«Perdona l’interruzione, buon Jag» intervenne Rombo «ma ho captato un impulso tachionico.»
Keith fece ruotare la sedia e osservò la scorciatoia.
«Dèi» esclamò Jag, alzandosi in piedi. «La maggior parte delle stelle appartengono a sistemi “multipli”!»
«Non possiamo sopportare un altro passaggio ravvicinato» disse Lianne. «Saremo…»
Ma la scorciatoia aveva già smesso di espandersi, dopo aver espulso un oggetto di piccole dimensioni. L’apertura si era allargata solo fino al diametro di 70 centimetri prima di collassare in un punto invisibile.
«È un watson» annunciò Rombo. Una boa automatica di comunicazione. «Il suo radarfaro dice che viene dalla stazione Grand Central.»
«Attiva la ripetizione» ordinò Keith.
«È un messaggio in russo» precisò Rombo.
«Phantom, traduci.»
La voce del computer centrale riempì la stanza. “Valentina Ilianov. Provost. colonia di Nuova Pechino, per Keith Lansing, direttore della Starplex. Una stella nana rossa di classe M è uscita dalla scorciatoia di Tau Ceti. Fortunatamente è emersa in direzione opposta alla colonia. Finora non ha causato seri danni, anche se è stato molto difficile pilotare questo watson oltre la stella e fino al portale. Questo è il nostro terzo tentativo di raggiungervi. Siamo riusciti a prendere contatto con il centro di astrofisica di Rehbollo per chiedere consiglio, e abbiamo avuto l’incredibile notizia che anche dalla scorciatoia vicino a loro è sbucata una stella… una stella azzurra di classe B, per la precisione. Adesso stiamo prendendo contatto con tutte le altre scorciatoie attive per scoprire quanto sia estesa il fenomeno. Fine del messaggio.”
Keith contemplò il ponte, immerso nella verde luce stellare. «Santo Dio» mormorò.
9
«Io dico che siamo stati aggrediti» annunciò Thorald Magnor, alzandosi dalla postazione del Timone e andando a sedersi nella galleria, poche sedie più a destra di Jag. «Finora, a quanto pare, siamo stati fortunati, ma inserire una stella in un sistema può distruggere ogni forma di vita che lo abiti.»
Con le due braccia inferiori Jag fece il gesto waldahud che significa disaccordo. «La maggior parte delle scorciatoie si trova nello spazio interstellare» osservò. «Anche quella che chiamiamo “la scorciatoia di Tau Ceti” si trova in realtà a 37 miliardi di chilometri da quella stella, più di sei volte la distanza di Plutone dal Sole. Direi che in quindici casi su sedici, l’arrivo di una stella aggiuntiva non avrebbe che effetti minimi sui sistemi vicini e, poiché i mondi abitati sono scarsi e molto distanziati tra loro, le probabilità di provocare danni a breve termine su un pianeta dove esista la vita sono davvero limitate.»
«Ma queste stelle non potrebbero essere bombe?» domandò Lianne. «Tu stesso hai detto che la stella verde è molto insolita. Non potrebbe essere sul punto di esplodere?»
«Ho appena cominciato a studiarla» disse Jag «ma direi che la nuova arrivata ha davanti a sé almeno due miliardi di anni di vita. E le nane singole di classe M, come quella sbucata vicino a Tau Ceti, non vanno in nova.»
«Ma non potrebbero sconvolgere le nubi di Oort dei sistemi più vicini» suggerì Rissa «inviando piogge di comete sui pianeti interni? Ricordo una vecchia teoria secondo la quale una nana bruna battezzata Nemesis, mi sembra, sarebbe passata vicino al Sole scatenando un diluvio di comete alla fine del Cretaceo.»
«Alla fine però si scoprì che Nemesis non era mai esistita» disse Jag. «Anche in caso contrario, però, oggi ciascuna razza del Commonwealth possiede una tecnologia sufficiente a fronteggiare un numero ragionevole di corpi cometari… i quali, dopo tutto, impiegherebbero decenni se non secoli per giungere nelle zone interne del sistema. Non si tratta di una preoccupazione immediata.»
«Perché, allora?» domandò Thor. «Perché le stelle se ne vanno a spasso? E non dovremmo cercare di fermarle?»
«Fermarle?» Keith scoppiò a ridere. «E come?»
«Distruggendo le scorciatoie» replicò Thor, con la massima serietà.
Keith restò a bocca aperta. «Non sono sicuro che potremmo distruggerle. Jag?»
La pelliccia del waldahud ondeggiò pensosamente per qualche secondo. Quando i latrati arrivarono, erano sommessi. «Sì, in teoria un modo c’è.» Alzò la testa, ma evitò lo sguardo di Keith con entrambe le coppie di occhi. «Ai tempi in cui il primo contatto con gli umani non sembrava promettere bene, i nostri astrofisici ebbero l’incarico di scoprire un sistema per chiudere la scorciatoia di Tau Ceti, in caso di necessità.»
«Questa è una vergogna!» esclamò Lianne.
Jag guardò l’umana. «No, è buona politica di governo. Si deve essere pronti a ogni possibile sviluppo.»
«Ma distruggere la nostra scorciatoia!» disse Lianne, con i lineamenti alterati dalla rabbia.
«Non l’abbiamo fatto» replicò Jag.
«L’avete preso in considerazione, però! Se non volevate che noi avessimo accesso a Rehbollo dovevate distruggere la vostra scorciatoia, non la nostra.»
Keith si voltò verso la giovane donna. «Lianne» disse con dolcezza. Quando lei si girò, formò silenziosamente con le labbra la parola “calmati”. Poi si rivolse a Jag. «E avete trovato un modo per farlo? Per distruggere una scorciatoia?»
Jag sollevò le spalle superiori in segno di assenso. «Galf Kandaro em-Weel, mio sire, ha guidato il progetto. Le scorciatoie sono costrutti iperspaziali che estroflettono un punto di collegamento con lo spazio normale. Nell’iperspazio esiste un sistema di coordinate assoluto, è per questo che in esso non si applicano le restrizioni einsteiniane alla velocità: non è un mezzo relativistico. Lo spazio normale, invece, è relativistico e l’uscita, ovvero ciò che chiamiamo portale della scorciatoia, dev’essere ancorato “relativamente” a qualcosa che si trova nello spazio normale. Se si riesce a disorientare il punto di ancoraggio, cosicché nulla possa estroflettersi attraverso di esso dall’iperspazio, il punto dovrebbe evaporare in uno sbuffo di radiazione Cerenkov.»
«E come si fa a disorientare il punto di ancoraggio?» domandò Keith, in un tono che tradiva scetticismo.
«La chiave è il fatto che la scorciatoia è davvero un punto, fino a quando non si allarga per permettere a qualcosa di attraversarlo. Si potrebbe usare una schiera di generatori di gravità artificiale, disposti sfericamente intorno alla scorciatoia dormiente, per compensare la locale curvatura dello spaziotempo. Anche se quasi tutte le scorciatoie si trovano nello spazio interstellare, giacciono pur sempre nell’infossamento generato dalla galassia. Se si rimuove quell’infossamento, l’ancora non ha più niente cui agganciarsi e… puf!… sparisce. Dal momento che la scorciatoia dormiente è piccolissima, basterebbe una sfera di un paio di metri, purché di potenza adeguata.»
«La Starplex potrebbe fornire questa potenza?» chiese Rombo.
«Sì, senza difficoltà.»
«È incredibile» commentò Keith.
«In realtà no» disse Jag. «È la gravità la forza che piega lo spaziotempo: la gravità artificiale non fa altro che modificare queste pieghe. Nel mio sistema natale usavamo boe gravitazionali per appiattire localmente lo spaziotempo, in situazioni di emergenza, allo scopo di poter usare l’iperpropulsione anche in vicinanza del sole.»
«Come mai niente di tutto ciò è mai comparso sulla rete di astrofisica del Commonwealth?» domandò Lianne con freddezza.