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Chissà se la signora Boehlinger provava per Ramsey gli stessi sentimenti ostili manifestati dal marito?

Cercò di definire che opinione si era fatta lei di lui: sollecito nell’esibire un alibi e nel far loro sapere delle debolezze di Lisa; la telefonata al loro principale; quel discreto numero da dongiovanni che aveva recitato a suo beneficio esclusivo.

C’era puzza di egocentrismo, narcisismo. Bastava per presumere che fosse capace di perdere la testa se una donna lo contrariava o respingeva?

Difficile affermarlo, ma nella sua mente Ramsey non aveva fatto nulla per allontanare da sé il sospetto. Nonostante Ilse Eggermann, l’attore rimaneva l’indiziato principale.

S’immaginò uno scenario: Lisa, come Ilse Eggermann e come tante altre donne vittime di violenza, aveva ceduto alle insistenze del suo ex e accettato di vederlo. Un rianimarsi di antiche passioni o forse vulnerabilità femminile di fronte a una delle più affermate esche maschili: l’occasione di un franco chiarimento.

Perché in passato c’erano state reazioni chimiche tra loro e le reazioni chimiche non scompaiono, si attenuano. Perché i ricordi sanno essere selettivi e una donna non riesce a smettere di sperare che un uomo cambi.

Un appuntamento… dove? Un ristorante no, ci voleva qualcosa di più intimo. Romantico. Appartato.

Non andava bene nemmeno la casa a Calabasas, troppo rischioso. Anche se Greg Balch mentiva per proteggere il principale, avrebbe potuto accorgersene qualcun altro, il custode, un vicino. La cameriera.

Petra ricordò i modi sfuggenti di Estrella Flores. Meritava senza dubbio un secondo colloquio, ma come ottenerlo senza insospettire Ramsey? E c’era ancora un elemento fondamentale da includere nell’elenco: l’interrogatorio del guardiano di notte a RanchHaven. Un’omissione vistosa, ed ecco riapparire gli effetti negativi di un eccesso di diplomazia.

Quante cose da fare ancora… meglio tornare alla sua ricostruzione dell’ultimo appuntamento. Dove poteva aver portato Lisa?

Aveva forse un’altra casa, un nascondiglio per i fine settimana? Gli attori non avevano sempre un rifugio per i weekend?

Al mare? In montagna? Arrowhead, Big Bear? O su a nord, Santa Barbara, Santa Ynez. Erano tanti quelli dell’Industria ad aver aderito alla moda del ranch…

Se era al mare, la scelta più probabile era Malibu, onde lunghe, sabbia fine, che cosa poteva esserci di più romantico?

Prese nota di controllare tutte le proprietà immobiliari di Ramsey.

Per il momento si sarebbe accontentata della spiaggia. Immaginò la scena: Ramsey e Lisa su un comodo divano in una specie di scatola di vetri e legno con le fondamenta nella sabbia. Le tre C: champagne, caviale, coca. Magari un fuoco acceso a far da galeotto. Ramsey che ingrana il turbo del suo fascino.

Lisa che risponde? Il sexy vestitino nero le risale lungo le cosce? Reazioni chimiche… aiutate da uova di pesce, Móet Chandon e Medellin di prima qualità? O un altro genere di incentivo: il denaro. Lisa aveva un lavoro ma era ancora Ramsey a garantirle il grosso del reddito.

La compravendita dell’amore? La vecchia solfa di sempre? Petra si sentì rattristare, poi ricordò a se stessa che non doveva esprimere giudizi. Se il suo telefono avesse squillato in una sera di particolare solitudine e/o nostalgia e all’altro capo avesse udito la voce di Nick che la salutava: «Ehi, piccola…» Che cosa avrebbe fatto lei?

Avrebbe sbattuto la cornetta in faccia all’egoista a caccia di una scopata facile augurandosi di avergli fatto sanguinare l’orecchio.

Torniamo a Malibu. Scroscio di onde, tenere reminiscenze, scivolamento nell’intimità.

Ramsey fa la sua mossa.

Ma Lisa cambia idea, oppone resistenza, lo respinge.

Ramsey freme di collera, sente il desiderio di colpirla. Ma ricorda che lei lo ha già sputtanato in pubblico. Si trattiene.

Rimane calmo, l’accompagna a casa in macchina.

Da Malibu a Doheny Drive Hills offre un’alternativa, o la Pacific Coast Highway fino al Sunset o la superstrada attraverso la Valley, e poi giù per uno dei canyon. Ma invece di puntare a sud, continua in direzione est, magari per il Laurel Canyon e l’Hollywood Boulevard, su per la Western a Los Feliz, da lì al Griffith Park.

Poco traffico a quell’ora. Si reca al parcheggio. Lisa sa che c’è qualcosa che non va, cerca di scappare.

Lui la trattiene per un ultimo abbraccio.

Poi un bacio d’acciaio.

Niente violenza sessuale perché ha avuto un orgasmo al sangue.

A Petra sembrava potesse andare.

Dipendeva anche dalla capacità di Gregory Balch di mentire sull’alibi di Ramsey.

Avrebbe dovuto raccogliere altre informazioni anche su Balch. A suo tempo.

Senza togliere niente a Ilse Eggermann e a Karlheinz Lauch. Un caso analogo. Incredibile. Si figurò il ghigno di Schoelkopf. Il disgusto sul volto di Stu. Quand’era uscita, lui non aveva alzato gli occhi, aveva borbottato un saluto distratto.

Quella trovata del libro della biblioteca, così imprevista. Stu era un metodico coatto, superorganizzato. Forse non era il matrimonio, forse era l’ansia di carriera. L’occasione improvvisa di fare domanda per il grado e proprio in quel momento si ritrova incastrato in un caso senza speranza. Per Petra, un lavoro come un altro. Per lui, la vita o la morte.

L’avrebbe usata? L’avrebbe sacrificata se ne avesse avuto bisogno?

Per otto mesi avevano pattugliato insieme, mangiato insieme, lavorato gomito a gomito, Stu aveva trascorso con lei lo stesso tempo che dedicava a Kathy, qualche volta di più, e mai l’aveva sfiorata con un dito, mai le aveva rivolto un commento allusivo, nemmeno l’accenno più vago di un sottinteso.

Credeva di conoscerlo, ma otto mesi non erano un periodo molto lungo, vero?

Lei e Nick erano stati insieme per più di due anni, più o meno lo stesso che Lisa e Ramsey.

Uomini e donne…

Una volta, quando aveva quindici anni ed era a casa per le vacanze estive, si era svegliata all’una di una lunga notte in Arizona per aver sentito rumori immaginari. Poi aveva capito che era il vento caldo del deserto che frusciava lungo il fianco della casa. Nervosa, irrequieta, era uscita in corridoio, aveva visto la solita scheggia di luce sotto la porta dello studio del padre, aveva bussato, era entrata nella stanzetta buia e ingombra di reperti.

Papà era semisprofondato nella poltrona di quercia davanti alla sua Royal manuale, con un foglio bianco inserito nel rullo. Lui l’aveva vista e le aveva rivolto un sorriso spento e quando lei si era avvicinata aveva sentito l’odore dello scotch nel suo alito, aveva notato l’opacità dei suoi occhi e ne aveva approfittato come solo un’adolescente sa fare. Lo aveva indotto a parlare dell’argomento che più detestava. Della donna che era morta mettendo al mondo lei.

Sapeva di provocargli dolore, ma dannazione, aveva il diritto di sapere!

E lui aveva parlato, a voce bassa, lasciando scivolare le parole l’una nell’altra.

Aneddoti, ricordi, l’incontro dell’allampanato Kenneth Connor e dell’avvenente Maureen Mellwaine sul Long Island Ferry e lo sboccio dell’amore vero. Vecchie storie di sempre, ma lei non ne era mai sazia.

Quella notte era rimasta seduta ai suoi piedi sulle tavole imbarcate del pavimento di legno, immobile, in silenzio, timorosa che una qualsiasi distrazione lo inducesse a interrompersi.

Finalmente lui si era ammutolito, l’aveva guardata dall’alto, poi si era battuto le mani sul volto e lì le aveva tenute.

«Papà.»

Le mani gli erano ricadute in grembo. Quanta tristezza. «È tutto quello che ricordo, cara. Mamma era una donna splendida, ma…»

Poi aveva cominciato a piangere e aveva dovuto nascondersi di nuovo da lei.

Gli uomini si nascondevano quando piangevano.