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— E ho un avvertimento per voi — continuò Glo, parlando in Kolcorriano colto e lasciando venir fuori qualcosa della sua vecchia autorità. — I poteri eccezionali che il Re ha conferito a Leddravohr e Chakkel non si estendono, come voi sembrate pensare, ai loro lacchè. Non tollererò alcun’altra violazione del protocollo da parte vostra.

— Mille scuse, Vostra Grazia — disse Zotiern, falso e imperturbabile consultando una lista che aveva tirato fuori dalla tasca. — Ah, sì: Toller Maraquine… e una consorte di home Fera — si pavoneggiò più vicino a Toller. — Visto che si sta parlando di protocollo, Toller Maraquine, dov’è questa vostra consorte? Non sapete che tutti i membri femminili della famiglia dovrebbero essere presenti?

— Mia moglie è a portata di mano — disse Toller freddamente. — La farò… — Si interruppe quando Fera, che doveva essere rimasta in ascolto, apparve sulla porta della sala. Muovendosi timidamente con un contegno insolito, andò verso Toller.

— Sì, riesco a capire perché volevate tenere questa qui nascosta — disse Zotiern. — Devo fare un’ispezione più accurata in nome del principe.

Mentre Fera gli passava vicino lui la fermò afferrandole una ciocca di capelli. Il tamburellio nel cervello di Toller sprofondò nel silenzio. Tese la mano sinistra e colpì Zotiern sulla spalla, mandandolo ruzzoloni. Lo scudiero cadde di lato, atterrando sulle mani e sulle ginocchia, e immediatamente scattò in piedi di nuovo. La sua mano destra corse alla spada e Toller sapeva che quando avesse completamente riguadagnato l’equilibrio sarebbe stata sguainata. Spinto dall’istinto, dalla rabbia e dalla paura, Toller si lanciò sul suo avversario e lo colpì sul lato del collo con tutta la forza del braccio. Zotiern rotolò via, con le braccia e le gambe che frustavano l’aria come le lame di una bacchetta da ptertha, crollò al suolo e scivolò per varie iarde sul pavimento levigato. Si fermò sdraiato sulla schiena, immobile, la testa piegata ad angolo sopra una spalla. Gesalla diede un grido chiaro, acuto.

— Cosa sta succedendo qui? — L’urlo proveniva dal principe Chakkel, che aveva appena oltrepassato la soglia seguito da vicino da quattro della sua guardia. Procedette a grandi passi verso Zotiern, si piegò brevemente su di lui, il cranio quasi calvo che brillava, e alzò gli occhi verso Toller, che era congelato in posizione di combattimento.

— Voi! Di nuovo! — L’espressione cupa di Chakkel divenne ancora più scura. — Cosa vuol dire questo?

— Lui ha insultato Lord Glo — rispose Toller, affrontando direttamente lo sguardo del principe. — Ha anche insultato me e molestato mia moglie.

— È vero — dichiarò Glo. — Il comportamento del vostro uomo è stato del tutto senza scu…

— Silenzio! Ne ho abbastanza di questo stupido villano rifatto — Chakkel agitò il braccio, facendo segno alle sue guardie di avvicinarsi a Toller. Uccidetelo!

I soldati avanzarono, brandendo le loro lame nere. Toller indietreggiò, pensando alla spada che aveva lasciato a casa, finché i suoi talloni non toccarono il muro. I soldati formarono un semicerchio e si chiusero su di lui, gli occhi attenti stretti a fessura sotto il bordo degli elmetti di brakka. Dietro di loro Toller poteva vedere Gesalla che si nascondeva tra le braccia di Lain; Glo, vestito di grigio fermo al suo posto, la mano alzata in una protesta senza effetto; e Fera che lo guardava attraverso le dita semiaperte. Fino a quel momento le guardie erano rimaste alla stessa distanza da lui, ma adesso quello di destra stava passando all’azione e la punta della sua spada descriveva impazienti piccoli cerchi mentre l’uomo si preparava ad attaccare.

Toller si spinse con tutta la forza contro il muro e si preparò a passare sotto la lama quando il colpo fosse arrivato, deciso a dare almeno un po’ di filo da torcere ai suoi carnefici invece di lasciarsi tranquillamente tagliare a metà. La punta ballerina della spada si fermò significativamente e il messaggio per Toller fu che il suo tempo era scaduto. La percezione acutizzata di tutto quello che lo circondava gli disse che un altro uomo stava entrando nella sala, e persino in quella disperata situazione fu in grado di sentire una fitta di rammarico per il fatto che il nuovo venuto fosse il principe Leddravohr, che arrivava giusto in tempo per gustarsi la sua morte…

— State lontani da quell’uomo!— ordinò Leddravohr. La sua voce non era eccessivamente alta, ma le quattro guardie obbedirono immediatamente.

— Che diavolo… — Chakkel si voltò verso Leddravohr. — Quegli uomini fanno parte della mia guardia personale e prendono ordini solo da me.

— Ah sì? — disse con calma Leddravohr. Puntò un dito verso i soldati e lo spostò lentamente indicando il lato opposto della sala.

I quattro seguirono la direzione indicata, come controllati da bacchette invisibili, e si fermarono nelle nuove posizioni.

— Ma non capisci — protestò Chakkel. — Il villano Maraquine ha ucciso Zotiern.

In teoria non sarebbe possibile: Zotiern era armato e il villano Maraquine no. Questo è parte del prezzo che paghi, mio caro Chakkel, per il fatto di circondarti di boriosi incompetenti. — Leddravohr si avvicinò a Zotiern, lo guardò ed emise un cupo sogghigno. — E poi, non è morto. E ferito a morte, bada bene, ma non è affatto morto. Non è così, Zotiern? — Leddravohr enfatizzò la domanda spingendo leggermente l’uomo con la punta del piede.

La bocca di Zotiern emise un debole suono gorgogliante e Toller vide che i suoi occhi erano ancora aperti, furibondi e fissi, sebbene il suo corpo rimanesse inerte.

Leddravohr sorrise a beneficio di Chakkel. — Dal momento che hai una così grande stima di Zotiern, gli concederemo l’onore di mandarlo lungo la Strada Luminosa. Forse l’avrebbe addirittura scelta lui stesso se fosse ancora in grado di parlare. — Leddravohr gettò un’occhiata ai quattro soldati attenti. — Portatelo via e provvedete.

I soldati, evidentemente lieti di sfuggire alla presenza di Leddravohr, fecero un frettoloso saluto prima di precipitarsi su Zotiern e di portarlo fuori nel cortile. Chakkel fece come per seguirli, poi tornò indietro. Leddravohr gli diede una pacca beffardamente affettuosa sulla spalla, fece scivolare una mano sulla spada e attraversò la sala per fermarsi davanti a Toller.

— Sembri ossessionato dal desiderio di mettere in pericolo la tua vita — disse. — Perché l’hai fatto?

— Principe, quell’uomo ha insultato Lord Glo. Ha insultato me. E ha molestato mia moglie.

— Tua moglie? — Leddravohr si voltò e guardò Fera. — Ah, sì. E come hai sopraffatto Zotiern?

Toller era sconcertato dal tono di Leddravohr. — L’ho colpito con un pugno.

— Una volta?

— Non c’è stato bisogno di farlo di nuovo.

— Capisco. — La faccia inumanamente levigata di Leddravohr era enigmatica. — È vero che hai fatto numerosi tentativi per entrare nell’esercito?

— È vero, principe.

— In questo caso ho buone notizie per te, Maraquine — disse Leddravohr. — Adesso sei nell’esercito. Ti prometto che avrai molte opportunità di soddisfare i tuoi fastidiosi istinti guerreschi a Chamteth. Presentati a rapporto alla Caserma Mithold all’alba.

Leddravohr si allontanò senza aspettare risposta e cominciò una conversazione a bassa voce con Chakkel. Toller rimase com’era, la schiena ancora premuta contro il muro, mentre cercava di controllare il ribollire dei suoi pensieri. Nonostante il suo focoso temperamento aveva ucciso solo un’altra volta, prima, quando era stato attaccato dai ladri in una strada buia nel distretto di Flylien di Ro-Atabri, e ne aveva stesi due. Non aveva neppure visto le loro facce e l’incidente lo aveva lasciato insensibile, ma nel caso di Zotiern poteva ancora sentire lo spaventoso scricchiolio delle vertebre e vedere i suoi occhi terrorizzati. Il fatto di non averlo ucciso sul colpo rendeva soltanto l’episodio più drammatico; Zotiern, inerme come un insetto mutilato, aveva avuto una sua personale eternità per anticipare il colpo di spada finale. Toller si stava ancora arrovellando per arrivare a un compromesso con le emozioni quando Leddravohr aveva lanciato la sua bomba, e ora l’universo era un caos di frammenti in rovina.