«Da lago e da altura», commentò Wil con ammirazione. «Gran belle esche, anche. Mosche fatte a mano. E guarda qui!»
Coltelli. Petra ne contò trentadue.
Coltelli da caccia, pugnali da combattimento, coltelli per disossare a lama lunga che Wil aveva detto di aver trovato nelle cassette delle esche.
«Un uomo a cui piace sparare e tagliare, Petra. Su uno dei coltelli per disossare c’è del sangue. Può essere di trota. Ma non si sa mai.»
«Pesca e caccia», mormorò Petra annuendo. «Forse ha anche un capanno da qualche parte nei boschi.»
«Ci manca giusto questo, uno di quei patiti della natura, amanti dei corsi di sopravvivenza. Sarà meglio usare tutte le precauzioni del caso con questi aggeggi. Vado a prendere dei guanti freschi e la videocamera.»
Quando finirono erano quasi le otto e un quarto. La casa era diventata quasi insopportabilmente torrida, ma intanto l’olfatto di Petra si era abituato all’odore.
«Ci siamo guadagnati il salario», esclamò Wil e accese di nuovo il televisore. Cambiò canale passando da una scena di sesso orale a un notiziario. «Giusto in caso sia successo qualcosa di interessante. Sembra che non abbiamo altro modo per essere messi al corrente.»
Le notizie erano solo di cronaca nera: una bambina di nove anni rapita a Willow Glen, una sparatoria a Florence e un’altra ad Angeles Crest. Niente però su Lisa o William Bradley Straight.
«Lavoro, lavoro, lavoro», sospirò Wil. Sbadigliò e si srotolò le maniche della camicia. Aveva ripiegato la giacca di lino e l’aveva lasciata sulla mensola del caminetto. Dopo aver rivestito quest’ultimo con uno strato protettivo di plastica del dipartimento. Sembrava non meno provato di quanto si sentisse Petra.
Sbadigliò di nuovo. «So che a questo punto dovremmo gettare la rete per Balch, ma almeno io ho bisogno di mangiare qualcosa…»
Si interruppe alzando la mano per chiedere silenzio. Qualcosa sullo schermo lo aveva risvegliato di colpo.
«… maschio di razza bianca», stava riferendo il cronista. «L’identità non è ancora stata resa pubblica, ma i funzionari dell’ufficio dello sceriffo hanno descritto la vittima come un uomo dalla corporatura notevole, sul metro e novanta di statura e molto grasso. Il corpo era stato smembrato, ma le parti non erano ancora state sparse in questo remoto angolo di boscaglia. I boy-scout che probabilmente hanno disturbato l’assassino hanno riferito di aver visto un’automobile allontanarsi a forte andatura e con le luci spente. Per ora è tutto, Chuck. Vi aggiorneremo quanto prima.»
Fournier usò il telecomando per passare rapidamente da un canale all’altro. Trovò altri tre telegiornali in corso, ma o la notizia dello smembramento era stata data o solo una delle emittenti aveva avuto l’informazione.
«Che cosa c’è?» cercò di sapere Petra.
«Un metro e novanta, molto grasso», ripeté lui. «Sarà una coincidenza, ma si avvicina maledettamente alla descrizione di Buell Moran, il mezzo idiota che cercava il ragazzino. Quello che probabilmente ha ucciso sua madre. D’accordo, so anch’io che questo è il paese degli obesi, però… Avevamo una mezza idea che avesse sentito che il piccolo Straight era stato avvistato sulla costa e si fosse diretto a ovest. In tal caso è possibile che si sia imbattuto in qualcuno che gli abbia fatto pensare di poterlo aiutare e poi gli abbia fatto lo sgambetto. Non sostengo che sia lui, sappiamo quanti motociclisti fanno una brutta fine ad Angeles Crest, e molti sono grandi e grossi, ma questa è troppo carina per lasciarla passare.»
«Carinissima», convenne Petra. «Da concorso di bellezza.»
«E c’è un altro aspetto, Petra. Questa storia dello smembramento e il fatto che lo abbiano trovato ad Angeles Crest mi ha ricordato un caso a cui ho lavorato anni fa, quando mi occupavo dei russi. Ai russi piace fare a pezzi i cadaveri. Una volta ne abbiamo pescato uno in flagrante. Si concentrano soprattutto sulla testa e le dita delle mani pensando di poter impedire l’identificazione. E all’epoca usavano Angeles Crest. Lo avevano appena scoperto. Il tizio che mi ha passato la soffiata sul ragazzino è russo. La prima volta che l’ho visto, mi ha fatto scattare qualcosa dentro. Occhi da delinquente.»
«Perché avrebbe ucciso Moran?»
«Metti che fossero in gara per quei venticinquemila? Metti che siano entrambi malati cronici di avidità, due poco di buono, incapaci di controllare i loro impulsi. Il russo, che si chiama Zhukanov, vede Moran che gira mostrando a tutti la faccia del ragazzino e si spaventa. Oppure Moran lo affronta, gli dice di essere il padre del bambino, rivendica un diritto di prelazione. E Zhukanov conclude che è un individuo troppo scomodo. Guarda che quei russi sono cattivi, Petra. Quello che abbiamo preso a preparare lo spezzatino di carne umana aveva intascato duecento dollari. Immagina cosa farebbe uno così per venticinquemila.»
«Se Zhukanov si è sentito minacciato al punto da uccidere Moran», osservò Petra, «potrebbe voler dire che avrebbe appreso qualcosa di nuovo sul piccolo Straight, forse ha scoperto come rintracciarlo dopo aver parlato con te. Vediamo se ci sono messaggi.»
«Ci sono messaggi per te», confermò la centralinista, «ma ho un telefono che scotta. Non posso andar su a controllare.»
In sala operativa non le rispose nessuno. Petra riattaccò e Wil recuperò la giacca dal caminetto. Si passò una mano sulla fronte scura e liscia come liquirizia e compose un numero al telefono. Petra lo riconobbe: era quello dell’ufficio sceriffi alla Centrale. Il quartier generale da cui dipendeva Ron.
«Care vecchie camicie beige», le disse. «La loro percentuale di soluzioni è il doppio delle nostre, ma loro non hanno a che fare con regolamento di conti e testimoni dalla bocca cucita… Pronto, sono il detective Fournier, dipartimento di Hollywood. Può per piacere…»
Petra uscì a caricare le scatole da scarpe in macchina. Al buio la via di Balch era silenziosa e tranquilla, tante famiglie felici davanti ai rispettivi maxischermi. Se solo avessero saputo. Si colmò il naso di tiepida aria fragrante di pini. Chissà che tempo c’era a Duluth, Minnesota? Che cosa avrebbe pensato Helen Balch quando lo schermo di casa sua si fosse riempito della faccia del suo ex?
Quando rientrò in casa, trovò Wil sorridente.
«Nessun documento d’identità sul corpo, ma hanno la testa, grazie alla cortese premura dei boy-scout. La descrizione corrisponde a quella di Moran nella maniera più assoluta. So che abbiamo accumulato abbastanza straordinari da meritarci la pensione, e non hai idea di quanto avessi voglia di metter giù la testa, Petra, ma credo che faremo bene a dare un’occhiata a questo russo. Forse non riusciremo a risolvere il caso di Lisa stasera, ma non sarebbe bello risolvere almeno qualcosa?»
«Sarebbe stupendo», ribatté Petra. «Ti va se ci fermiamo sulla strada a prendere qualcosa da mangiare? C’è un posto cinese sull’Hawthorne da cui si serviva Balch. Dubito che avesse buon gusto, ma non si sa mai.»
71
Kathy Bishop si svegliò alle nove sudata, intirizzita, in preda a un dolore terribile. Stu suonò il campanello di chiamata e le tenne la mano. Lei lo guardò ma dalla sua espressione lui non fu in grado di capire che cosa vedesse. Dove diavolo erano andate a cacciarsi le infermiere? Avrebbe voluto andare a chiamarle di persona, ma preferiva non lasciare Kathy.
Finalmente arrivarono e Stu dovette mordersi la lingua per non assalirle a male parole.
Ora Kathy era di nuovo sotto sedativi, dormiva, e Stu si rese conto che tutto si era risolto in fondo in un tempo assai breve.
La cameretta sembrava una cella. Si era assentato solo per un’ora, quando sua madre aveva portato tutti i figli a mangiare hamburger e patatine fritte al McDonald’s vicino all’ospedale. Tutti e sei erano più taciturni del solito e lui si era sforzato di tranquillizzarli, li aveva rassicurati sulle condizioni della mamma, aveva scherzato, si era mostrato di buonumore cercando di convincersi di averli ingannati. E così sentiva di aver fatto, aveva recitato con la sensazione di non essere se stesso, ma un impostore che aveva indossato le sembianze di papà.