Tre anni prima Kolcorron era stata messa in ginocchio da un improvviso, maligno cambiamento nella natura dei nostri vecchi antagonisti, i ptertha, e ora sembrava che ci fosse un’altra e peggiore intensificazione dei diabolici poteri dei globi. La nuova forma di pterthacosi, perché nient’altro poteva aver distrutto i Chamtethani, che uccideva un uomo in pochi secondi invece che in ore, era un macabro presagio di giorni scuri davanti a noi.
Ho ritrasmesso un messaggio a Kadal, avvisandolo dì rimanere al riparo nella foresta e di stare in guardia dai ptertha, poi ho ripreso la mia osservazione. Il binocolo mostrava alcuni globi in gruppi di due o tre che si spostavano nella brezza meridionale. Eravamo ragionevolmente al sicuro da loro, grazie alla protezione degli alberi, ma ho aspettato un po’ e mi sono assicurato che il cielo fosse assolutamente sgombro prima di dare ordine di riprendere i blucorni e di tornare alle nostre linee alla massima velocità.
GIORNO 109 — Pare che io avessi assolutamente torto su una nuova e intensificata minaccia dei ptertha.
Leddravohr è arrivato alla conclusione grazie a un metodo diretto, tipico di lui. Ha legato a dei pali, in un terreno aperto, un gruppo di uomini e donne Chamtethane, e vicino a loro ha messo un gruppo di nostri soldati feriti, che avevano poche probabilità di sopravvivere. Infine, e l’avvenimento è stato seguito dai telescopi, un ptertha vagante li ha intercettati. I Kolcorriani, nonostante le loro precarie condizioni, hanno impiegato due ore per soccombere alla pterthacosi, ma gli sventurati Chamtethani sono morti quasi immediatamente.
Perché questa strana anomalia?
Una teoria che ho sentito dice che i Chamtethani come razza hanno una certa debolezza immunologica che li rende altamente vulnerabili alla pterthacosi, ma io credo che la vera spiegazione sia quella molto più complicata avanzata dai nostri consulenti medici. Si basa sul fatto che ci sono due distinte varietà di ptertha, il tipo violaceo conosciuto a Kolcorron, che è altamente velenoso; e un tipo rosa originario di Chamteth, che è innocuo o relativamente tale. (L’avvistamento di un globo rosa, oltre che in questa zona sembra essersi ripetuto molte volte da altre parti). La teoria dice inoltre che in secoli di guerra contro i ptertha, nei quali milioni di globi sono stati distrutti, l’intera popolazione di Kolcorron ha assunto microscopiche quantità di polvere tossica. Questo ci ha dato un leggero grado di tolleranza al veleno o aumentato la nostra resistenza, con un meccanismo simile a quello che assicura che alcune malattie possano essere contratte una sola volta. I Chamtethani, invece, non hanno alcuna resistenza, e l’incontro con un ptertha velenoso è persino più catastrofico per loro di quanto lo sia per noi.
Il solo modo per verificare la seconda teoria sarebbe di esporre gruppi di Kolcorriani e di Chamtethani ai ptertha rosa. Senza dubbio Leddravohr farà in modo che l’esperimento sia portato avanti come si deve se entreremo in una regione dove i globi rosa sono numerosi.
Dalacott smise di leggere e diede un’occhiata al segna-tempo che portava al polso. Era del tipo composto da un tubo di vetro temprato, preferito dai militari in mancanza di un compatto e affidabile cronometro. Lo scarafaggio da passo all’interno si stava avvicinando all’ottava tacca del germoglio di canna graduato. Il tempo che lo avvicinava al suo appuntamento finale stava per scadere.
Bevve un altro piccolo sorso del suo vino e tornò all’ultima annotazione del diario. Risaliva a molti giorni prima, e dopo averla scritta aveva abbandonato l’abitudine di una vita, smettendo di registrare ogni giorno le sue attività e i suoi pensieri.
In un certo senso quello era stato un suicidio simbolico, e lo preparava a quello reale di quella notte.
GIORNO 114 — La guerra è finita.
Il flagello dei ptertha ha fatto il lavoro al nostro posto.
Nell’arco di soli sei giorni da quando i ptertha violacei hanno fatto la loro comparsa a Chamteth, l’epidemia si è diffusa nel continente in lungo e in largo, spazzando via gli abitanti a milioni. Un rapido e fortuito genocidio!
Non dobbiamo più procedere a piedi, aprendoci la strada iarda per iarda contro un nemico irriducibile. Invece, avanziamo con l’aeronave, con i reattori continuamente in funzione. Viaggiare in questa maniera richiede grandi quantità di cristalli di energia, sia per il sistema di propulsione che per i cannoni anti-ptertha, ma ormai queste considerazioni non sono più importanti.
Noi siamo i fieri conquistatori di un intero continente di brakka maturi e di vere e proprie montagne di cristalli verdi e purpurei. Non dividiamo la nostra ricchezza con nessuno. Leddravohr non ha ritirato il suo ordine di non prendere prigionieri, e i gruppetti isolati di Chamtethani disorientati e demoralizzati che incontriamo vengono passati a fil di spada.
Ho volato sopra città, paesi e villaggi e fattorie dove niente vive, eccezion fatta per gli animali domestici vaganti. L’architettura è interessante: pulita, ben proporzionata, solenne; ma uno deve ammirarla da lontano. Il fetore dei cadaveri in putrefazione arriva fino al cielo.
Non siamo più soldati.
Siamo i portatori della pestilenza.
Noi siamo la pestilenza.
Non ho nient’altro da dire.
12
Il cielo notturno, sebbene nell’insieme fosse molto meno luminoso che a Kolcorron, era rischiarato dalla luce nebulosa di un’enorme spirale rotonda, i cui bracci scintillavano di stelle bianche, gialle e blu.
Quella ruota era fiancheggiata da altre due grandi spirali ellittiche, e il resto della volta celeste era generosamente variegata di piccoli mulinelli, ciuffi e macchie di fulgore, oltre alle code luccicanti di un certo numero di comete.
Anche se l’Albero non era visibile, il cielo era punteggiato di stelle molto luminose che sembravano più vicine di tutti gli altri corpi celesti, e davano all’immagine un’illusione di profondità.
Toller era abituato a vedere quelle configurazioni solo quando Mondo era dalla parte opposta del suo cammino intorno al sole, quando erano protette ed esaltate dal grande disco di Sopramondo.
Rimase immobile nella semioscurità, guardando i riflessi delle stelle tremolare nel largo specchio calmo delle acque del Fiume Arancione. Tutt’intorno a lui le miriadi di luci smorzate del quartier generale della Terza Armata brillavano in mezzo agli alberi della foresta, dal momento che i giorni degli accampamenti aperti erano passati con l’avvento del flagello dei ptertha.
Per tutto il giorno una domanda aveva assillato la sua mente. “Perché il generale Dalacott dovrebbe volere un colloquio privato con me?”
Aveva trascorso un breve periodo di inattività in un campo di transito venti miglia a ovest, parte di un’armata che, improvvisamente, non aveva più niente da fare, e stava cercando di adattarsi al nuovo ritmo di vita quando il comandante del battaglione gli aveva ordinato di presentarsi a rapporto al quartier generale. Arrivando era stato esaminato brevemente da vari ufficiali, uno dei quali ritenne fosse Vorict, l’aiutante maggiore. Gli era stato detto che il generale Dalacott desiderava conferirgli di persona i dischi al valore. Gli ufficiali erano evidentemente sconcertati dall’inusuale disposizione, e l’avevano discretamente sondato per saperne di più prima di capire che lui era ignaro della faccenda quanto loro.