— Sempre dei buoni consigli — replicò Derek. Fece il gesto della gratitudine.
Sellammo gli animali. Io legai al mio le mie cose e quelle di Derek, poi Nia e io montammo in sella. Attraversammo il fiume sollevando spruzzi d’acqua. Sull’altra sponda trovammo una pista che serpeggiava fra l’erba enorme e ben presto ci ritrovammo sulla pianura. Si estendeva senza interruzione verso ovest, nord e sud.
In un primo tempo Derek cercò di camminare al nostro fianco, ma la pista era troppo stretta, così ci precedette, muovendosi a grandi passi. Aveva i capelli sciolti che sbattevano al vento, così come l’estremità della sua camicia. Si muoveva in modo agile e sicuro e appariva felice e rilassato.
— Quell’uomo è strano — osservò Nia. Mi rivolse un’occhiata. Io feci il gesto dell’approvazione.
— È così che sono i vostri uomini?
— No. Lui è un tipo speciale. Mette a disagio quasi tutti noi.
— Mmm!
Il terreno mutò. Adesso era ondulato. Spesso, in lontananza, vedevo fitte macchie di quell’erba enorme: alta e di un verde brillante, simile a un boschetto di alberi. Nel pomeriggio inoltrato ci accampammo in un avvallamento. Derek e Nia andarono a raccogliere sterco mentre io mi occupavo degli animali. Erano irrequieti; dovevano aver sete, decisi. Quando Nia tornò, le chiesi: — Perché non andiamo in uno di quei boschetti? Mi hai detto che crescono nelle vicinanze dell’acqua.
— C’è un animale. L’assassino-delle-pianure. Se ne sta in agguato vicino all’acqua. I cornacurve vengono ad abbeverarsi e quello gli balza addosso.
— Oh. — Riflettei un momento. — È per questo motivo che eri inquieta quando siamo arrivate al fiume.
Nia fece il gesto dell’assenso. — Sapevo che non c’era modo di aggirare il fiume. Dovevamo attraversarlo. Ma avevo paura di quell’animale.
Dopo cena chiamai la nave. Rispose Eddie.
— Perché Derek è qui?
Eddie rise. — Ce l’ha fatta, eh? Per tre ragioni, Lixia. È un ricercatore sul campo di prim’ordine, ed era sprecato se restava da solo. — Esitò un momento. — Nia è la nostra informatrice più singolare. Desideravamo una seconda valutazione di lei e delle sue informazioni. Questa è la ragione numero due. Infine, tu non chiami abbastanza spesso. Derek è lì per tenere d’occhio te e Nia.
— Oh, sì?
— Aha. Parlando dei nostri compagni dell’Asia Orientale, ci sono parecchi manifesti appesi lungo il Muro della Democrazia.
C’era un corridoio principale che attraversava gli alloggiamenti. I cinesi ne avevano rivestito una parte con tavole di sughero e l’avevano chiamato il Muro della Democrazia. Sostenevano che era necessario per la corretta espressione della volontà popolare.
Che cosa c’era di male nei computer? avevamo chiesto noialtri.
I computer isolavano le persone, ciascuna seduta di fronte al suo piccolo schermo. Il muro riuniva le persone. Potevano discutere di ciò che leggevano. Potevano guardarsi attorno e vedere come reagivano i loro vicini. Potevano distinguere chi stava ascoltando.
I computer accentuavano il pensiero lineare e la logica. Il muro, al pari dell’ideogramma cinese, usava modi lineari e non lineari di organizzare le informazioni: la costante così come la sequenza, lo spazio così come il tempo. Quando si osservava il muro, si utilizzava l’intero cervello umano.
Inoltre, era tradizionale. Gli esseri umani avevano sempre scritto e disegnato sui muri.
Era difficile mettere in discussione questo concetto, e il muro aveva un certo fascino disordinato. Non c’era modo di sapere che cosa vi avrebbero affisso le persone: un disegno ingegnoso, una stupida poesiola, una maschera di cartapesta: "Cercasi… un compagno per gli scacchi". E un sacco di ragionamenti politici. Era un modo di raggiungere quelle persone che non avrebbero mai pensato di partecipare a nessuna delle reti di discussione politica.
Eddie proseguì: — Lu Jiang, l’idraulica, ha una teoria, che ha affisso al muro. Dice quanto segue: se le informazioni che abbiamo ora sono esatte, tutte le società indigene sono ferme a uno stadio di sviluppo pre-urbano. Per quanto ne sappiamo, è impossibile sviluppare una tecnologia avanzata al di fuori delle città. Senza una tecnologia avanzata, non può esserci alcun proletariato, e senza proletariato, non può esserci alcuna rivoluzione socialista. Di conseguenza, sostiene, gli sventurati abitanti di questo pianeta non raggiungeranno mai una società socialista. Naturalmente è stata criticata per aver sottovalutato il ruolo dei contadini nella realizzazione del socialismo.
— Sembra splendido.
— È pericoloso, Lixia. C’è gente che incomincia a dire che, se Jiang ha ragione, allora forse dovremmo prendere contatti con le popolazioni autoctone del pianeta; contatti formali, dicendo loro chi siamo. Forse abbiamo da offrire loro la nostra tecnologia. Se non lo faremo, li condanneremo a un’esistenza senza possibilità di progresso. Resteranno per sempre come sono.
Mi massaggiai il naso.
Lui continuò. — Ciò che vedo verificarsi è un’alleanza fra gli altruisti e i tecnologi. Coloro che amano le persone e coloro che amano le macchine. Insieme decideranno che dobbiamo aprire il pianeta alla colonizzazione.
— Eddie, ti stai crucciando anzitempo.
— Ascoltami. Mio nonno era un uomo di medicina. Vedeva le cose prima degli altri. E ti assicuro, in questo momento ho la sua stessa capacità. Riesco a vederlo come in una visione: le miniere, le raffinerie e i proletari coperti di pelliccia, che timbrano il cartellino ogni mattina.
Decisi di mettere fine alla conversazione. Eddie si stava adirando e non volevo avere alcuna parte in nessuna delle sue collere.
— Adesso spengo questo aggeggio. Voglio fare la mia ginnastica.
— Okay. Di’ a Derek di chiamare. No. Ripensandoci, lascia perdere. Lui si ricorda sempre di farlo.
Spensi la radio e feci ginnastica. Dopo di che meditai, tenendo lo sguardo fisso sull’orizzonte orientale. Il cielo laggiù era di un azzurro intenso e limpido con una sfumatura di verde. Più in alto, dove l’azzurro si schiariva e si faceva un po’ più verde, brillava un punto luminoso. Un pianeta. Mi concentrai sulla respirazione. Dentro. Fuori. So. Hum.
Alle mie spalle sentii la voce di Derek. — Stai raggiungendo l’unità con l’universo?
Mi contrassi, poi mi guardai attorno. Era fermo a circa un metro di distanza. Mi era arrivato vicino senza fare il minimo rumore. Sorrideva. — Vuoi del peyote? Ne ho portato giù un po’.
— Mi sembrava che avessimo convenuto sull’esclusione di qualunque narcotico sulla superficie di questo pianeta. A meno che, naturalmente, non fossero stati forniti dai nativi.
— Per prima cosa, il peyote è un allucinogeno. E in secondo luogo, è necessario per la pratica della mia religione.
— Il comitato ti ha dato il consenso?
— Quale? La nave è piena di comitati.
Aprii la bocca per parlare, ma lui sollevò una mano. — Hai ragione. Non ho avuto il permesso.
— E questa che cosa sarebbe? Una specie di ribellione infantile?
— Mi sono stancato delle regole. Mi pare di capire che non vuoi del peyote.
— No.
— E del sesso che ne dici? Stavo notando che sei molto attraente quaggiù. Credo che dipenda dalla luce del sole. Non c’è niente che abbia un bell’aspetto sulla nave. Ma qui. — Fece un cenno della mano in direzione del cielo che si andava oscurando.
Ci pensai su un momento. — Okay.
Derek si sedette accanto a me e mi cinse con un braccio.
Era, come avevo ricordato, molto abile. Non frettoloso. Derek veniva da una società di cacciatori e raccoglitori e conosceva il valore della pazienza e del lavoro lento e accurato. Sapeva come usare le mani. Sapeva che cosa dire e quando. Esiste un piacere pari al vedere, o all’udire, o al sentire all’opera un artista veramente bravo?
Finimmo nudi fra la pseudo-erba spinosa. Lui era sopra di me e dentro di me.
Ci giunse la voce di Nia: — Che cosa state facendo? Non vi rendete conto che siamo in piena estate? Nessuno si accoppia in questo periodo dell’anno.