«Non reagiscono identico» spiegò Occhio di Gatto. «Solo gravità uguale.»
«È vero» confermò Rissa. La sfera olografica mostrava una immagine ritoccata di Occhio di Gatto di fronte alle due file di computer.
«Tanti come noi» disse il matos.
«Sì, la maggior parte della materia è fatta come voi» replicò Rissa.
«Ignoro voi.»
«Non sapevi della nostra esistenza?»
«Insignificanti.»
«Sapevi che parte del nostro tipo di sostanza era viva?»
«No. Mai successo di cercare la vita “sui” pianeti. Siete così piccoli.»
«Vorremmo stabilire una relazione con voi» annunciò Rissa.
«Relazione?»
«Per reciproco beneficio. Uno più uno uguale due. Voi più noi uguale più di due.»
«Capito. Più della somma delle parti.»
Rissa sorrise. «Esattamente.»
«Relazione saggia.»
«Avete una parola per coloro con i quali intrattenete relazioni di reciproco beneficio?»
«Amici» rispose il matos, o almeno così Phantom tradusse la parola anche se era la prima volta che la riceveva. «Noi li chiamiamo amici.»
«Noi siamo amici» disse Rissa.
«Sì.»
«Il tipo di sostanza di cui siete fatti… quella che noi chiamiamo materia oscura… è tutta vivente?»
«No. Soltanto una piccola frazione.»
«Tu però hai detto che la materia oscura vivente esiste da moltissimo tempo.»
«Fin dall’inizio.»
«Dall’inizio di cosa?»
«Di… tutte le stelle insieme.»
«Della totalità di tutto? Noi lo chiamiamo universo.»
«Fin dall’inizio dell’universo.»
«C’è un elemento interessante, qui» disse Jag sedendosi alla sinistra di Keith. «Ovvero l’idea che l’universo abbia avuto un inizio… L’ha avuto, è chiaro, ma come fa lui a saperlo? Chiediglielo.»
«Com’era l’universo all’inizio?» domandò Rissa avvicinando la bocca al microfono.
«Compresso» disse il matos. «Piccolo oltre il piccolo. Unico luogo, nessun tempo.»
«L’atomo primordiale» commentò Jag. «Affascinante. Ed è corretto, ma mi domando come faccia una creatura simile a dedurlo.»
«Comunicano per mezzo di onde radio» disse Lianne, girandosi dalla postazione delle operazioni interne per guardare in faccia Jag. «Probabilmente hanno fatto lo stesso ragionamento che abbiamo fatto noi, basandosi sulla radiazione cosmica di fondo e sullo spostamento verso il rosso delle emissioni radio delle galassie più lontane.»
Jag sbuffò.
Rissa intanto continuava il dialogo. «Ci hai detto che né tu personalmente, Occhio di Gatto, né questo gruppo di matos è neanche lontanamente così vecchio. Come fai a sapere che i matos sono sempre esistiti, fin dall’inizio?»
«È necessario» rispose il matos.
Jag emise un latrato per liquidare l’argomentazione. «Filosofia, non scienza» disse. «Desiderano crederlo, ecco tutto.»
«Noi non esistiamo da un tempo così lungo» comunicò Rissa nel microfono a stelo. «Non abbiamo trovato nessuna prova dell’esistenza di vita, di qualunque tipo di vita purché fatta del nostro tipo di materia, che sia più antica di quattro miliardi di anni.» Phantom tradusse l’espressione temporale in una scala che il matos potesse comprendere.
«Come già detto, voi siete insignificanti.»
Jag abbaiò a Phantom. «Domanda: da che cosa deriva la traduzione “insignificante”?»
«Dalla matematica» rispose il computer, usando la lingua appropriata in ciascun auricolare. «Abbiamo stabilito che la differenza tra 3,7 e 4,0 è “significativa”, mentre che la differenza fra 3,99 e 4,00 è “non significativa” o “insignificante”.»
Jag guardò Rissa. «Dunque in questo contesto la parola potrebbe avere un valore differente. Potrebbe essere più metaforica… per esempio “ultimo arrivato” potrebbe essere reso con “non significativo”.»
Thor si girò a mezzo e rivolse al waldahud un sogghigno. «Non ti piace l’idea di non essere nemmeno preso in considerazione, eh?»
«Non essere rozzo, umano. Il fatto è che si deve essere molto cauti nel generalizzare l’uso di parole aliene. A parte questo, probabilmente lui si riferisce alla sonda che invia i segnali. Un oggetto di lunghezza inferiore a cinque metri può senz’altro essere definito insignificante.»
Rissa annuì e parlò nel microfono. «Quando dici che siamo insignificanti, ti riferisci alle nostre dimensioni?»
«Non alle dimensioni dell’oggetto parlante. Non alle dimensioni della parte che ha espulso l’oggetto parlante.»
«Con buona pace di chi pensava di averlo fatto fesso» disse Thor con un sogghigno. «Sa perfettamente che la sonda viene da questa nave.»
Rissa coprì con una mano il microfono, un gesto buono come un altro per indicare a Phantom che la trasmissione era momentaneamente interrotta. «Ritengo che non abbia importanza.» Tolse la mano e parlò di nuovo a Occhio di Gatto. «Siamo insignificanti perché non esistiamo da un tempo abbastanza lungo, in confronto a voi?»
«Non questione di lasso di tempo; questione di tempo assoluto. Noi qui dall’inizio, voi no. Per definizione noi siamo significativi, voi no. È ovvio.»
«Non sottoscrivo» disse Keith, in tono cordiale. «I bravi ragazzi non sono mai i primi, sono soltanto i migliori.»
Rissa coprì il microfono e guardò suo marito. «Malgrado questo, penso che dovremmo tenerci alla larga dalla filosofia finché non saremo più sereni gli uni con gli altri. Non vorrei tappargli la bocca con una frase involontariamente offensiva.»
Keith annuì.
Rissa tornò a parlare nel microfono. «Immagino che ci siano altre comunità di matos.»
«A miliardi.»
«Avete contatti con loro?»
«Sì.»
«I vostri segnali radio non sono potenti e hanno frequenze vicine a quella della radiazione cosmica di fondo: non dovrebbero essere percepibili a grande distanza.»
«Vero.»
«Allora come fate a mantenere i contatti con le altre comunità matos?»
«Radio-uno per le conversazioni locali. Radio-due per le comunicazioni tra comunità.»
Lianne si girò verso Rissa. «Ho sentito bene? Sta dicendo che i matos sono trasmettitori naturali di segnali radio iperspaziali?»
«Cerchiamo di scoprirlo» disse Rissa. Si chinò sul microfono. «Radio-uno viaggia alla stessa velocità della luce, giusto?»
«Sì.»
«Radio-due viaggia più veloce della luce, giusto?»
«Sì.»
«Cristo» esclamò Keith. «Se usano la radio iperspaziale, com’è che non abbiamo mai captato i loro segnali?»
«Esiste un numero infinito di livelli iperspaziali quantistici» osservò Lianne. «Nessuna razza del Commonwealth dispone della radio iperspaziale da più di cinquant’anni, e l’intero Commonwealth utilizza soltanto ottomila livelli quantistici. È senz’altro possibile che le nostre scelte non abbiano incrociato quelle dei matos.» Tornò a guardare Rissa. «Le nostre radio iperspaziali hanno bisogno di una quantità enorme di energia. Vale la pena di insistere sull’argomento: magari usano una tecnica meno dispendiosa.»
Rissa annuì. «Anche noi abbiamo un tipo di radio-due. Volete parlarci di come funziona la vostra?»
«Dire tutto» rispose Occhio di Gatto. «Ma poco da dire. Si pensa in un modo, e il pensiero è privato. Si pensa in un altro modo, e il pensiero è trasmesso come radio-uno. Si pensa in un terzo modo, più faticoso, e il pensiero è trasmesso come radio-due.»
Keith fece una risata. «È come chiedere a un essere umano di spiegare come fa a parlare: si parla, punto e basta. Sarebbe…»
“Mi scusi se la interrompo, dottor Lansing” disse Phantom “ma mi aveva chiesto di ricordare a lei e alla dottoressa Cervantes l’appuntamento delle 14.00.”
Keith impallidì.
«Accidenti» disse. Poi si rivolse a Rissa. «È ora.»