«Frequentava uomini maturi dopo il divorzio?»
«A questa domanda non posso rispondere», si schermì Ramsey. «Ma so che prima che cominciassimo a frequentarci assiduamente aveva avuto due compagni maturi a Cleveland. Un dentista e un preside di medie superiori.»
«Maturi quanto?»
«Anziani. Più vecchi di me», rispose con un sorriso. «Quando si è messa con me scherzava dicendo che ero troppo giovane per lei. All’epoca aveva ventiquattro anni e io ne avevo quarantasette.»
Arrotondabili a cinquanta.
«Come si chiamavano questi altri due?»
«Onestamente non ricordo. Il preside era un certo Pete e mi pare che il dentista fosse Hal. O forse Hank. Era con Pete fino a poco prima che ci conoscessimo, hanno rotto il giorno del concorso… È dove l’ho vista la prima volta, si ricorda? Quando fu eletta Miss Simpatia.»
Petra annuì.
«È la senilità che mi frega.» Si batté il dito sulla testa. «Il lato positivo del morbo di Alzheimer è che ogni giorno conosci gente nuova.»
Pensando a suo padre e a come si era consumato, Petra fece uno sforzo per sorridere. Sintomi gravi a sessant’anni, uno dei casi più precoci che i medici avessero riscontrato. Una delle degenerazioni più veloci. Kenneth Connor, tornato polvere a sessantatré…
«Tutto bene?» chiese Ramsey.
«Scusi?»
«Per un momento mi è sembrata scossa… per quella battuta sull’Alzheimer? Era nel repertorio di Lisa… se l’ha trovata di cattivo gusto, devo…»
«No, non c’è problema, signor Ramsey», lo interruppe lei sconcertata. Che cosa le aveva letto sul volto? «Dunque a Lisa piacevano le barzellette.»
«Sì… Ha idea di quando potremo celebrare i funerali?»
«Questo dipende dal coroner, signor Ramsey. E dalle volontà dei familiari di Lisa.»
«Verranno a Los Angeles?»
«Non lo so, signore.»
«A proposito, è andata a finire che li ho chiamati di persona, ho pensato che dovessi parlarne direttamente io, che non fosse giusto lasciar fare a… a uno sconosciuto. Ma c’era la segreteria telefonica.»
«Ho sentito io il dottor Boehlinger.»
Lui corrugò la fronte. «Jack. Mi detesta. Da sempre. Probabilmente le avrà detto che sono un marito orrendo, che dovete assolutamente indagare su di me.»
Corda.
Petra attese.
«Un caratteraccio, ma un brav’uomo», commentò Ramsey. «Gli ha dato di volta il cervello quando Lisa ha sposato me.» Si toccò i baffi, tracciò una scriminatura al centro, si accarezzò quello di sinistra, poi quello di destra, li separò di nuovo.
«Non aveva approvato», disse Petra.
«È impazzito. Non è venuto al matrimonio. È stata una cerimonia modesta, civile, presso il loro country club, quello di Jack e Vivian. Vivian è venuta. E il fratello di Lisa, John… e il piccolo Jack, quello che lavora per la Mobil Oil in Arabia Saudita. È venuto anche lui. Non Jack padre, però. Lui mi ha chiamato una settimana prima, ha cercato di dissuadermi, ha detto che derubavo Lisa della sua gioventù, che meritava qualcosa di meglio, una famiglia vera, bambini, tutto come da manuale.»
«Lei non voleva figli?»
«Io non avevo niente in contrario, era Lisa a non volerne. Naturalmente a lui non l’ho detto. Ma Lisa me lo ha chiarito senza dubbi fin da! principio. Non aveva niente di casalingo, ma Jack vedeva per lei un futuro di moglie e madre modello. È un uomo dispotico. Un chirurgo, abituato a comandare. È stato molto esigente con Lisa, quand’era piccola.»
«Esigente in che modo?»
«Un perfezionista che le imponeva obiettivi ambiziosi. Lisa aveva il dovere di passare sempre a pieni voti, doveva partecipare a tutte le attività extrascolastiche, eccellere in ogni cosa. Mi raccontò che quando aveva dodici anni Jack le aveva comperato un cavallo e lei aveva dovuto imparare salto a ostacoli e dressage, aveva dovuto gareggiare anche quando non voleva. Non quanto ai concorsi di bellezza, però. Quella era un’idea di Vivian.»
«Faticoso», commentò Petra.
«Lisa diceva che era stato un inferno. Probabilmente è per questo che ha sposato me.»
«Cioè?»
«Quand’eravamo insieme poteva fare tutto quello che voleva. Certe volte…» Agitò una mano.
«Certe volte che cosa, signore?»
Ramsey si drizzò a sedere. «Certe volte penso di essere stato troppo indulgente e che lei abbia pensato che fosse per scarsa considerazione nei suoi confronti. Non voglio insegnarle io il suo mestiere, ma non vedo il senso di tutti questi… questi particolari biografici, detective Connor. Lisa è stata assassinata da un maniaco e noi siamo qui a parlare della sua infanzia.»
Sei stato tu a cominciare. «Non è sempre facile stabilire che cosa è rilevante, signore.»
«Be’, io non vedo a che cosa possa servire.»
Petra disegnò un ovale e tracciò una linea orizzontale a due terzi dalla cima.
Pochi altri tocchi di penna trasformarono la linea nei baffetti curati di Ramsey. Inserì gli occhi azzurri, li inclinò un po’ verso il basso, gli conferì un’espressione triste.
«Nessun’altra ragione perché il dottor Boehlinger le serbi rancore, a parte la differenza di età fra lei e Lisa?»
«Non so», rispose Ramsey. «Io e Jack non ci siamo mai azzuffati, quindi proprio non le so rispondere.»
«Nessun problema?»
«Nessuno… perché?»
«Mi ha fatto un accenno, signor Ramsey. Quella storia…»
«Ah, quella», tagliò corto Ramsey e ora Petra vide qualcosa di diverso nei suoi occhi. Durezza. Diffidenza. «Immaginavo che ci saremmo arrivati. Sa perché Lisa ha voluto rendere quell’episodio di dominio pubblico? A parte fare del male a me?»
«Perché, signore?»
«Soldi.»
«L’hanno pagata?»
«Quindicimila dollari. Lei lo definiva aggiungere la beffa al danno.»
«Doveva essere molto in collera con lei.»
«Altro che in collera. Lisa ha il carattere di Jack.»
Al presente, di nuovo. Come se fosse ancora lì con lui.
«Mi racconti dell’incidente, signor Ramsey.»
«Lei non guarda la TV?»
«Vorrei sapere com’è andata davvero.»
Lui spinse il mento in avanti, stringendo i denti. «Che cosa posso dire? Sono stato squallido, volgare, senza attenuanti, ci sto male ancora oggi. Eravamo usciti a cena, siamo tornati a casa, c’è stato un battibecco… non ricordo a quale proposito.»
Scommetto che ricordi benissimo, pensò Petra.
«L’atmosfera si è surriscaldata, Lisa ha cominciato a darmi spintoni, a colpirmi. Con la mano chiusa. Non era la prima volta. Io incassavo per via della differenza di taglia fra me e lei. Quella volta non lo feci. Non ho scusanti. Che cosa posso dire? Mi è scappata.»
Si guardò il pugno come stentando a credere che avesse provocato danni.
Petra ricordò la registrazione mandata in onda, l’occhio nero di Lisa, il labbro spaccato.
«Una volta sola?»
«Una volta sola», rispose lui. «Un’isolata, unica volta.» Scosse la testa. «Uno stupido momento di perdita di controllo ed è per sempre.»
Una descrizione che si adattava a qualsiasi omicidio.
«Mi sono sentito uno schifo, sudicio dentro, quando l’ho vista per terra. Ho cercato di aiutarla ad alzarsi, ma lei mi ha strillato in faccia di non toccarla. Ho provato a portarle un impacco di ghiaccio, ma lei non voleva avere niente a che fare con me. Così sono uscito verso lo stagno e quando sono rientrato la sua macchina non c’era più. È rimasta via quattro giorni. Durante quel periodo si è fatta intervistare per Inside Story. Ma a me non ha detto niente. Quand’è tornata a casa si è comportata come se andasse tutto bene. Poi, qualche giorno dopo, stavamo cenando e lei ha acceso la TV. Sorrideva. Siamo apparsi noi nella vasca da bagno e lei, con quel suo sorriso sulle labbra, mi dice: ‘La beffa dopo il danno, Cart. Non t’azzardare mai più’.»