«Come avete preso il ragazzo?»
«Tu come credi?»
«Si è vantato.»
«Sparandolo ai quattro venti. Io e Chick Reilly, il mio partner di quei giorni, abbiamo battuto tutti i soliti posti, abbiamo parlato con le solite persone, e tutti sapevano che cos’era successo. Ci hanno fatto fare la figura di quelli appena arrivati con la piena.» Rise. «Meno male che sono quasi tutti idioti.»
«Chissà quanto poco idiota sarà Ramsey», rifletté Petra. «Qualche particolare motivo per cui non era in ufficio?»
«Pensi che se la sia già filata? No, non abbiamo motivo di temerlo. Non sta girando. Tutti gli episodi di quest’anno sono già pronti.»
«Parli specificamente dei suoi, o intendi tutti in generale?»
«Tutti quelli principali», precisò Stu. «Forse è andato a giocare a tennis, forse è a mollo nella Jacuzzi. O su un volo diretto al sud della Francia.»
«Questo sarebbe molto inopportuno.»
«L’hai detto. Mah, forse dovremmo davvero farci strada a pistolettate.»
Tre quarti d’ora dopo lasciarono l’autostrada in direzione di Calabasas e imboccarono una strada che si addentrava nella catena delle Santa Susanna. Il terreno ondulato era punteggiato di macchie di querce virginiane sopravvissute al progresso. La specie era molto sensibile all’eccesso di acqua e i sistemi moderni di irrigazione avevano ucciso centinaia di alberi prima che qualcuno intervenisse con misure di protezione.
Anche gli incendi si erano divertiti da quelle parti, alimentandosi di arbusti secchi e quercioli, divorando le grandi costruzioni spagnolesche che sembravano il marchio di fabbrica degli agiati residenti di West Valley. Per tutti i soldi che ci spendevano, non c’era speranza, apparivano sempre e soltanto retrò.
Costeggiarono alcune lunghe aiuole di vaniglia, spesso dietro cancellate. Box doppi per cavalli, piccoli recinti accanto a campi da tennis e vasche di piscina con cascatelle in pietra. L’aria era buona, le tenute ampie, e una volta lontani dall’autostrada c’era quiete. Ma Petra sapeva che non era per lei. Troppo distante da librerie, teatri, musei, il magro coacervo culturale di L.A. E troppa tranquillità. Un luogo reciso dal centro pulsante.
Per non parlare del pendolarismo, ogni giorno due ore della tua vita trascorse a studiare le righe bianche della 134, domandandoti se quello era davvero lo specchio del successo.
Calabasas era l’enclave di quelli che Petra, una snob in incognito, giudicava i ricchi non pensanti: atleti, rockstar, impresari parvenu, attori come Ramsey. Gente con lunghe stagioni di ozio e una visione della tintarella in spregio del melanoma.
Petra era dell’opinione che il tempo libero provocasse problemi. Una circolare diffusa di recente al Parker Center indicava l’emergere tra gli adolescenti bianchi della Valley della tendenza a emulare le bande del centro. Che cos’altro avevano da fare i ragazzi laggiù se non cacciarsi nei guai?
Ai tempi in cui era pittrice fantasticava talvolta sulla vita che avrebbe condotto se avesse avuto successo, diciamo ventimila a tela, nessuna necessità di piegare il suo talento alla grafica pubblicitaria. Metà dell’anno a L.A., metà a Londra. Tutto rimasto nel mondo dei sogni, naturalmente. Aveva lavorato di righello e squadra per dodici ore al giorno solo per fingere di contribuire economicamente al matrimonio, dicendo a Nick che quello che guadagnava lui gli apparteneva. Quanta nobiltà d’animo. Che idiozia.
«Eccoci», annunciò Stu.
RanchHaven si ergeva in cima a una collina ricoperta di papaveri dorati. Un alto cancello a volute fra montanti rosa. Dietro il ferro battuto c’erano le più grandi haciendas che avessero mai visto, abbondantemente distanziate l’una dall’altra, ciascuna nella sua ampia tenuta. A lato della strada era parcheggiata una Dodge senza contrassegni. I cerchioni ordinari e le numerose antenne la rendevano appariscente quanto la Ford di Stu e Petra.
Si fermarono dietro la Dodge, dalla quale smontarono due uomini. Uno era un ispano-americano, quarantacinque anni, statura media, tarchiato, con un paio di baffi come due ali nere e una cravatta piena di uccelli e fiori. Il suo partner era bianco, molto più giovane, stessa statura, di una quindicina di chili più leggero, anche lui con il labbro villoso, ma i suoi baffi erano corti e color giallo sporco. Indossavano entrambi una giacca sportiva grigia, calzoni neri per l’uno, blu scuro per l’altro. Sotto un volto simpatico e fanciullesco, classificabile come belloccio, l’agente bianco portava una cravatta stretta, color vinaccia.
Si presentarono come De la Torre e Banks. Giro di saluti, atmosfera inizialmente amichevole.
«Cos’è successo di preciso?» volle sapere De la Torre.
Stu li mise al corrente.
«Brutta storia», commentò Banks.
«Il vostro capo non vi aveva detto nulla?» chiese Petra.
Banks scosse la testa. «Ci hanno detto che hanno ucciso la moglie di Ramsey, ma non come. L’ordine era di venire qui e aspettare il vostro arrivo. Ci è stato anche detto che il caso non è nostro, dobbiamo solo essere presenti così nessuno dopo può dire che non c’eravamo. Dov’è stato?»
«Al Griffith Park.»
«Ci sono stato con i miei figli giusto domenica scorsa, allo zoo», disse Banks scuotendo il capo. Sembrava turbato e Petra si domandò da quanto tempo lavorasse alla squadra Omicidi.
«Pensate che sia stato lui?» domandò De la Torre.
«Ci risulta che l’anno scorso l’aveva picchiata e che poco dopo avevano divorziato», rispose Stu.
«Una pista fatta di sabbie mobili.»
«Una cosa è certa», continuò Stu. «Non è una comune rapina. Corpo straziato, furia omicida, uno che ha portato via il denaro contante dalla borsetta ma ha lasciato le carte di credito e i gioielli. Noi pensiamo a qualcuno che conosceva o, meno probabile, un amante. Chiunque sia stato, o se ne è andato sulla macchina di lei, o l’ha portata al parco sulla sua.»
«Che macchina aveva?» chiese Banks.
«Porsche 911 Targa, quattro anni, nera. La stiamo cercando.»
«C’è gente capace di ammazzare per una macchina così.»
«Può darsi», replicò Stu, «ma accoltellerebbe una persona venti volte per un’automobile? Perché tanta fatica?»
Silenzio per qualche secondo.
«Contante, niente gioielli», rifletté a voce alta De la Torre. «Per confondere le acque? Avete mai visto il programma di Ramsey? Io sì. Una volta. Una schifezza.»
«Potrebbe essere utile sapere se ha mai causato problemi da queste parti», sondò Petra.
«Possiamo sentire la polizia locale per voi», si offrì Banks, rivolgendole un sorrisetto trattenuto.
«Sarebbe un aiuto.»
«Dunque come vogliamo procedere?» domandò De la Torre. «Voglio dire, siccome noi siamo qui a fare le ballerine di fila, non vorremmo intralciare il vostro lavoro da solisti.»
«Grazie», disse Stu.
«Allora?»
Stu guardò Petra.
«Stiamo defilati», spiegò lei. «Non lo trattiamo come un indiziato, non diamo prematuramente un indirizzo preciso al caso.»
«Ramsey è un attore, quindi ciascuno è tenuto a recitare la sua parte», commentò Banks. «Saremo in carattere con la città. D’accordo, noi ce ne stiamo in secondo piano, molto discreti… Credi di farcela, Hector?»
De la Torre si strinse nelle spalle. «Me no sapere», rispose in un accento messicano da disegni animati.
«Hector è un intellettuale», spiegò Banks. «L’estate scorsa si è laureato così adesso è convinto di avere diritto alle proprie opinioni.»
«Laureato in che cosa?» volle sapere Petra.
«Comunicazioni.»
«Spera di andare in TV un giorno a fare il commentatore sportivo», disse Banks. «O a leggere il bollettino meteorologico. Fagli le previsioni del tempo, Hector.»