Quando si erano incontrati, nel 2070, lui aveva 22 anni, lei 20 e un corpo pieno di curve deliziose. Con l’età il suo corpo si era modificato seguendo il corso della natura; era ancora in forma, ma le proporzioni erano cambiate. A quell’epoca Keith non si sarebbe immaginato di poter trovare attraente una donna di 44 anni, ma con sua infinita sorpresa i suoi gusti erano cambiati con il trascorrere degli anni, e benché due decenni di matrimonio avessero indubbiamente attenuato le sue reazioni alla presenza di lei, quando gli capitava di vedere Rissa in una situazione insolita… con un vestito nuovo o mentre si allungava per raggiungere uno scaffale in alto, o con i capelli acconciati in una nuova pettinatura… ancora si sentiva mancare il respiro.
Invece…
Invece lui aveva dovuto pagare al tempo uno scotto, lo sapeva. I capelli se ne stavano andando. Sì, esistevano delle “cure” (che vergogna suggerire che una cosa naturale come la calvizie maschile dovesse essere curata!), ma ricorrervi gli sembrava inutile e sciocco. E, a parte questo, tutti si aspettavano che uno scienziato di mezza età fosse calvo: era scritto da qualche parte nel manuale della vita.
Il padre di Keith aveva mantenuto una folta chioma di capelli neri fino a quando era stato ucciso, all’età di 55 anni. Che avesse portato un parrucchino? Comunque, una scelta simile sarebbe stata impensabile per Keith.
Gli venne in mente Mandy Lee, una stellina degli olovideo di cui si era infatuato a dodici anni. Per lui, a quell’epoca, il massimo dell’eccitazione erano due tette formato gigante, probabilmente perché nessuna delle ragazze della sua classe ne era ancora dotata: erano un simbolo del mondo alieno e proibito della sessualità adulta. Ebbene, Mandy (soprannominata “sistema stellare binario” in qualche articolo della Guida Ov) era famosa proprio per il suo fisico. Keith aveva però perduto tutto il suo interesse quando aveva scoperto che le sue mammelle erano finte: non riusciva più a guardarla senza pensare agli impianti che si celavano sotto l’elastica pelle d’alabastro, e anche alle cicatrici (benché sapesse che i bisturi laser anabolizzanti non lasciavano alcuna traccia del loro passaggio). Comunque, lui non si sarebbe mai messo niente di finto sulla testa. Non avrebbe mai permesso che la gente lo guardasse e pensasse, “ehi, in realtà quel tizio è calvo, sapete”…
Dunque eccoli lì, Rissa Cervantes e Keith Lansing: ancora innamorati, anche se la passione della gioventù era stata sostituita da un affetto più sereno, più soddisfacente.
Eppure…
Eppure, maledizione, aveva appena 46 anni! Stava invecchiando, era sempre più calvo e brizzolato e non era mai stato con nessun’altra donna, a parte quei tre goffi incontri (così pochi!) al liceo e all’università. Tre più Rissa: totale, quattro. In media, meno di uno ogni dieci anni. Accidenti, pensò, perfino un waldahud può contare le mie donne sulle dita di una mano.
Keith sapeva che non avrebbe dovuto avere quei pensieri, sapeva che lui e Rissa possedevano qualcosa che la maggior parte della gente non raggiunge: una storia d’amore che cresce e si evolve col passare degli anni, una relazione solida, sicura, calda.
Eppure…
Eppure c’era Lianne Karendaughter. Come Mandy Lee, simbolo di bellezza della sua gioventù, Lianne aveva delicati lineamenti asiatici; c’era qualcosa nelle donne orientali che aveva sempre attratto Keith. E poi, anche se non sapeva quanti anni avesse Lianne esattamente, senza dubbio era più giovane di Rissa. Ovviamente, in qualità di direttore della nave Keith avrebbe potuto accedere con facilità ai dati personali di Lianne, ma non aveva il coraggio di farlo. Per l’amor di Dio… c’era la possibilità che avesse appena trent’anni. Lianne era salita a bordo l’ultima volta che erano passati da Tau Ceti e adesso, come responsabile delle operazioni interne, trascorreva spesso parecchie ore consecutive con Keith, sul ponte. Eppure, Keith si sorprendeva sempre a rimpiangere che quel tempo avesse una durata limitata.
Ancora non aveva fatto niente di stupido. Al contrario, riteneva di avere tutto sotto controllo anche se, introspettivo com’era, non era cieco a ciò che gli succedeva. Era la crisi della mezza età, il timore di avere perso la propria virilità. Cosa c’era di meglio, per allontanare quel timore, che portarsi a letto una donna bella e giovane?
Fantasie oziose, certo. Certo.
Si girò su un fianco dando le spalle a Rissa e si rannicchiò in posizione semifetale. Non desiderava ferire Rissa, ma se lei non ne avesse saputo niente…
“Maledizione, non essere stupido!” Lo scoprirebbe di sicuro. E dopo come avrebbe potuto guardarla ancora in faccia? E Saul, il loro ragazzo? Come avrebbe potuto guardare lui? Aveva visto suo figlio irradiare ammirazione per suo padre, lo aveva visto urlargli contro infuriato, ma mai guardarlo con disprezzo.
Se soltanto fosse riuscito a dormire un po’. Se soltanto avesse potuto smettere di tormentarsi.
Restò immobile con gli occhi spalancati, a fissare il buio.
Quando la Rum Runner fu attraccata, Lunga Bottiglia andò a rifocillarsi e Jag tornò sul ponte. Ora il waldahud si teneva eretto con l’aiuto di un bastone da passeggio riccamente intagliato, sempre meglio che procedere a quattro zampe. Keith, Rissa, Thor e Lianne avevano potuto dormire quella notte e Rombo, be’, gli ib non dormono, un fatto che fa sembrare doppiamente ingiusta la durata delle loro vite. In genere Jag faceva rapporto mettendosi di fronte alle sei postazioni, ma questa volta arrancò fino alla galleria é si lasciò cadere sulla sedia centrale costringendo gli altri a ruotare le postazioni per guardarlo.
Keith fissò il waldahud, in attesa. «Ebbene?»
Jag riordinò i pensieri, poi cominciò ad abbaiare. «Come alcuni di voi sanno, le stelle si suddividono in tre ampie categorie di età. Le stelle di prima generazione sono le più antiche dell’universo, e sono composte quasi completamente di idrogeno ed elio, i due elementi originari. Meno dello 0,02 per cento della loro materia è costituita da atomi più pesanti, prodotti ovviamente all’interno della stella dai suoi stessi processi di fusione nucleare. Quando queste stelle diventano nove o supernove, le nubi di polvere interstellare vengono arricchite da questi elementi più pesanti. Poiché le stelle di seconda generazione si condensano proprio da queste nubi di polvere, circa l’1 per cento o poco più della loro massa è costituita da metalli (“metalli”, in questo contesto, significa tutti gli elementi più pesanti dell’elio). Le stelle di terza generazione sono ancora più recenti: i soli dei tre mondi del Commonwealth sono tutti della terza generazione, così come tutte le stelle che nascono oggi, anche se ovviamente ci sono ancora in giro moltissime stelle di prima e seconda generazione. Le stelle di terza contengono circa il due per cento di metalli.»
Jag fece una pausa, e scrutò i presenti uno per uno. «Ebbene, questa stella» indicò con una delle braccia centrali il globo verde sulla sfera olografica «ha circa l’8 per cento di metalli, quattro volte la quantità presente in una normale stella di terza generazione. Quell’oggetto contiene così tanto ferro che varrebbe la pena di andare a estrarlo.»
«Qualche ipotesi sul colore verde?» domandò Keith.
«Non è proprio verde, ovviamente. Non più di quanto una stella rossa sia davvero rossa. Quasi tutte le stelle sono bianche, con appena una traccia di colore.» Con gli arti mediani fece un gesto come per abbracciare l’intero panorama stellato che li circondava. «D’abitudine Phantom colora le stelle sulla bolla olografica, assegnando loro colori basati sulle rispettive categorie di Hertzsprung-Russell. La stella là fuori ha appena un tocco di verde. La linea di assorbimento dominante, dovuta al suo contenuto di metalli, è più forte del calore di fondo, e questo indebolisce le emissioni nell’azzurro e nell’ultravioletto. Il risultato è che la maggior parte della luce stellare emessa si trova nella zona verde dello spettro.» La sua pelliccia si increspò. «Se non l’avessi vista con i miei quattro occhi, direi che una stella con un simile contenuto di metalli è impossibile nel nostro universo, considerata la sua età. Dev’essersi formata in condizioni locali decisamente improbabili…»