— Il principe Chakkel ed io ci ritireremo in una stanza separata con Lain Maraquine — annunciò Leddravohr. — Non dobbiamo essere disturbati.
Glo fece segno a Toller di avvicinarsi. — Abbiamo tutto pronto per voi, principe. Posso suggerire di…?
— Non suggerite niente, Lord Sciancato, la vostra presenza non è richiesta in questa fase. — La faccia di Leddravohr era priva di espressione mentre guardava Glo, come se non fosse nemmeno degno di disprezzo. — Rimarrete qui nel caso io abbia ragione di convocarvi più tardi, sebbene confessi di trovare difficile immaginare che la vostra presenza possa mai essere di qualche valore per chicchessia. — Leddravohr diresse il suo freddo sguardo su Lain. — Dove?
— Da questa parte, principe. — Lain parlò a bassa voce e stava visibilmente tremando quando si mosse verso le scale, seguito da Leddravohr e Chakkel. Appena furono scomparsi al piano superiore anche Gesalla uscì dalla stanza, lasciando Toller solo con Glo e Fera. Erano passati solo pochi minuti da quando si erano riuniti insieme nella sala, eppure ora respiravano un’aria diversa, abitavano un mondo diverso. Toller intuì che avrebbe sentito il pieno impatto del cambiamento solo più tardi.
— Aiutami a tornare alla mia… hmm… sedia, ragazzo mio — disse Glo. Rimase in silenzio finché non si fu sistemato nella stessa poltrona di prima. Poi guardò Toller con un sorriso di vergogna. — La vita non smette mai di riservare delle sorprese, non è vero?
— Mi dispiace, Vostra Grazia.
— Toller si sforzò di trovare le parole appropriate. — Non c’era niente che io potessi fare.
— Non affliggerti. Ne sei uscito bene, anche se temo che non fosse nelle intenzioni di Leddravohr farti un favore quando ti ha preso al suo servizio.
— Non lo capisco. Mentre veniva verso di me ho pensato che volesse uccidermi lui stesso.
— Mi dispiacerà perderti.
— Cosa ne sarà di me? — disse Fera. — Qualcuno ha pensato cosa succederà a me?
Toller le rispose con evidente esasperazione. — Tu puoi non averlo notato, ma a noi tutti sono state date altre cose a cui pensare.
— Non hai ragione di preoccuparti — le disse Glo. — Puoi rimanere al Peel per tutto il tempo che… hmm… desideri.
— Grazie, mylord. Vorrei poterci andare adesso.
— Anch’io, mia cara, ma ho paura che sia fuori questione. Nessuno di noi è libero di andarsene finché non verremo congedati dal principe. Questa è l’usanza.
— Usanza! — Lo sguardo insoddisfatto di Fera vagò per la stanza prima di posarsi su Toller. — Momento sbagliato!
Lui le voltò la schiena, non volendo trovarsi di fronte il mistero della psiche femminile, e andò a mettersi, vicino a una finestra. “L’uomo che ho ucciso meritava di essere ucciso”, disse a se stesso, “quindi non devo pensarci più”. Tornò a pensare al misterioso comportamento di Leddravohr. Glo aveva assolutamente ragione; il principe non aveva fatto un gesto di benevolenza quando lo aveva nominato soldato così sommariamente. Indubbiamente lui sperava che Toller fosse ucciso in battaglia, ma perché non aveva vagliato la possibilità di prendersi la rivincita di persona? Avrebbe potuto mettersi dalla parte di Chakkel per la morte dello scudiero e così avrebbe chiuso la faccenda. Leddravohr era capacissimo di progettare la rovina dei suoi oppositori in modo da trarne la massima soddisfazione, ma forse agli occhi del principe questo sarebbe stato attribuire importanza a un oscuro membro di una famiglia di filosofi.
Il pensiero delle sue origini ricordò a Toller lo stupefacente fatto che ora era nell’esercito, e quella consapevolezza lo colpì quasi con più forza dell’inattesa comunicazione di Leddravohr. Era un’ironia che l’ambizione che aveva cullato per tanta parte della sua vita si realizzasse in una maniera così bizzarra proprio quando lui stava cominciando a rinunciarvi. Cosa gli sarebbe successo dopo che si fosse presentato alla Caserma Mithold, quella mattina? Era sconcertante scoprire che non aveva nessuna idea del suo futuro, che dopo la notte in arrivo lo schema della sua vita si disfaceva in riflessioni frammentarie… Leddravohr… l’esercito… Chamteth… il volo di migrazione… Sopramondo… l’ignoto turbinare nell’ignoto…
Un leggero russare dietro di lui gli disse che Glo si era addormentato. Lasciò a Fera il compito di assicurarsi che stesse comodo e continuò a guardare fuori della finestra. Gli schermi anti-ptertha offuscavano la veduta di Sopramondo, ma poteva vedere la progressione del cono d’ombra sul grande disco. Quando fosse arrivato a metà strada, dividendo il pianeta gemello in due emisferi di uguale misura ma di diversa lucentezza, il sole sarebbe riapparso all’orizzonte.
Poco prima che questo avvenisse il principe Chakkel lasciò la lunga riunione e partì per la sua residenza a Palazzo Tannofern, che si trovava a oriente del Gran Palazzo. Adesso che le strade principali di Ro-Atabri erano praticamente gallerie, avrebbe potuto trattenersi più a lungo alla Casa Quadrata, ma Chakkel era famoso per la sua devozione alla moglie e ai figli. Dopo che lui e il suo seguito ebbero lasciato la casa, il cortile cadde in un silenzio assoluto, ricordando a tutti che Leddravohr era arrivato da solo. Il principe soldato era noto per la sua abitudine di viaggiare sempre senza scorta, in parte, si diceva, a causa della sua impazienza con gli attendenti, ma soprattutto perché disdegnava di affidare a un pugno dì guardie la propria sicurezza. Era convinto che la sua reputazione e la sua spada fossero tutta la protezione di cui aveva bisogno in qualunque parte dell’impero.
Toller aveva sperato che Leddravohr se ne sarebbe andato subito dopo Chakkel, ma le ore passarono l’una dopo l’altra senza che la riunione accennasse a finire. Leddravohr sembrava deciso ad assorbire tutte le cognizioni aeronautiche esistenti nel più breve tempo possibile.
L’orologio a muro di vetrolegno segnava l’ora decima quando un servitore arrivò con piatti di cibi semplici, principalmente torte di pesce e pane. Ci fu anche una nota di scusa da parte di Gesalla, che stava troppo male per adempiere ai suoi doveri di ospite. Fera si aspettava un lauto banchetto e rimase molto delusa quando Glo le spiegò che non poteva essere servito nessun pasto formale fino a che Leddravohr non avesse deciso di andare a tavola. Lei mangiò tutto quel che poteva con una sola mano, poi si lasciò cadere su una sedia in un angolo e fece finta di dormire. Glo un po’ cercava di leggere nella scarsa luce delle lampade a muro, un po’ rimaneva a fissare cupamente nel vuoto. Toller aveva l’impressione che la stima che aveva di sé fosse stata irreparabilmente scossa dalla maligna crudeltà di Leddravohr.
Era quasi l’ora undicesima quando Lain entrò nella stanza. Disse: — Per favore, tornate nell’ingresso, Vostra Grazia.
Glo alzò la testa con uno scatto. — Così il principe ha finalmente deciso di andarsene.
— No. — Lain sembrava leggermente disorientato. — Credo che il principe stia per farmi l’onore di passare la notte sotto il mio tetto. Dobbiamo presentarci subito. Anche tu e tua moglie, Toller.
Toller, che non riusciva a spiegarsi l’insolita decisione di Leddravohr, aiutò Glo a mettersi in piedi e a lasciare la stanza. In tempi e circostanze normali sarebbe stato un grande onore, da parte di un reale, dormire nella Casa Quadrata, soprattutto perché il Gran Palazzo era molto vicino, ma in questo caso era difficile interpretare l’atteggiamento di Leddravohr come un gesto di benevolenza. Gesalla stava già aspettando ai piedi della scala, tenendosi ben eretta nonostante la sua evidente debolezza. Gli altri si misero in fila vicino a lei, con Glo al centro fiancheggiato da Lain e Toller, e aspettarono che Leddravohr arrivasse.