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«Svolgere il proprio servizio è il piacere più grande» disse Rombo.

«Okay, capo» disse Thor.

Jag mosse su e giù la testa, imitando il gesto umano. I waldahudin non dicono mai grazie, ma a Keith parve che il maiale fosse smodatamente compiaciuto.

17

Il ponte era tranquillo, le sei postazioni fluttuavano serene nella notte olografica. Erano le 05:00, tempo della nave. Mancava solo un’ora alla fine del servizio del turno delta.

Il ruolo di direttore era assegnato all’ib di nome Bicchiere da Vino; altri ib occupavano le postazioni delle operazioni interne e del Timone. Le scienze fisiche erano assegnate a distanza a un delfino di nome Anguria Scavata, alle scienze biologiche c’era un waldahud e alle operazioni esterne un’umana di nome Denna Van Hausen.

Una griglia di schermi di forza si irradiava verso il basso dal soffitto invisibile, creando tra le varie stazioni millimetrici strati di vuoto che impedivano la trasmissione del rumore. L’ib alle operazioni interne era impegnato in una conferenza olografica con le miniature fluttuanti di altri tre ib e con le teste senza corpo di tre waldahud. L’umana alle operazioni esterne stava leggendo un romanzo sul monitor.

All’improvviso i campi silenziatori scomparvero e cominciò a risuonare un allarme. “Astronave non identificata in avvicinamento” annunciò Phantom.

«Laggiù!» esclamò Van Hausen, indicando l’immagine della stella vicina. «È appena uscita da dietro la fotosfera.» Phantom mostrava la nave sconosciuta come un triangolino rosso; il vero velivolo era di gran lunga troppo piccolo per essere visibile a quella distanza.

«C’è qualche possibilità che sia solo un watson?» domandò Bicchiere da Vino in un accento britannico con sfumature cockney.

«No» rispose Van Hausen. «È grande almeno quanto una delle nostre sonde.»

Sulla ragnatela di Bicchiere da Vino brillarono alcune luci. «Diamogli un’occhiata» disse. L’ib alla postazione del Timone fece ruotare leggermente la nave, in modo che le ottiche a schiera del ponte 70 fossero dirette verso l’intruso. Apparve un contorno quadrato che si sovrapponeva in parte alla stella e al suo interno c’era un’immagine ingrandita. La nave in avvicinamento era illuminata su un lato dalla stella verde. L’altro lato era una silhouette nera, visibile soltanto perché eclissava le stelle sullo sfondo.

Bicchiere da Vino parlò a Kreet, il waldahud alla sua destra. «Sembra un progetto waldahud, con quel bozzolo-motore centrale, no?»

I waldahudin credevano che ogni nave, proprio come gli edifici e i veicoli, dovesse essere unica: non producevano niente in serie, sulla base dello stesso progetto. Kreet sollevò tutte e quattro le spalle. «Forse» disse.

«Qualche segnale dal radarfaro, Denna?» domandò Bicchiere da Vino.

«Se ce ne sono» rispose l’umana «si confondono nel rumore della stella.»

«Cerca di contattare la nave, per favore.»

«In trasmissione» disse Denna. «Ma sono ancora a più di 50 milioni di chilometri, ci vorranno quasi sei minuti per un’eventuale risposta e… Dio mio!»

Una seconda nave sbucò dal margine della stella verde. Era simile alla prima, quanto a grandezza, ma aveva un profilo diverso, più squadrato. Mostrava però anche il marchio di fabbrica waldahud, il bozzolo-motore centrale.

«È meglio chiamare Keith» disse Bicchiere da Vino.

Una serie di luci increspò la rete dell’ib alle operazioni interne. «Direttore Lansing, sul ponte!»

«Cerca di contattare anche la seconda nave» disse Bicchiere da Vino.

«Lo sto facendo» replicò Van Hausen. «E… Cristo, cercherò di contattare anche la terza!» Un’altra nave, per metà fuoco smeraldino riflesso dal metallo lucido e per metà più nera del nero, stava emergendo da dietro la stella. Un attimo più tardi apparvero la quarta e la quinta.

«È un’armata, dannazione» esclamò Van Hausen.

«Sono chiaramente navi waldahud» disse Anguria Scavata dalla vasca a sinistra della postazione scienze fisiche. «Gli scarichi dei propulsori sono una firma inconfondibile.»

«Ma che ci fanno qui cinque… sei, “otto”… otto vascelli waldahud?» domandò Bicchiere da Vino. «Denna, dove sono diretti?»

«Seguono una rotta parabolica intorno alla stella» rispose l’umana. «È difficile valutare con certezza dove abbiano intenzione di arrivare, ma l’attuale posizione della Starplex è a otto gradi dal progetto di rotta più probabile.»

«È a noi che puntano» disse Anguria Scavata. «Dobbiamo…»

Nell’ologramma comparve una porta e sul ponte fece irruzione un Keith Lansing non rasato, con i capelli ancora scomposti dal sonno.

«Mi spiace di averti svegliato così presto» disse Bicchiere da Vino, allontanandosi sulle sue ruote dalla postazione del direttore «ma abbiamo compagnia.»

Keith annuì all’ib, e attese che emergesse una multisedia dalla botola davanti alla sua consolle. Si era già plasmata per metà sulla conformazione umana mentre risaliva dal pavimento. Keith sedette. «Avete provato a contattarli?»

«Sì» rispose Denna. «Ma anche la più rapida delle risposte non può arrivare prima di… 48 secondi.»

«Sono navi waldahud, giusto?» s’informò Keith, mentre la sua postazione risaliva all’altezza da lui preferita.

«È probabile» confermò Bicchiere da Vino. «Anche se, ovviamente, le navi waldahud sono vendute in tutto il Commonwealth. Ai comandi potrebbe esserci chiunque.»

Keith si strofinò gli occhi per scacciare il sonno. «Come hanno fatto così tante navi ad arrivare senza che ce ne accorgessimo?»

«Devono essere emerse una alla volta dalla scorciatoia mentre la nostra visuale era bloccata dalla stella verde» rispose Bicchiere da Vino.

«Accidenti, ma certo» disse Keith. Consultò lo schema che riportava i nomi di chi si trovava alle varie postazioni. «Doppio Punto, fai venire qui Jag.»

L’ib alle operazioni interne sferzò con le sue corde il pannello di comando e, dopo un attimo, disse: «Jag ha dirottato le comunicazioni per lui a una casella vocale. È il suo periodo di sonno.»

«Sovrapponiti» ordinò Keith. «Fallo venire qui immediatamente. Denna, ci sono risposte ai nostri messaggi?»

«No.»

Keith lanciò uno sguardo agli orologi digitali luminosi che fluttuavano nel campo stellare. «È quasi ora del cambio di turno, comunque» disse. «Fate venire il turno alfa al completo» ordinò.

«Turno alfa, immediatamente a rapporto sul ponte» disse Doppio Punto. «Lianne Karendaughter, Thorald Magnor, Rombo, Jag e Clarissa Cervantes sul ponte, per favore.»

«Grazie» disse Keith. «Denna, apri un canale con tutte le navi in avvicinamento.»

«Fatto.»

«Parla G.K. Lansing, direttore del vascello di ricerca del Commonwealth Starplex. Dichiarate le vostre intenzioni, prego.»

«Sto trasmettendo» lo informò Denna. «Hanno già ridotto considerevolmente la distanza da noi. Se intendono rispondere a questo ultimo messaggio, avremo una replica fra tre minuti.»

Una porta si aprì nel punto dell’ologramma che mostrava l’ingrandimento incorniciato della nave in avvicinamento. Jag fece il suo ingresso, la pelliccia non ancora spazzolata. «Che guaio c’è?» chiese.

«Forse nessuno» rispose Keith «ma otto navi waldahud si stanno avvicinando alla Starplex. Sei al corrente del motivo?»

Le quattro spalle oscillarono su e giù. «Non ne ho idea.»

«Rifiutano di risponderci, e…»

«Ho detto che non ne ho idea.» Jag fece dietro front e scrutò l’ologramma nel punto in cui si trovava la porta. I quattro occhi cominciarono a muoversi in modo indipendente: ognuno osservava una nave diversa.