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Bussò, non ottenne risposta, bussò di nuovo e Balch aprì.

Indossava una tuta di velluto, nera con inserti bianchi, e parve sinceramente sorpreso di vederla. Strano. Impossibile che Ramsey non lo avesse chiamato. Forse era un attore anche lui.

«Salve.» Le offrì una mano fiacca. «Si accomodi. Detective Conners, vero?»

«Connor.»

Le tenne la porta aperta. Petra entrò in un locale dal soffitto basso dal quale si passava in una seconda stanza attraverso una porta in quel momento aperta. Il secondo locale sembrava più grande del primo, disordinato, cumuli di carte sparse sulla moquette verde, scatoloni di cartone. Davanti a sé aveva un divano color oro e una vecchia scrivania di quercia ingombra di altre carte. I tramezzi di finto palissandro dalle venature smaccatamente artefatte erano ricoperti di fotografie, perlopiù in bianco e nero, del tipo di quelle che si vedono in tutte le tintorie della città, di grandi sorrisi aerografati di divi attuali e del passato, autografi inattendibili.

La star in questo caso era una sola. Ramsey cowboy, Ramsey agente di polizia, Ramsey soldato, Ramsey centurione romano. Un’immagine particolarmente ridicola del giovane H. Cart travestito da alieno: tuta di plastica corazzata con pettorali spropositati, antenne gommose che gli spuntavano da una capigliatura cotonata stile anni Sessanta. Niente baffi, grande e luminoso sorriso accattivante. Una passabile somiglianza con Sean Connery. Belloccio, ai suoi tempi.

In una fotografia a colori Ramsey era ritratto qualche decennio più tardi, in elegante giacca sportiva e dolcevita. La posa era da duro, con tanto di 9mm in pugno. Dack Price: The Adjustor.

Forse avrebbe fatto bene a guardare qualche episodio.

Stava per passare nel secondo locale quando notò qualcosa che confermò la sua ipotesi su Balch. In fondo alla parete, seminascosta dalla scrivania. Occupava, non per caso, sarebbe stata pronta a scommettere, un posto marginale nella galleria dei personaggi.

Una foto di Balch sui vent’anni e rotti. Anche lui niente male. Una ventina di chili in meno, capelli stinti dal sole, muscolatura dignitosa, come l’eroe di uno di quei film da spiaggia che andava a vedere per riderci sopra, un Tab Hunter, o un Troy Donahue.

Ma anche da giovane l’assistente di Ramsey mostrava un sorriso servile che avrebbe pregiudicato qualsiasi ambizione di celebrità.

«Antichità», si schermì Balch, un po’ imbarazzato. «Sai di essere vecchio quando non ti riconosci più.»

«Dunque lei recitava?»

«Non proprio. Dovrei togliere quella foto.» La tuta gli andava stretta sul ventre, larga al fondo dei calzoni. Scarpe sportive nuove, bianche. Ora che lo guardava meglio, vedeva che i capelli sottili erano un misto di biondo e bianco, tra i quali s’intravedeva la cute rosea.

«Le verso un caffè?» Le indicò l’altra stanza, fermo sulla porta, in attesa che lei lo precedesse.

«No grazie.» Petra entrò. Finalmente un paio di finestre, ma nascoste da tende di ciniglia del colore di giornali vecchi. Niente illuminazione naturale e la solitaria lampada che Balch aveva acceso sulla scrivania non era di grande aiuto.

Il caos era monumentale, fogli di carta per terra, seggiole in ordine serrato intorno a un altro tavolo di scarso valore, più grande, a forma di L. Registri, prontuari fiscali, prospetti aziendali, moduli. Sul lato corto del tavolo c’era la macchina del caffè, di plastica bianca macchiata di marrone. In un angolo una scatola della Kentucky Fried Chicken, con il coperchio intriso di grasso appoggiato poco distante. Uno scampolo di volatile impanato.

Un rozzo. Forse per quello Ramsey gli aveva assegnato una sede così squallida. O forse in quello consisteva l’essenza della loro relazione.

Tutti quegli anni a fargli da lacchè. Sarebbe riuscita a strappargli qualcosa? Se abitava in un luogo rinomato come Rolling Hills Estates, evidentemente Ramsey retribuiva bene la sua lealtà.

Balch le sgombrò una poltrona, gettando scartoffie in un angolo, e si sedette alla scrivania, intrecciandosi le dita sul ventre. «Dunque come va? Dico l’inchiesta.»

«Va.» Petra sorrise. «Ha qualche informazione che potrebbe essermi d’aiuto, signor Balch?»

«Io? Mi piacerebbe, sa, ancora non l’ho mandata giù.» Spostò la mascella da una parte all’altra. «Lisa era… una cara ragazza. Un caratterino, forse, ma fondamentalmente una gran brava persona.»

«Un caratterino?»

«Senta, so che ha saputo di quella volta che Cart l’ha colpita, quel cancan che hanno fatto in TV, ma è stata una sola volta. Non che lo giustifichi, è stato un brutto sbaglio. Ma Lisa aveva il suo caratterino. Non faceva che stuzzicarlo.»

Cercava di addossare colpe sulla vittima per scagionare il principale? Si rendeva conto che le stava offrendo un movente?

«Dunque aveva la tendenza a criticare il signor Ramsey?»

Balch si toccò la bocca. Gli si erano rimpiccioliti gli occhi. «Non sto dicendo che non andavano d’accordo. Si volevano bene. Dico solo che Lisa sapeva essere… che non mi era difficile immaginare… Ah, lasciamo perdere, che cosa ne so io, sto parlando a vanvera.»

«Riusciva a immaginarla in grado di far perdere veramente le staffe a qualcuno.»

«Chiunque può far uscire dai gangheri un’altra persona. Non c’entra niente con quello che è successo. È evidente che si tratta di un maniaco.»

«Perché dice così, signor Balch?»

«Il modo in cui… in cui l’ha fatto. Da completo fuori di testa.» Si portò la mano alla fronte, se la strofinò, come per cancellare un dolore. «Cart è ancora sconvolto.»

«Da quanto tempo vi conoscete, lei e Cart?»

«Siamo cresciuti insieme, nel nord dello stato di New York, abbiamo frequentato lo stesso liceo e lo stesso college a Syracuse, abbiamo giocato insieme a football. Lui era quarterback, davvero in gamba. L’avevano selezionato per passare al professionismo, ma si strappò i legamenti alla fine dell’ultima stagione con la squadra universitaria.»

«E lei?»

«Guardia.»

Quello che protegge il quarterback.

«Dunque è un’amicizia che dura da molto tempo.»

Balch sorrise. «Secoli. Prima che nascesse lei.»

«Siete venuti a Hollywood insieme?»

«Sì. Dopo la laurea, per una di quelle scorribande che si fanno prima di mettere la testa a posto. E anche per tirar su di morale Cart. Era molto giù per aver perso la possibilità di entrare nell’NFL. Suo padre aveva un negozio di ferramenta e voleva che Cart gli succedesse. Stava meditando di accontentarlo.»

«E lei?»

«Io?» Meravigliato che le interessasse. «Io ero laureato in economia e commercio, avevo qualche offerta da qualche studio, avevo intenzione di sostenere l’esame di stato per diventare commercialista.»

Petra contemplò la stalla in cui aveva insediato il suo ufficio. I contabili non erano proverbiali per la loro organizzazione?

«Allora come mai è finito a recitare?»

Balch si accarezzò i capelli chiari. «Fu una di quelle cose strane. Non proprio come Lana Turner allo Schwab’s… Conosce la storia o è troppo giovane?»

«La conosco», rispose Petra. Gliel’aveva raccontata suo padre. Il viaggio di nozze in California con la sua sposina. Kenneth Connor si era innamorato di L.A., vi aveva visto il sogno dell’antropologo. Guardami adesso, papà. A contarmela con i meno che grandi. A lavorarmi l’Industria.

«Vuol dire che lei e Cart foste scoperti?»

Balch sorrise di nuovo. «Non io, Cart. A raccontarla, sembra una sceneggiatura. Erano gli ultimi giorni, stavamo per ripartire per Syracuse e ci facevamo una birra insieme al Trader Vics, quello al Beverly Hilton. Questo prima che diventasse di proprietà di Merv. Fatto sta che ci avvicina uno sconosciuto e ci dice: ‘È da un po’ che vi tengo d’occhio, voi due giovanotti. Non è che vi andrebbe di recitare in un film?’ E ci dà il suo biglietto da visita. Noi pensiamo che sia un tentativo di truffa, o che magari quello sia un fro… un gay in cerca di compagnia. Ma l’indomani mattina Cart si ritrova il biglietto da visita tra le mani e dice: ‘Ehi, dai, telefoniamo, che ci costa?’ Il fatto è che stavamo per tornare a casa e cominciare a lavorare e ci sembrava stupido perdere l’occasione di qualche avventura. Così si scopre che il tizio era sul serio di un’agenzia di casting. Allora andammo a sostenere un provino e ottenemmo tutt’e due una parte. Ah, niente che valga la pena ricordare, nemmeno in film di serie B, parliamo pure di serie D. Un western. Confezionato appositamente per il circuito dei drive-in nel Sud.»