— Sì — ammise Derek. — Ma non ne abbiamo sentito parlare.
Un’altra persona disse: — Sei sicuro che non ci sia stato nessuno scambio di materiale genetico? Hai visto qualche prova di accoppiamento fra consanguinei?
— No — risposi. — E credo che Derek stia esagerando la situazione. Sappiamo che ci sono individui che si spostano da una cultura all’altra. Probabilmente c’è abbastanza di questo genere di movimento da impedire gravi forme di accoppiamento fra consanguinei. Ma per quanto siamo in grado di giudicare, non c’è quel genere di mescolanza di intere popolazioni che è stato frequente sulla Terra.
— In quel caso — osservò il tizio — dovrebbe esserci una diversità genetica assai maggiore. Credo che vi sbagliate. Credo che questi individui riescano a incrociarsi.
— Sto solo riferendo quello che ho visto. E la mia conclusione è che non sappiamo come reagiranno queste persone a un mucchio di stranieri intenzionati a stabilirsi in mezzo a loro.
— Non stiamo parlando di un soggiorno permanente — disse una donna. Aveva un accento delle Indie Orientali. — Non è vero?
— Siete pregati di alzare la mano prima di parlare — disse la moderatrice. — Non vogliamo che questa riunione diventi incontrollata.
Un uomo di colore alzò la mano. La moderatrice puntò il dito verso di lui. L’uomo disse: — So che è stato deciso di mandare gruppi misti. Uomini e donne. Penso che sia una follia. I nativi hanno scacciato… quanti uomini? Gregory. Derek. Harrison. Otterremo solo il risultato di farli infuriare.
— Sono assolutamente d’accordo con te — disse la Ivanova.
Eddie intervenne: — Non abbiamo intenzione di entrare in un villaggio finché non avremo spiegato la situazione e chiesto il permesso. Se diranno che gli uomini non possono entrare, non lo faremo. — Abbozzò un breve sorriso. — Il che potrebbe costituire un problema per la mia posizione. Se necessario, chiederò a Lixia di presentare le ragioni del non intervento, anche se preferirei farlo di persona.
— È probabile che vi dicano di andarvene tutti — ribatté l’uomo di colore. — Ciò che state facendo non ha niente a che vedere con l’onestà. Questa è una mancanza di rispetto per la cultura e le opinioni di un’altra popolazione.
La Ivanova annui. — Hai ragione. Ma tieni presente che abbiamo già ottenuto quello che volevamo in questa regione. Derek e Lixia sono stati salvati. Se i nativi ci diranno di andarcene, non avremo perso molto. Potremo mandare un gruppo di donne in un altro villaggio.
— Se l’onestà non funziona, potremo sempre tentare con una menzogna — intervenne una donna.
La moderatrice disse: — Per favore.
Le persone continuavano a parlare. Non dicevano niente di nuovo e nessuno tornò alla domanda fatta dalla donna indiana, né per rispondervi né per riproporla. Non stiamo parlando di un soggiorno permanente. Non è vero?
La riunione terminò. Saltai giù dal banco del bar. Harrison mi raggiunse e mi abbracciò.
— Dove sei stato?
— Su uno degli aerei. Eddie mi sta tenendo occupato, a inviare rapporti alla nave.
Dovevo aver assunto un’aria dubbiosa o forse ferita.
— Ha detto che avevi qualche problema a riadattarti al campo. Che avevi bisogno di stare da sola un po’ di tempo.
— Può darsi.
Le persone se ne stavano andando, portando via le sedie. Gustavo riprese il suo posto dietro il banco. I suoi occhi erano verdi e splendenti. Disse: — Sto riaprendo. Posso servirvi qualcosa?
Harrison e io ordinammo del vino.
Eddie disse: — Fa’ attenzione con quella roba. Vogliamo partire presto domattina.
— Quando? — chiesi.
— All’alba.
— Starò attenta. Sei sicuro di volere che sia io a esporre le ragioni del non intervento? Se non potrai farlo tu, voglio dire?
— Tu conosci le ragioni. Sai come parlare con i nativi. Credi nella democrazia. — Sorrise. — Forse più di me. Se i nativi dovranno prendere una decisione basata su informazioni, dovranno sapere quello che ho da dire. Tu farai in modo che ricevano l’informazione.
— Immagino di sì.
Esitò per un momento. — Come direbbe Derek, dobbiamo imparare a trattare con le persone come sono. Se non possiamo corromperle, dobbiamo trovare un modo di servirci della loro onestà.
— Stai parlando alla prima persona plurale, Eddie. È sempre un sintomo pericoloso.
— Hai ragione. — Fece il gesto del commiato.
Harrison restò a osservarlo allontanarsi, poi chiese: — Che cos’è questa faccenda?
— Eddie ha qualche problema ad affrontare l’attuale situazione.
Harrison annuì. — Se non mette un po’ d’ordine in se stesso, credo che dovremo trovare un altro coordinatore per il team.
— Basta con la politica! Dimmi che cosa sta succedendo sulla nave. I pettegolezzi. Non la lotta fra fazioni.
Lo fece. Io finii il mio vino.
Gustavo disse: — Nel mio ruolo di barista dovrei offrirvene un altro. Ma sono anche uno psicoterapista, e non vi serve altro alcol.
— Lo sei davvero?
— Certo. La mia area di competenza è la psicofarmacologia. — Prese il mio bicchiere, poi asciugò il cerchio di umidità dal banco. — Non devi preoccuparti. Ho fatto un corso per baristi. Sono in grado di mischiare quasi qualsiasi cosa ti venga in mente di bere.
Harrison sorrise. — E poi spiegarti che tipo di danno ti farà.
Gustavo annuì. Prese il bicchiere di Harrison. — All’alba, Lixia. Forse vorrai fare i bagagli questa sera.
Aveva ragione. Harrison e io lasciammo il salone. Fuori l’aria era fresca e umida e le nuvole sopra le scogliere del fiume si erano sparpagliate. Ora coprivano un terzo del cielo.
— Tempo diverso — osservò Harrison. — Ti invidio. Io devo tornare all’aeroplano.
— Davvero?
Fece cenno di sì col capo. — Eddie vuole che mi occupi delle comunicazioni fra voi e la nave, il che significa che sarò intrappolato laggiù. — Fece un cenno della mano in direzione del lago. — Non mi dispiace realmente. C’è il più bel giovanotto della squadra delle telecomunicazioni. L’hanno disgelato di recente. I suoi occhi sono come il cielo d’estate e i suoi capelli come il grano in autunno.
— Mmm — dissi.
Harrison mi rivolse un’occhiata e sorrise. — Suvvia, Lixia, lo sai che non mi innamoro di nessuno da molto, molto tempo. Da prima che ci addormentassimo. Credo che possa essere un effetto secondario dell’ibernazione. Gli orsi sono amorosi non appena si risvegliano?
— Non ne ho la più vaga idea. Ma certe persone lo sono. Ricordi com’era Derek quando stavamo entrando in questo sistema?
Harrison rise. — Forse le persone si riprendono dall’ibernazione a ritmi diversi. Forse alcuni orsi sono amorosi non appena si risvegliano. — Fece una pausa. — È meglio che mi informi quando parte l’ultima barca. Se la perdo, dovrò farla a nuoto.
Ci salutammo. Andai alla cupola degli approvvigionamenti e presi una borsa, poi tornai nella mia stanza e feci i bagagli.
Non dormii bene. Nei miei sogni il pianeta si mescolava con la nave. Camminavo lungo un corridoio fatto di cermet e ceramica. C’erano dei nativi lì che si aggiravano fra gli umani a bordo della nave. Voltai un angolo e mi trovai in un giardino. Un enorme quadrupede mangiava piante di lattuga. Mi osservò tranquillo con un minuscolo occhio scuro. Il brutto-cattivo scappava su un pavimento di mattonelle gialle. Sentii il ticchettio delle sue unghie.
Voltai un altro angolo. C’era un accampamento indigeno al centro di una sala per riunioni in ceramica. Da un fuoco saliva del fumo. Una donna indigena era china sopra una pentola di metallo. Un bambino indigeno giocava con un gatto. Era un comunissimo gatto terrestre, un gatto domestico dal pelo corto, poco più che un cucciolo. Il suo pelo era a macchie bianche e nere. La pelliccia del bambino era bruna.
Derek mi svegliò. Lo fissai, pensando al gatto. Marina aveva ragione. Dovevamo allevarne qualcuno.