Nient’altro.
Trasferì il suo sandwich sul piano di lavoro in cucina. Le piastrelle erano vecchie e qua e là screpolate. La cucina a Fountain aveva i piani di lavoro in granito blu.
Freddi.
Nick aveva due modi per fare l’amore. Il Piano A era dirle quanto l’amava, accarezzarla dolcemente, talvolta troppo dolcemente, ma lei non protestava mai, anche perché prima o poi arrivava a esercitare la pressione giusta. Le baciava il collo, gli occhi, la punta delle dita, mentre proseguiva nel suo sottofondo romantico, quant’era bella, che donna speciale, che privilegio per lui essere dentro di lei.
Il Piano B era issarla sul granito blu, sollevarle la sottana, sfilarle gli slip mentre contemporaneamente chissà come riusciva ad aprirsi la patta, posarle le mani sulle spalle e piombarle dentro come un attacco alla trincea nemica.
All’inizio la eccitavano ugualmente A e B.
In seguito aveva perso il gusto del B.
In seguito lui aveva preteso solo il B.
Tutt’a un tratto vide il salame, il pane, senape e maionese come reperti. Spinse via il piatto, sollevò il ricevitore.
Questa volta le rispose una voce maschile: mezza età, colto.
«Dottor Boehlinger.»
Distaccato ma calmo. Dunque non sapevano ancora.
Il cuore di Petra correva; informare la madre sarebbe stato peggio?
«Dottore, sono il detective Connor del dipartimento di Polizia di Los…»
«Lisa.»
«Scusi?»
«È per Lisa, vero?»
«Temo di sì, dottore. È…»
«Morta?»
«Purtroppo, dottore…»
«Maledizione, maledizione, maledizione! Quel bastardo, quel lurido bastardo, quel bastardo!»
«Ma chi…»
«Lui, no? Quella spazzatura d’uomo che aveva sposato! Ce l’aveva detto! Ci aveva detto che se le fosse successo qualcosa, sarebbe stato lui! Oh Dio, la mia bambina! Oh, Gesù! No, no, no!»
«Sono deso…»
«L’ammazzo. Io l’ammazzo, quel bastardo! Oh Gesù, no, la mia bambina, la mia povera bambina!»
«Dottore», disse lei, ma non riuscì a fermarlo. Lui continuò a gridare e inveire e giurare vendetta in una voce la cui inflessione riusciva a rimanere incredibilmente quella di una persona colta.
Finalmente restò senza fiato.
«Dottor Boeh…»
«Mia moglie», sbottò lui, costernato. «Questa sera è fuori, è andata a quella dannata riunione degli ausiliari ospedalieri. Di solito capita a me di essere fuori, lei è sempre a casa. Lo sapevo! Lisa aveva paura di lui, io lo sapevo, ma mai avrei pensato che finisse così!»
Silenzio.
«Dottor Boehlinger?»
Nessuna risposta.
«Dottore? Sta bene?»
Altro silenzio, poi un «Cosa?» esile, strozzato e Petra capì che aveva pianto, stava cercando di mascherarlo.
«Cosa?» ripeté lui.
«So che è un momento terribile, dottore, ma se potessimo parlare per un…»
«Sì, sì, parliamo. Almeno finché non torna a casa mia moglie. Poi… Gesù… Che ore sono? Le undici meno venti. Anch’io sono appena tornato. Tutto il giorno a salvare la vita a un branco di imbecilli mentre la mia piccola…»
Petra trasalì assordata all’improvviso da un terribile scoppio di risa. Cercò qualcosa con cui tenerlo agganciato. «Lei è chirurgo, dottore?» gli chiese.
«Al pronto soccorso. Dirigo il pronto soccorso al Washington University Hospital. Come l’ha fatto?»
«Scusi?»
«Come. Il metodo. L’ha strangolata? Di solito i mariti uccidono le mogli sparandogli o strozzandole. Almeno così ho visto io. E lui? Come lo ha fatto?»
«Sua figlia è stata accoltellata, dottore, ma ancora non sappiamo chi…»
«Oh sì che lo sapete, mia cara… non ricordo più come si chiama. Sì, lo sapete per forza, lo sapete perché sono io a dirvelo. È stato lui. Inutile sprecare tempo a cercare. Arrestate quell’animale e avrete risolto il caso.»
«Dottore…»
«Ma lo vuole capire sì o no?» esplose Boehlinger. «Lui la picchiava! Lisa ci ha chiamato per dircelo. Un maledetto attore. Giusto un gradino sopra quello di una puttana! Troppo vecchio per lei, ma quando l’ha picchiata è stata l’ultima goccia.»
«Che cosa le ha raccontato Lisa dell’incidente?»
«Incidente!» ruggì lui. «Si era infuriato per non so che cosa e l’ha pestata. Lisa ci avvertiva che sarebbe stato in televisione, voleva che fossimo informati prima della trasmissione. Aveva detto che aveva paura di lui. Al pronto soccorso ne vedo un giorno sì e un giorno no, ma ritrovarsi con la propria figlia… Mi ha detto di essere detective, giusto? Signorina…»
«Connor. Sì, dottore, sono della polizia. E ho esperienza di violenza domestica.»
«Violenza domestica», ripeté Boehlinger. «Ci piace anestetizzarci con il politicamente corretto. Questo è pestaggio di moglie, altro che violenza domestica! Io sono sposato da trentaquattro anni e non ho mai alzato un dito su mia moglie! Prima l’abbindola con i suoi modi da principe azzurro, poi getta la maschera e diventa il signor Hyde. Aveva paura di lui, signorina Connor. Fifa blu. Per questo l’aveva lasciato. Noi l’avevamo scongiurata di tornare nell’Ohio, di non restare in quella melma psicopatica che c’è giù da voi. Ma non ha voluto, amava troppo il cinema, aveva la sua stramaledetta carriera! E guardi dove l’ha portata… Oh, Gesù, la mia bambina, la mia piccola!»
13
In preda a una vaga sensazione di nausea, ancora mezza stordita, Sharia Straight sedeva sul divano del trailer. Buell «Motor» Moran mangiava spezzatino freddo direttamente da un barattolo e finiva l’ultima birra. Sharia era ancora indolenzita, Moran era stato brutale con lei, prendendola da dietro, affondandole le dita nelle natiche. Trovò un barlume di lucidità e ricordò Billy.
Il suo caro bambino… Motor grugnì e disperse i suoi pensieri.
Gli piaceva farlo in quel modo perché così poteva stare in piedi, non doveva reggere il peso del corpo sulle mani o sforzare la schiena. L’unico vantaggio per lei era di non doverlo vedere in faccia.
Anche da dietro, puzzava. Come indumenti sporchi.
Tutta la sua vita puzzava come indumenti sporchi.
Le doleva la testa; la tequila le faceva male, specialmente quella robaccia che Motor comperava allo Stop ’n Shop. Meglio la birra, birra ed erba insieme erano il massimo, perché la facevano sentire distante dalle cose, ma non avevano più erba e lui si scolava tutta la birra.
Una bestia, Moran, un grande e grosso porco, cattivo e peloso, più grosso persino di papà. Ricordando le sue unghie nei fianchi, sapendo quant’erano nere, pensava: sporco, è sporco, anch’io sono sporca.
Era inevitabile che finisse così o c’era qualche altro modo…
Non lo sapeva, non lo sapeva.
Quella cosa calda e fetida che passava per aria all’interno del trailer era soffocante. Il pezzo di stoffa che aveva inchiodato sulla finestrella sopra il letto si era parzialmente staccato, ma vedeva solo una fettina di nero, tutti dormivano al parcheggio, doveva essere molto tardi… Che ora?
E che ora era dove si trovava Billy? Se si trovava da qualche parte e non…
Quattro mesi da quel giorno terribile e, quando glielo concedeva, il ricordo la trafiggeva come un coltello.
Il terrore di pensarlo morto.
Affettato da qualche maniaco.
Travolto da un camion su qualche strada solitaria. Quel corpicino, magro e bianco, così piccolo, era sempre stato piccolo salvo quando era appena nato e aveva quel bel faccino grasso… perché lei lo nutriva, non voleva smettere di allattarlo, nemmeno quando non veniva più fuori niente e i capezzoli le sanguinavano, ma le suore l’avevano costretta a smettere, una di loro, quella alta di cui aveva dimenticato il nome, le aveva ordinato: «Basta, ragazza. Avrai mille occasioni per sacrificarti».