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E lo stesso Leddravohr cambiò.

All’inizio aveva accettato la responsabilità della migrazione su Sopramondo esclusivamente per lealtà verso suo padre, mettendo a tacere i suoi dubbi e fidando nell’opportunità della guerra immediata contro Chamteth. Per tutto il periodo dei preparativi e della costruzione della flotta astronavale aveva nutrito la ferma convinzione che quella drastica misura non sarebbe mai stata necessaria, che si sarebbe trovata qualche soluzione meno radicale ai problemi di Kolcorron, più vicina ai modelli della storia umana.

Ma fondamentalmente era un realista, un uomo che capiva l’importanza vitale di bilanciare ambizione e possibilità effettive, e quando previde l’inevitabile risultato della guerra contro i ptertha spostò la questione su un terreno diverso.

La migrazione su Sopramondo divenne parte del suo personale futuro, e quelli intorno a lui, intuendo la sua nuova posizione, capirono che non avrebbe permesso a niente e a nessuno di intralciare la sua strada.

14

— Ma Dio Santo! — sbottò il colonnello Kartkang. — Suppongo che vi rendiate conto che il vostro decollo è fissato per la decima ora!

Era di costituzione gracile per un essere membro della casta militare, con un viso tondo e una bocca così larga che aveva uno spazio visibile tra ognuno dei piccoli denti. Un talento innato per l’amministrazione e un occhio infallibile per i dettagli l’avevano portato alla carica di capo dello Squadrone Astronavi Sperimentali e chiaramente non gli piaceva l’idea di permettere a un pilota addetto al test di lasciare la base poco prima del più importante volo sperimentale del suo programma.

— Sarò di ritorno molto prima di quell’ora, signore — disse Toller. — Sapete che per nulla al mondo rinuncerei a questo volo.

— Sì, ma… sapete che il principe Leddravohr ha deciso di seguire l’ascensione di persona?

— Ragione in più per me per tornare in tempo utile, signore. Non voglio rischiare l’alto tradimento.

Kartkang, ancora poco convinto, squadrò un fascio di carte sulla sua scrivania. — Lord Glo era importante per voi?

— Ero pronto a rischiare la vita al suo servizio.

— In questo caso suppongo che dobbiate proprio tributargli il vostro estremo omaggio — disse Kartkang. — Ma tenete a mente la faccenda del principe.

Grazie, signore — Toller salutò e lasciò l’ufficio, con la mente simile a un campo di battaglia di contrastanti emozioni. Sembrava crudelmente ironico, quasi una prova dell’esistenza di una divinità maligna, che Glo venisse sepolto proprio nel giorno in cui un’astronave si preparava a dimostrare la possibilità di volare su Sopramondo. Il progetto era nato da lui, gli aveva meritato il ridicolo la disgrazia e poi un ignominioso ritiro, e proprio quando stava per avere la sua rivincita personale, il suo corpo martoriato lo aveva tradito. Non ci sarebbe stata alcuna statua con la pancia rotonda nei giardini del Gran Palazzo, e non si poteva nemmeno dire se il nome di Glo sarebbe stato ricordato dalla nazione che gli avrebbe dovuto una nuova patria su un altro mondo. Non era giusto che fosse andata così.

La visione della flotta di migrazione che atterrava su Sopramondo riacutizzò la glaciale eccitazione in cui Toller viveva da giorni. Era rimasto preso così a lungo nella morsa della sua stessa volontà, dedicandosi esclusivamente e totalmente a superare la selezione per la prima missione interplanetaria, che aveva in qualche modo perso di vista la stupefacente realtà. La sua impazienza aveva talmente rallentato il ritmo del tempo che aveva inconsciamente cominciato a credere che la sua meta sarebbe rimasta per sempre a balenare davanti a lui, tremolante e inaccessibile come un miraggio. E ora, con scioccante repentinità, il presente coincideva con il futuro.

Il tempo del grande viaggio era venuto, un tempo che avrebbe insegnato molte cose, e non solo sulle tecniche del volo interplanetario.

Toller lasciò il complesso dell’amministrazione della SAS e salì la scala di legno fino alla superficie della pianura che si stendeva a nord di Ro-Atabri, lungo le pendici dei Monti Slaskitan. Prese un blucorno della scuderia principale e si mise sulla strada che dopo due miglia l’avrebbe portato a Greenmount. La stoffa di lino verniciato che copriva il passaggio facendone una galleria brillava nel sole dell’antigiorno in un alone giallastro di luce soffusa, e l’aria intrappolata era umida, con un odore pesante di escrementi animali. La maggior parte del traffico era data da veicoli diretti fuori città, carretti piatti che trasportavano sezioni di navette e i cilindri di brakka dei reattori.

Toller arrivò in fretta all’incrocio orientale, entrò nel tunnel in direzione di Greenmount e presto raggiunse un’area protetta dai vecchi schermi a maglia aperta della periferia di Ro-Atabri. Cavalcò attraverso una serie di abitazioni abbandonate sul fianco esposto della collina, raggiungendo infine il piccolo cimitero privato vicino al colonnato occidentale di Greenmount Peel.

Vari gruppi di persone venute per il funerale erano già presenti, e tra loro scorse suo fratello e l’esile figura vestita di grigio di Gesalla Maraquine. Era la prima volta che la vedeva dalla notte in cui era stata violentata da Leddravohr, più di un anno prima, e il suo cuore sobbalzò spiacevolmente quando si accorse che non sapeva come comportarsi con lei.

Smontò, raddrizzò la giubba blu ricamata della sua uniforme di capitano di astronave e si avviò verso suo fratello e sua moglie, sentendosi ancora stranamente nervoso e impacciato. Vedendo che si stava avvicinando, Lain gli rivolse quel calmo mezzo sorriso, un misto di orgoglio familiare ed incredulità, che usava ultimamente quando si incontravano alle riunioni di formazione tecnica. Toller era compiaciuto di aver sorpreso e impressionato il fratello maggiore superando ogni ostacolo sulla sua strada per diventare un pilota di astronave incluse le difficoltà nella lettura.

— Questo è un giorno triste — disse a Lain.

Gesalla, che non si era accorta del suo arrivo, si voltò e si portò una mano alla gola. Lui le fece un cortese cenno del capo e si astenne dal rivolgerle un saluto verbale, lasciando a lei se accettare o declinare l’iniziativa della conversazione. Lei restituì il cenno, silenziosamente ma senza traccia evidente della sua vecchia antipatia, e Toller si sentì leggermente rassicurato. Nella sua memoria il viso di Gesalla era consumato dal malessere della gravidanza, ma ora le sue guance erano più rotonde e soffuse di rosa. Sembrava addirittura più giovane di prima, e vederla gli fece bene al cuore.

Avvertì la pressione dello sguardo di Lain e disse: — Perché Glo non ha potuto avere più tempo?

Lain si strinse nelle spalle, un incomprensibile gesto’ di indifferenza per uno che era stato così vicino al Lord Filosofo. — Hai avuto conferma del decollo?

— Sì. È alla decima ora.

— Questo lo so. Voglio dire, sei sicuro che andrai?

— Certo! — Toller diede uno sguardo al cielo coperto dalla rete nel mattino perlaceo di Sopramondo. — Sono ansioso di arrivare alle invisibili montagne di Glo.

Gesalla sembrava divertita e interessata. — Cosa vuol dire?

— Sappiamo che l’atmosfera diventa rarefatta tra i due mondi — rispose Toller. — II grado di attenuazione è stato rozzamente misurato mandando su dei palloni a gas e osservando la loro espansione con telescopi calibrati. Va tutto verificato nel volo sperimentale, naturalmente, ma noi crediamo che l’aria sia sufficiente a permettere la vita, anche nel punto medio.