— … deciso che viaggeremo su navi separate — stava dicendo Leddravohr mentre il suo sguardo lampeggiava verso Toller. — Maraquine, il solo ufficiale che abbia fatto l’esperienza di portare una nave oltre il punto medio, piloterà la nave di mio padre. Io volerò con Zavotle. Il principe Chakkel partirà con Kedalse, e il principe Pouche con Amber. Ognuno di voi andrà ora alla nave designata e si preparerà a partire prima che la piccola notte sia sopra di noi.
1 quattro piloti fecero il saluto e stavano per dirigersi verso le rispettive destinazioni quando Leddravohr li fermò alzando la mano. Li studiò per quello che sembrò un lungo tempo, e sembrò stranamente indeciso, prima di parlare di nuovo: — Riflettendoci, Kedalse ha portato in volo mio padre molte volte durante il suo lungo servizio come aerocapitano. Guiderà lui la nave del Re anche in quest’occasione, e con Maraquine andrà il principe Chakkel. Questo è tutto.
Toller salutò di nuovo e si allontanò, chiedendosi cosa significasse il cambiamento di idea di Leddravohr. Aveva subito colto l’allusione quando Toller aveva detto che aveva dei sospetti sulla morte di Lain. “Mio fratello è morto!”. Era un indizio della sua colpevolezza? Forse qualche strano ripensamento aveva reso Leddravohr non esattamente desideroso di affidare la vita di suo padre a un uomo cui aveva assassinato il fratello, o quanto meno ne aveva causato la morte?
Il rombo inconfondibile di un colpo di cannone, da qualche parte in distanza, ricordò a Toller che non aveva tempo da perdere con le speculazioni. Si guardò intorno cercando Gesalla. Era in piedi, da sola, un po’ in disparte dalla circostante confusione e qualcosa della sua posizione gli disse che aveva ancora un dolore fortissimo. Corse verso la navicella dove il principe Chakkel stava aspettando con sua moglie, sua figlia e due bambini piccoli. La principessa Daseene, che portava un diadema di perle, e i bambini, fissarono Toller con cauta perplessità, e anche Chakkel sembrava incerto nelle sue maniere. Erano tutti profondamente spaventati, si rese conto Toller, e uno dei primi problemi che si trovavano ad,affrontare era il tipo di rapporto che avrebbero dovuto avere con l’uomo, nelle cui mani la sorte aveva messo le loro vite.
— Bene, Maraquine— disse Chakkel. — Siamo pronti a partire?
Toller annuì. — Potremmo essere tutti al sicuro lontano da qui in qualche minuto, principe, ma c’è una difficoltà.
— Una difficoltà? Quale difficoltà?
— Mio fratello è morto ieri. — Toller fece una pausa, forte della nuova ansietà che aveva colto negli occhi di Chakkel. — Il minimo che posso fare per la sua vedova è portarla con me in questo volo.
— Mi dispiace, Maraquine, ma questo è fuori discussione — disse Chakkel. — Questa nave è solo per uso mio personale.
— Lo so, principe, ma voi siete un uomo che capisce i legami familiari, e potete rendervi conto che è impossibile per me abbandonare la vedova di mio fratello. Se lei non può viaggiare su questa nave, allora io devo declinare l’onore di essere il vostro pilota.
— Questo è tradimento — disse Chakkel tra i denti, con il cranio calvo e scuro che brillava di sudore. — Io… Leddravohr vi farà giustiziare sul posto se osate disobbedire ai suoi ordini.
— So anche questo, principe, ma sarebbe un gran peccato per tutti gli interessati. — Toller rivolse un piccolo sorriso ai bambini attenti. — Se non ci fossi io, sarebbe un pilota inesperto a portare voi e la vostra famiglia attraverso la strana regione tra i due mondi. Io conosco tutti i problemi e i pericoli del passaggio medio, vedete, e potrei preparvici.
I due maschietti continuavano a fissarlo dal basso, ma la bambina nascose la faccia tra le gonne della madre. Chakkel la guardò con occhi pieni di dolore e cominciò a strisciare in piedi in un’evidente frustrazione. Per la prima volta nella sua vita doveva accettare di sottomettersi al volere di un uomo comune. Toller gli sorrise, falsamente comprensivo, e pensò “Se questo è il potere, che io non debba mai averne bisogno di nuovo”.
— La vedova di vostro fratello può viaggiare sulla mia nave — disse infine Chakkel. — E non mi dimenticherò di questo, Maraquine.
Anch’io vi ricorderò sempre con gratitudine — disse Toller. Mentre si metteva al posto di pilotaggio si rese conto di avere inasprito l’inimicizia che Chakkel già provava per lui, ma non ne sentiva alcuna colpa o vergogna, questa volta. Aveva agito deliberatamente e secondo logica per ottenere quello che voleva, molto diversamente dal Toller Maraquine del passato, e aveva inoltre la certezza di essersi adeguato alla realtà della situazione. Lain, (“Mio fratello è morto!”) aveva una volta detto che Leddravohr e il suo genere appartenevano al passatoie Chakkel aveva soltanto confermato quelle parole. Nonostante tutti i cambiamenti catastrofici che avevano sopraffatto il loro mondo, uomini come Leddravohr e Chakkel continuavano a comportarsi come se Kolcorron potesse rinascere su Sopramondo. Solo il Re sembrava aver intuito che tutto sarebbe stato diverso.
Con la schiena appoggiata al tramezzo, Toller fece segno alla squadra di gonfiaggio che era pronto ad azionare il bruciatore. Il ventilatore venne fermato e messo da parte permettendogli di vedere bene l’interno del pallone. L’involucro, parzialmente riempito di aria fredda, stava flettendosi ruotando tra i montanti d’accelerazione ancora sollevati. Vi accese dentro una serie di vampate coprendo il boato degli altri bruciatori che venivano ugualmente azionati nei capannoni vicini, e lo guardò gonfiarsi e innalzarsi al di sopra del terreno. Quando si arrestò in posizione verticale, l’uomo che teneva le funi della corona si avvicinò e le legò all’intelaiatura della navicella, e altri fecero ruotare la leggera struttura finché non fu perfettamente dritta. L’insieme imponente di pallone e navicella, ora più leggero dell’aria, cominciò a tendere il cavo dell’ancora centrale, come se Sopramondo lo stesse già chiamando.
Toller saltò giù dalla navetta e fece segno con la testa a Chakkel e agli attendenti che i passeggeri e gli effetti personali potevano essere imbarcati, poi andò verso Gesalla, che stavolta non fece alcuna obiezione quando lui le tolse il fagotto dalle spalle.
— Siamo pronti a partire — disse. — Potrai sdraiarti e riposarti appena saremo a bordo.
— Ma questa è una nave reale — protestò lei, facendosi inaspettatamente indietro. — Posso trovare un posto su una delle altre.
Gesalla, per favore, dimentica tutto quello che poteva accadere. Molte navi non riusciranno affatto a lasciare la base, e probabilmente ci saranno lotte e sangue per raggiungere quelle che ce la faranno. Devi venire adesso.
— Il principe ha dato il suo consenso?
— Ne abbiamo discusso, e lui non prenderebbe nemmeno in considerazione la possibilità di partire senza di te. — Toller la prese per un braccio e si avviò con lei verso la navicella. Salì a bordo per primo e trovò che Chakkel, Daseene e i bambini avevano preso posto in uno scompartimento passeggeri, tacitamente assegnando l’altro a lui e a Gesalla. Lei trasalì di dolore arrampicandosi a bordo con il suo aiuto, e appena Toller le ebbe mostrato lo scompartimento libero, Gesalla si lasciò cadere sulle trapunte imbottite di lana.
Toller sguainò la spada, gliela mise vicino e tornò ai comandi. Il cannone tuonò di nuovo in lontananza mentre lui riattivava il bruciatore. La nave aveva poco carico in confronto a quella che aveva pilotato nel volo di prova, e dovette aspettare meno di un minuto prima di ritirare la catene dell’ancora. Ci fu un leggero sobbalzo e le pareti del capannone cominciarono a scivolare in basso.La salita continuò bene anche quando il pallone fu del tutto all’aria aperta, e in pochi secondi Toller ebbe una visione panoramica della Caserma. Le altre tre navi reali riconoscibili dalle strisce bianche sui lati delle navicelle, avevano già lasciato i capannoni ed erano leggermente sopra di lui.Tutti gli altri lanci erano stati temporaneamente fermati, ma per lui il cielo era ancora scomodamente affollato, e non perse di vista gli altri palloni finché i primi aliti di una brezza occidentale non li ebbero distanziati un po’.