero del pianeta che non era sfiorato dall’ombra di Sopramondo e dove non c’era la piccola notte a segnare nel cielo l’avanzata del sole. Nel lontano passato vari sovrani ambiziosi avevano tentato di esplorare l’interno di Chamteth, ma con risultati così poco convincenti, così disastrosi, che era stato cancellato di fatto dalla coscienza nazionale. Esisteva, ma, come per Sopramondo, la sua esistenza non aveva nessuna rilevanza per gli affari quotidiani dell’impero.
“Finora”, pensò Toller, sforzandosi di ricostruire la sua immagine dell’universo, “Chamteth e Sopramondo sono collegati… connessi… prendere l’una è prendere l’altro”.
— La guerra contro Chamteth è diventata inevitabile — disse il Re. — Alcuni sono dell’opinione che sia sempre stata inevitabile. Cosa ne dite, Lord Glo?
— Maestà, io… — Glo si schiarì la gola e si sedette più dritto. — Maestà, mi sono sempre considerato un pensatore creativo, ma ammetto onestamente che la grandezza e la portata della vostra visione mi hanno tolto…hmm… il fiato. Quando in origine ho proposto di volare su Sopramondo pensavo a un nucleo di pionieri, seguiti dal graduale insediamento di una piccola colonia. Non avevo immaginato la migrazione su scala totale che voi state contemplando, ma posso assicurarvi che sono all’altezza delle responsabilità che questo implica. La progettazione di una nave adatta e la preparazione di tutto il necessario… — Glo smise di parlare quando vide che Prad stava scuotendo la testa.
— Mio caro Lord Glo, non siete un uomo sano — disse il Re, — e sarei meno che leale verso di voi se vi permettessi di sprecare ciò che rimane della vostra forza in un compito di tale portata.
— Ma, Maestà…
Il viso del Re si fece severo. — Non interrompete! La gravità della nostra situazione richiede misure altrettanto estreme. Le intere risorse di Kolcorron devono essere riorganizzate e mobilitate, e per questo io sto eliminando tutte le vecchie strutture di famiglia dinastica. Al loro posto, come il momento richiede, ci sarà un’unica piramide di autorità. Il suo capo esecutivo è mio figlio, il principe Leddravohr, che controllerà e coordinerà ogni aspetto, militare e civile dei nostri affari nazionali. Viene assistito dal principe Chakkel, che sarà responsabile davanti a lui della costruzione della flotta di migrazione..
Il Re si fermò, e quando parlò di nuovo la sua voce non aveva più niente di umano. — Sia ben chiaro che l’autorità del principe Leddravohr è assoluta, che il suo potere è illimitato, e che andare contro i suoi desideri sotto ogni aspetto è un crimine equivalente all’alto tradimento.
Toller chiuse gli occhi, sapendo che quando li avrebbe aperti di nuovo il mondo della sua fanciullezza e della sua gioventù sarebbe ormai appartenuto alla storia, e al suo posto ci sarebbe stato un nuovo, pericoloso cosmo nel quale la sua permanenza rischiava di essere molto breve.
8
Leddravohr era mentalmente stanco dopo la riunione e sperava di rilassarsi durante la cena, ma suo padre, con la vitalità cerebrale che caratterizza certi uomini anziani, chiacchierò tutto il tempo del pasto. Passava rapidamente e senza sforzo dalla strategia militare agli schemi di razionamento del cibo, agli aspetti tecnici del volo interplanetario, dimostrando il suo amore per i dettagli, cercando di conciliare possibilità incompatibili. Leddravohr, che non aveva mai apprezzato i giochini con le astrazioni, fu sollevato quando il pranzo fu finito e suo padre uscì sul balcone per un’ultima coppa di vino prima di ritirarsi nelle sue stanze.
— Maledizione a questo vetro — disse Prad picchiettando sulla cupola trasparente che lo chiudeva. — Una volta mi piaceva prendere aria qui di notte. Adesso posso appena respirare.
— Senza il vetro non respireresti affatto. — Leddravohr batté leggermente con il pollice, indicando un gruppo di tre ptertha che passavano sulla loro testa sullo sfondo della faccia brillante di Sopramondo. Il sole era tramontato e ora il pianeta gemello stava entrando nella sua fase d’illuminazione biconvessa, allungando i suoi raggi fino alla parte meridionale della città, la Baia di Arle e la distesa indaco scuro del Golfo di Tronom. La luce era sufficiente per leggere e sarebbe aumentata gradatamente fino a restare stabile quando il pianeta, mettendosi al passo con la rotazione di Mondo, avesse raggiunto il suo punto di opposizione con il sole. Sebbene il cielo si fosse oscurato solo fino a raggiungere un intenso blu medio, le stelle, alcune delle quali erano abbastanza luminose da essere visibili anche alla luce del giorno, formavano vivide decorazioni dal margine di Sopramondo giù fino all’orizzonte.
Maledizione anche ai ptertha — disse Prad. — Sai, figliolo, una delle più grandi tragedie del nostro passato è che non abbiamo mai scoperto da dove provengano. Anche se fossero generati da qualche parte nell’atmosfera superiore, avremmo potuto allo stesso tempo dirigerli giù e distruggerli alla fonte. Adesso, comunque, è troppo tardi.
— E come farai il tuo trionfante ritorno da Sopramondo? Attaccando i ptertha dall’alto?
— Troppo tardi per me, volevo dire. La storia si ricorderà di me solo per il volo di andata.
— Ah, sì, la storia — disse Leddravohr, ancora una volta meravigliandosi della preoccupazione di suo padre per la pallida e fasulla immortalità offerta dai libri e dai monumenti funebri. La vita era una cosa transitoria, impossibile da prolungare oltre il suo limite naturale, e il tempo speso a cercare di farlo era uno spreco proprio della cosa che si stava cercando di preservare. L’opinione di Leddravohr era che il solo modo di farla in barba alla morte, o perlomeno di venire a patti con essa, era di soddisfare ogni ambizione e saziare ogni appetito, in modo che quando il tempo fosse venuto, lasciare la vita sarebbe stato poco più che scartare una zucca vuota.
La sua sola, vera ambizione era stata quella di estendere la sua futura sovranità in ogni punto di Mondo, inclusa Chamteth, ma questo gli era adesso negato da una connivenza del fato. Al suo posto c’era la prospettiva di un azzardato e innaturale volo attraverso il cielo, seguito da un’esistenza poco più che tribale su un pianeta sconosciuto. Questo, lo rendeva furibondo; si sentiva rodere da una rabbia divorante che non aveva mai conosciuto, e qualcuno avrebbe pagato.
Prad sorseggiò meditabondo il suo vino. — Hai preparato tutti i tuoi dispacci?
— Sì. I messaggeri partiranno alla prima luce. — Leddravohr aveva passato tutto il suo tempo libero dopo, la riunione scrivendo personalmente gli ordini ai cinque generali che aveva chiamato a far parte del suo stato maggiore. — Ho dato loro istruzioni di usare tutta la loro influenza, così avremo una compagnia distinta abba stanza presto.