— Sono felice di sentire che il tuo intestino è tornato in condizioni normali — disse Toller:
Mi sarebbe dispiaciuto pensare di avergli causato un danno permanente con il mio modo di guidare la nave.
— Non intendevo criticare il decollo, capitano. E solo che sono sempre stato afflitto da uno stomaco debole.
Toller fece schioccare la lingua fingendo comprensione e diede uno sguardo a Flenn. — Sarà meglio che tu dia da mangiare a quest’uomo prima che s’indebolisca troppo.
— Subito, capitano. — Mentre Flenn si alzava la camicia gli si aprì sul petto e lasciò intravedere la testa striata di verde di un carble. Flenn coprì frettolosamente la creatura pelosa con la mano e la spinse di nuovo nel suo nascondiglio.
— Che cos’hai lì? — disse Toller a denti stretti.
— Si chiama Tinny, capitano. — Flenn tirò fuori il caròle e lo cullò nelle braccia. — Non avevo nessuno cui lasciarla.
Toller sospirò esasperato. — Questa è una missione scientifica, non un… Ti rendi conto che la maggior parte dei comandanti butterebbe fuori quest’animale?
— Giuro che non darà nessun fastidio, capitano.
— Sarà meglio. Ora occupati del pranzo.
Flenn sorrise. Agile come una scimmia sparì nella cambusa per preparare il loro primo pasto. Era abbastanza piccolo da restare completamente nascosto dal tramezzo intrecciato che agli altri dell’equipaggio arrivava al petto. Toller tornò ad occuparsi dei fatti suoi, cercando di impadronirsi meglio del controllo de la nave.
Deciso ad aumentare la velocità, prolungò le fiammate da tre a quattro secondi e verificò la risposta del pallone. Passarono diversi minuti prima che la spinta aggiuntiva superasse l’inerzia delle molte tonnellate di gas, ma infine la fune di sgonfiamento si allentò sensibilmente. Soddisfatto della nuova velocità di salita, circa diciotto miglia all’ora, passò a familiarizzare con il bruciatore, cercando qualcosa nel suo ritmo — quattro minuti acceso e venti spento — che entrasse a far parte della sua coscienza, che andasse al passo con i suoi orologi interni, cuore, polmoni. Aveva bisogno di coglierne la più piccola variazione anche nel sonno, quando Zavotle lo sostituiva ai comandi.
Il pranzo che Flenn aveva preparato aveva attinto alle limitate riserve fresche ed era più abbondante di quanto Toller si aspettasse: fette di carne abbastanza magra in salsa, legumi, focacce di grano fritte e boccali di tè verde bollente. Mentre mangiava Toller staccò il bruciatore, permettendo alla nave di salire, libera e silenziosa, con la spinta accumulata. Il calore emanato dalla camera di combustione si mescolò ai vapori aromatici della cambusa, trasformando la navicella in un’oasi casalinga galleggiante in un universo di vuoto azzurro.
A metà del pasto calò la piccola notte con un fugace sprazzo di colori iridati che lasciarono il posto a un’oscurità improvvisa. Mentre gli occhi dell’equipaggio si abituavano alle nuove condizioni di luce il cielo fiammeggiò di vita tutto intorno. Gli uomini reagirono alla mancanza di terra sotto i piedi con vivaci manifestazioni di cameratismo.Aleggiava una tacita impressione che si stessero formando amicizie per la vita, e in quell’atmosfera ogni aneddoto era interessante, ogni millanteria credibile, ogni scherzo estremamente divertente. E anche quando le chiacchiere infine si spensero a poco a poco, la comunicazione continuò su un altro piano.
Toller non poteva partecipare più di tanto perché non poteva abbandonare i comandi, ma era ugualmente eccitato. Dalla sua posizione seduta il bordo della navicella gli arrivava giusto a livello degli occhi il che significava che non poteva vedere niente se non enigmatici mulinelli di luce, piatte code nebbiose di comete, e stelle, e stelle, e sempre più stelle. L’unico suono era l’occasionale scricchiolio di una fune, l’unico movimento percettibile quello delle meteore che scendevano lentamente scrivendo i loro messaggi sulla lavagna della notte.
Poteva facilmente immaginarsi alla deriva nelle profondità luminose dell’universo, e d’improvviso, inaspettatamente, gli venne il desiderio ardente di avere accanto una donna, una presenza femminile che in qualche modo avrebbe dato al viaggio un significato. Gli sarebbe piaciuto essere con Fera in quel momento, ma poi pensò che la sua permeante carnalità si sarebbe male accordata con il suo stato d’animo. Non era Fera la donna giusta… una donna capace di esaltare gli aspetti mistici di quell’esperienza… una donna come…
Toller cancellò in fretta quell’immagine, subito, con ansia. Per un attimo la sensazione del corpo sottile di Gesalla Maraquine l’aveva aggredito in modo scioccante. Saltò in piedi, sentendosi colpevole e confuso, alterando l’equilibrio della navicella.
— C’è qualcosa che non va, capitano? — disse Zavotle, appena visibile nell’oscurità.
— Niente. Un piccolo crampo, tutto qui. Bada tu al bruciatore per un po’. Il regime che vogliamo è quattro-venti.
Toller si accostò al parapetto e si sporse dalla ringhiera. “Cosa mi sta succedendo?”, pensò. “Lain ha detto che stavo interpretando un ruolo. Ma come faceva a saperlo? Il nuovo, freddo, imperturbabile Toller Maraquine… l’uomo che ha bevuto troppo al calice dell’esperienza… che guarda i principi dall’alto in basso… che non ha paura del baratro tra i due mondi… e che quando la solisposa di suo fratello non fa niente di più che toccargli il braccio, si lascia immediatamente andare a fantasie da adolescente! Lain è riuscito, con la sua spaventosa sensibilità, a vedermi come il traditore che sono? È per questo che mi si è rivoltato contro?”
L’oscurità sotto la nave era assoluta, come se Mondo fosse già stato abbandonato da tutta l’umanità, ma quando Toller guardò verso il pianeta una linea sottile di fuoco rosso, verde e viola apparve all’orizzonte occidentale, allargandosi e diventando sempre più brillante. Sbocciò improvvisamente una macchia di luce pura, si aprì sul suo pianeta così in fretta da far fermare il cuore, ricreando gli oceani, e le terre emerse, e i loro colori, e tutti gli intricati dettagli.Toller si fece indietro, quasi aspettandosi un’inesorabile esplosione dopo che il cono d’ombra avesse raggiunto la nave sommergendola subito di un’annientante luce solare, e si affrettò a guardare verso l’orizzonte occidentale. Sopramondo aveva completato il suo transito giornaliero su Kolcorron, e Toller sentì di essere anche lui uscito dal buio, da una sua personale e privata piccola notte della mente.
“Non preoccuparti, fratello Lain”, pensò. “Anche con il pensiero, non ti tradirò mai”.
Ilven Zavotle lasciò il bruciatore e puntò gli occhi a nord-est.
— Cosa pensate adesso del globo, capitano? È più grande? Più vicino? O entrambe le cose?
— Potrebbe essere un po’ più vicino — ammise Toller, felice di avere un altro argomento su cui concentrare i suoi pensieri, mentre a sua volta puntava sul ptertha il suo binocolo. Riesci a sentire che la nave balla un po’? Possono esserci degli spostamenti di aria più calda o più fredda, dopo la piccola notte, e magari il ptertha ne ha avuto vantaggio.
— È sempre al nostro stesso livello, anche se abbiamo cambiato velocità.
— Sì. Penso che voglia noi.
— Io so cosa voglio io — annunciò Flenn, passando vicino a Toller diretto alla toletta. — Sto per avere l’onore di inaugurare una certa lunga discesa, e spero che tutto atterri proprio sul vecchio Puehilter. — Aveva nominato un supervisore meschino e tiranno, piuttosto impopolare fra i tecnici di volo della SAS.
Rillomyner fece un grugnito di approvazione. — Almeno avrà davvero qualcosa di cui lamentarsi, una volta tanto.
— Sarà peggio quando ci andrai tu; dovranno evacuare tutta Ro-Atabri quando comincerai a bombardarla.