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«Il livello di radiazioni cresce velocemente» disse Lianne.

«Thor, raddoppia la velocità di ritirata» ordinò Keith. «Gli schermi di forza sono all’altezza?»

Lianne consultò una serie di dati. Scosse la testa. «Se continua ad aumentare così, no.»

Intanto sullo sfondo continuava l’altalena sonora. «Spegnete quel maledetto allarme» gridò Keith. Poi, rivolto al waldahud: «Jag?»

«È piatto» fu la risposta. «Sembra un muro di fuoco. Adesso ha un diametro di oltre mille chilometri. Milletrecento… Millesettecento…»

La luce di smeraldo dominava il cielo. Tutti gli umani si schermavano gli occhi con le mani.

All’improvviso un fascio di luce verde scaturì dalla parete, come una frustata di neon su uno sfondo notturno. Continuò a estendersi fino ad arrivare a 50 mila chilometri dalla scorciatoia.

«Dio mio» esclamò Rissa.

«Ditemi che non è un’arma» sbottò Jag alzandosi in piedi, e restando immobile con entrambe le coppie di braccia allacciate dietro la schiena. «Se non avessimo fatto arretrare la nave saremmo stati inceneriti.»

«Potrebbero essere… gli Sbattiporta?» suggerì Lianne.

Il fascio verde stava ora ricadendo verso il grande cerchio luminoso della scorciatoia. Mentre veniva riassorbito, si ruppe in infuocati segmenti lunghi migliaia di chilometri ciascuno.

«Thor, preparati a entrare in iperpropulsione al mio ordine» disse Keith.

«A tutte le stazioni: procedure per l’iperpropulsione» disse la voce di Lianne dagli altoparlanti.

«È un campo di forza di qualche tipo?» domandò Rissa.

«Improbabile» rispose Jag.

«Se quello è davvero lo scarico del motore» disse Keith «quella nave deve avere lo statopropulsore più grosso della storia, attaccato all’altra estremità.»

«Il diametro è di ottomila chilometri» intervenne Jag. Aveva già ricalibrato per due volte le unità di misura dei rilevatori. «Diecimila…»

«Thor, trenta secondi all’iperdrive!»

«Tutte le stazioni in preallarme» disse Lianne. «Iperdrive fra venticinque secondi, da adesso.»

Un’altra lingua di fiamme verdi scaturì dal cerchio in espansione. «Iperdrive fra quindici secondi» disse la voce di Lianne.

«Dio mio, quanto è grande!» sussurrò Rissa con un soffio di voce.

«Iperdrive fra cinque secondi… attivazione dell’iperdrive cancellata! Contrordine automatico!»

«Cosa? Perché?» Keith guardò i due occhi del computer centrale montati sulla sua postazione. «Che cosa succede, Phantom?»

“Il pozzo gravitazionale è troppo profondo per un sicuro inserimento nell’iperspazio” replicò il computer.

«Quale pozzo gravitazionale? Siamo nello spazio aperto!»

«Oh, Dio!» esclamò Jag. «È così grande da curvare lo spaziotempo.» Si alzò dalla sua postazione e avanzò trotterellando fino al centro del ponte. «Dimezza la luminosità del display.»

Le corde di Rombo schioccarono e la luminosità del gigantesco cerchio verde si attenuò, pur mantenendo l’ardente biancore di un’immagine sovraesposta.

«Dimezza ancora» sbottò Jag.

Vi fu un’ulteriore attenuazione. Jag tentò di esaminare l’immagine, ma la sua luminosità era ancora di gran lunga troppo elevata per occhi evolutisi sotto un tenue sole rosso. «Di più» ordinò.

La scena si oscurò ancora e all’improvviso la superficie verde mostrò qualche dettaglio: una sorta di granulosità fatta di zone più chiare e zone più scure.

«Non è una nave» dichiarò Jag, e sotto la voce tradotta da Phantom si udirono i singhiozzanti latrati che in waldahudar indicavano estrema stupefazione. «È una stella.»

«Ma è verde!» esclamò Rissa, sconcertata. «Non esistono stelle verdi.»

«Thor, propulsori a piena potenza» ordinò Keith. «Rotta di allontanamento perpendicolare alla scorciatoia. Sbrigati!»

Tornò a farsi udire l’ululato della sirena di allarme. «Allarme radiazioni livello due» gridò Lianne, sovrastando il suono.

«Schermi di forza al massimo» replicò Keith.

«O l’una o l’altra, capo» tuonò Thor. «La piena potenza non va d’accordo con gli schermi al massimo.»

«Priorità alla propulsione, allora. Portaci via di qua.»

«Se è una stella» disse Rissa «siamo decisamente troppo vicini.» Guardò Jag, che non fece commenti. «O mi sbaglio?» insisté.

Jag sollevò le spalle superiori. «Di gran lunga» rispose in tono sommesso.

«Se non saranno le radiazioni a friggerci, ci penserà il calore» commentò Rissa.

«Thor, puoi aumentare la velocità?» chiese Keith.

«No, capo. Il pozzo gravitazionale locale cresce troppo rapidamente.»

«Non faremmo meglio ad abbandonare la nave madre?» suggerì Lianne. «Navi più piccole forse riuscirebbero a sfuggire.»

«Perdonami, ma non è così» disse Rombo. «A parte il fatto che non abbiamo vascelli ausiliari a sufficienza per evacuare tutti, c’è anche da considerare che ben pochi di essi sono attrezzati con schermi adatti alla vicinanza di una stella.»

Lianne aveva la testa inclinata, segno che stava ascoltando una comunicazione privata sugli auricolari. «Direttore, arrivano messaggi da ogni parte della nave. Sta scoppiando il panico.»

«Contromisure standard per le radiazioni» ribatté secco Keith.

«Non basteranno» mormorò Jag tornando alla sua postazione.

Keith alzò lo sguardo verso Rissa. Uno dei monitor della donna mostrava lo schema della Starplex: due diamanti che si inserivano perpendicolarmente sul grande disco centrale. «Sarebbe possibile» domandò lei «far ruotare la Starplex fino ad avere il ponte oceano ad angolo retto con la nostra rotta?»

«Che differenza farebbe?» domandò Keith.

«Ci permetterebbe di usare l’acqua marina come schermo antiradiazioni. C’è uno strato d’acqua alto venticinque metri sul ponte, che garantirebbe un notevole isolamento.»

Sulla rete di Rombo le luci ammiccarono. «Sarebbe certamente d’aiuto… almeno per chi non si trova sul ponte oceano, o sotto.»

Parlò anche Lianne. «Se non faremo qualcosa saremo fritti tutti, sopra e sotto.»

Keith annuì. «Thor, ruota la Starplex come ha detto Rissa.»

«Razzi Acs accesi.»

«Lianne, prepara un piano di evacuazione per il personale dei ponti dal 31 al 70.»

La donna annuì.

«Phantom, apri l’intercom.»

“Intercom attivato.”

«Tutti facciano attenzione. Parla il direttore Lansing. Iniziare l’evacuazione dei ponti dal 31 al 70, seguendo le istruzioni di Karendaughter, responsabile delle operazioni interne. Allontanarsi dal toroide ingegneria, dai moli d’attracco, dalle stive e dai quattro moduli abitativi inferiori. Tutti si sposteranno nei moduli abitativi superiori. I delfini scelgano se allontanarsi dal ponte oceano o se raggiungere la superficie e non allontanarsene più. L’ordine è di muoversi in modo ordinato, ma muoversi! Fine messaggio, Phantom, traduci e trasmettilo a ciclo continuo.»

Nel display olografico si vedeva la superficie della stella gonfiarsi come una bolla.

«Il ritmo di apertura della scorciatoia sta accelerando» disse Jag. «Probabilmente ha impiegato un po’ di tempo per arrivare a questo livello perché all’inizio la stella era essenzialmente piatta, ma ora che la curvatura è evidente la velocità cresce di conseguenza.»

«Il livello di radiazioni sale con lo stesso ritmo della superficie» annunciò Lianne. Adesso un brillamento nella nostra direzione ci incenerirebbe.

«Stato dell’evacuazione» disse Keith, secco.

Lianne premette alcuni pulsanti, e ventiquattro immagini quadrate presero il posto di altrettante sezioni dell’ologramma stellare. Ciascuna mostrava una diversa scena vista dagli “occhi” di Phantom, e le scene continuavano a variare secondo un ciclo fisso che comprendeva tutte le telecamere del computer.