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«E nel posto vuoto che cosa ci va?» domandò Petra cercando di farlo passare per un semplice convenevole.

«La macchina che uso tutti i giorni.»

«La Lexus?»

Lui allungò lo sguardo verso l’atrio dov’erano riuniti gli altri tre poliziotti. «No, quella è la macchina di Greg. La mia è una Mercedes. Grazie di essere stati comprensivi. E di occuparvi voi dei genitori di Lisa. Vi accompagno fuori.»

Le due automobili della polizia si allontanarono lentamente dalla zona residenziale e imboccarono una tranquilla strada secondaria. Stu proseguì fino a quando le case finirono e cominciarono i campi coltivati, poi segnalò agli aiutanti dello sceriffo di accostare. Quando scesero, De la Torre stava fumando.

«Si è già preparato il suo alibi», attaccò subito. «È stato qui tutta notte con il buon vecchio Greg. E poi tutte quelle stronzate sul suo stato confusionale, il ruolo che non sa quale dovrebbe essere…»

«Quello potrebbe essere stato un tentativo di dissociarsi da quanto è avvenuto», osservò Banks. «A beneficio nostro e suo.»

«Possibile», ammise Stu e guardò Petra.

«Sono tutti elementi interessanti», convenne lei. «Come anche l’accenno quasi immediato alla cocaina. Per diventare improvvisamente recalcitrante quando siamo noi a volerne sapere di più, sentendosi in dovere di proteggere la reputazione della ex moglie.»

«Io dico che è marcio», affermò De la Torre. «E quello che puzza di più è proprio l’alibi. Dico io, la tua ex finisce affettata, tu sei pulito, arrivano gli sbirri a darti la notizia e la cosa che ti preme di più è fargli sapere che la notte dell’omicidio sei andato a letto presto?»

«Concordo», annuì Petra. «Solo che qui abbiamo un caso di violenza fra le mura domestiche diventato di dominio pubblico nell’era post-O.J. e lui sa che la sua posizione sarà vagliata attentamente, ha un buon motivo per proteggere se stesso.»

«Troppo comodo», brontolò De la Torre. «Quello produce un poliziesco in televisione. Probabilmente si sente un esperto in materia.» Fece un grugnito e riprese a fumare.

Petra ripensò a come Ramsey l’aveva guardata. Poi aveva fatto in maniera di camminare accanto a lei. Nessuno dei colleghi ne aveva accennato. Avrebbe dovuto farglielo notare? Inutile.

«Io detesto quei polizieschi», brontolò De la Torre. «Quei bastardi che prendono sempre i cattivi prima della terza interruzione pubblicitaria e mi fanno sentire un povero imbecille.»

«Lui non fa il poliziotto in TV», gli rammentò Banks. «È un investigatore privato. Un macho con le ali che protegge la gente quando la polizia non ci riesce.»

«Peggio ancora.» De la Torre si tirò un baffo.

«Grande disperazione, ma molto pratico e presente quando ha ordinato a Balch di chiamare la guardiola», commentò Banks. «Il corpo della moglie non è ancora freddo e lui già si copre il culo con la stampa.»

«Ehi», ribatté De la Torre, «non ti scordare che quello è un divo con le contropalle.» Soffiò fumo verso il suolo. «Allora, che cosa possiamo fare per voi?»

«Controllate che cos’avete in archivio qui, vedete se ci sono altre segnalazioni di violenza domestica… o qualsiasi altra cosa sul suo conto», rispose Stu. «Ma con la massima discrezione. Al momento non dobbiamo lasciargli capire che stiamo indagando su di lui.»

«E la nostra visita che cos’era? Quattro poliziotti che vanno a presentare le loro condoglianze?»

«Proprio così.»

«E se la berrà?»

«Forse. È abituato ai trattamenti speciali.»

«D’accordo», si arrese Banks. «Faremo un giro in archivio in punta di piedi. Nient’altro?»

«Non mi viene in mente niente», rispose Stu. «Ma accetto suggerimenti.»

«Il mio suggerimento», intervenne De la Torre, «è che noi ci teniamo fuori dei vostri piedi, andiamo in chiesa e preghiamo per voi. Perché questo non sarà un giochetto.»

«Pregate pure», replicò Petra. «Accettiamo tutto l’aiuto che ci arriva.»

Banks le sorrise. «Vi ho visti che parlavate davanti alla vetrata. Le ha detto qual è la quinta macchina?»

Petra lo fissò per un momento. «Quella che usa tutti i giorni. Una Mercedes.»

«Pensa che sia l’ora dello shampoo?»

«Può darsi», gli concesse Petra. «Con tutto quel sangue in giro, ci sono buone probabilità che qualcosa si sia sporcato.»

«Impronte di scarpe?»

«Niente», rispose Stu. «È riuscito a evitare di posare i piedi nel sangue.»

«Il che significa che è indietreggiato. Oppure l’ha spinta lontano da sé. In un modo o nell’altro, vuol dire che era preparato.»

Stu meditò. Compresse le labbra. «Sì, mi piacerebbe avere un mandato di perquisizione per la Mercedes, ma non abbiamo uno straccio di prova per ottenerlo.»

«Potrebbe aver imparato qualcosa dal suo show», ipotizzò De la Torre. «Qualche tecnologia avanzatissima per ripulire qualcosa alla straperfezione. Queste celebrità hanno sempre dietro qualcuno che fa le pulizie per loro, dopo che sono passati. Qualche tirapiedi, manager, agente, tuttofare, chiamalo come vuoi… Ehi, ma che cosa vado farneticando? Il caso è vostro. Buona fortuna.»

Giro di strette di mano e gli aiutanti dello sceriffo se ne andarono.

«Mi sembrano brava gente», commentò Petra.

Tornarono alla Ford.

«Ho superato i limiti nell’interrogare Ramsey?» s’informò mentre Stu metteva in moto.

«Spero di no», rispose lui. «Che cosa pensi di tutte quelle macchine da collezione?»

«Prevedibili. Quelli dell’Industria, come la chiamano loro, sono sempre a caccia del Meglio.»

Stu sembrava corrucciato.

«Credi che sia lui?» gli chiese Petra.

«Probabile. Appena rientrati chiamo la famiglia.»

«Se vuoi ci penso io», si offrì Petra, desiderando tutt’a un tratto un contatto con i parenti di Lisa. Un contatto con Lisa.

«No, non mi è di peso.» La macchina si avviò. Stu aveva il colletto inamidato segnato dal sudore e il viso ruvido dello spuntare della barba come paglia novella. Erano più di ventiquattr’ore che non dormivano. Petra si sentiva benissimo.

«Non è un problema nemmeno per me, Stu. Chiamo io.»

Si aspettava una resistenza da parte di lui, invece lo vide arrendersi. «Sei sicura?» le chiese.

«Sicurissima.»

«Hai già avvertito tu per Gonsalez e Chouinard e con Chouinard non è stato molto divertente.»

Dale Chouinard era un manovale, percosso a morte davanti a una taverna del Cahuenga Boulevard. Petra aveva comunicato alla vedova ventiquattrenne che i suoi quattro figli tutti sotto i sei anni erano diventati orfani. Le era parso di essersela cavata bene, aveva consolato la giovane donna, l’aveva tenuta tra le braccia, le aveva dato il tempo di scaricare il suo dolore in lacrime. Poi, in cucina, la signora Chouinard aveva perso la testa e l’aveva aggredita, quasi strappandole un occhio.

«Quanto meno nessuno potrà saltarmi addosso per telefono», commentò.

«Guarda che proprio non mi costa farlo, Petra», ripeté lui.

Ma lei sapeva che non era vero. Fin dal principio, quando erano stati messi a lavorare insieme, le aveva confidato che, fra tutte le sue mansioni, era quella che gli piaceva meno. Forse se gli avesse offerto un segno di amicizia, lui l’avrebbe vista per la partner perfetta che era e le avrebbe confessato cosa lo tormentava.

«Ci penso io, socio. E se non hai niente in contrario, parlo anche con la cameriera.»

«Quella di Lisa?»

«Intendevo quella di Ramsey. Se riesco a tirarla fuori da quella casa senza che si capisca troppo chiaramente che Ramsey è un indiziato. Ma posso sentire anche quella di Lisa.»

«Con quella di Ramsey ti conviene aspettare», l’ammonì Stu. «Troppo pericoloso.» Estrasse il taccuino e sfogliò qualche pagina. «Schoelkopf mi ha dato il nome. Ecco… Patricia… Kasempitakpong.» Scandì molto lentamente il nome impronunciabile. «Probabilmente thailandese. La stanno trattenendo. Ma se chiede di andarsene, non possono impedirle di tornare a Bangkok. O di telefonare al National Enquirer.»