«Che tipo di navi sono?» domandò Keith. «Ricognitori?»
«Sarebbero della grandezza giusta» disse Jag.
«Quanto numerosi sono i loro equipaggi?»
«Le navi stellari non sono il mio campo» rispose Jag.
Keith guardò il waldahud alla postazione delle scienze biologiche. «Tu, laggiù… Kreet, giusto? Quante persone ci sono a bordo di quelle navi?»
«Sei, mi sembra» rispose Kreet. «No, di più.»
Due delle quattro porte del ponte si aprirono contemporaneamente: dalla prima entrò Thorald Magnor, dalla seconda Rissa Cervantes. L’ib e il waldahud cedettero loro le postazioni del Timone e delle scienze biologiche.
«Otto navi si stanno avvicinando alla Starplex» comunicò Keith a Rissa e a Thor.
Rissa annuì. «Phantom ci ha fatto un riassunto mentre eravamo per strada. Però nessuna avrebbe dovuto attraversare la scorciatoia senza il nostro preventivo assenso.» La donna era in piedi di fronte alla sua consolle, in attesa che la sedia si riconfigurasse.
«Forse sono arrivate qui per sbaglio» disse Thor, premendo alcuni tasti della sua consolle mentre una sedia emergeva dal ponte. «Quando viene attivata una nuova scorciatoia, gli angoli di avvicinamento accettabili per la destinazione selezionata diventano più stretti. Potrebbero aver fatto male i calcoli. Forse volevano arrivare da tutt’altra parte.»
«Un pilota può fare un errore» obiettò Keith. «Ma otto?»
«Il tempo di minima attesa è terminato» annunciò Denna. «Se avessero voluto rispondere al tuo ultimo messaggio, avrebbero potuto farlo.» Rombo era entrato un momento prima, ma si era accontentato di fermarsi accanto alla postazione delle operazioni esterne senza dare il cambio a Denna.
«Thor, se dessi l’ordine di andarcene da qui» domandò Keith «potremmo sfuggire a quelle navi?»
Thor si strinse nelle spalle. «Ne dubito. Hanno bloccato lo specchio della scorciatoia, quindi quella via ci è preclusa. E poi, li vedi quegli anelli intorno ai bozzoli-motore? Sono associati a motori waldahud iperspaziali di classe Gatob. È ovvio che nessuno può usare un motore a iperpropulsione così vicino alla stella verde ma, se tentassimo di andarcene, ben presto ci troveremmo in uno spazio abbastanza piatto per azionare gli iperpropulsori e a quel punto ci sarebbero addosso in un secondo.»
Keith aggrottò la fronte.
«Le navi si aprono a ventaglio» disse Thor. «A me sembra una formazione di attacco.»
«“Di attacco?”» esclamò Rombo, con le luci che impazzavano sulla rete.
«Messaggio in arrivo» disse Denna.
In un’altra parte dell’ologramma del cielo fu ritagliata una cornice lucente. Al suo interno comparve una faccia waldahud, bordata da una pelliccia marrone con strisce color rame. «Lansing, comandante della Starplex» disse la voce tradotta. «Io sono Gawst. Segnati il nome: Gawst.» Keith annuì: per un maschio waldahud, il credito era tutto. «Siamo venuti per scortare la Starplex nel suo ritorno attraverso la scorciatoia. La vostra nave…»
«Quanto ci vuole perché la risposta li raggiunga?» domandò Keith.
«…si arrenderà a noi.»
Denna consultò lo schermo. «Quarantatré secondi.»
«Se coopererete» continuò Gawst «né l’equipaggio né la nave subiranno alcun danno.»
«Thor, possiamo convincerli che stiamo puntando verso la scorciatoia con una certa traiettoria, poi cambiare direzione all’ultimo momento e uscire dove loro non se lo aspettano?»
L’ufficiale al Timone scosse la testa. «Quei piccoli ricognitori potrebbero farlo, ma la Starplex ha un volume di tre milioni di metri cubi. Non possiamo ballare il tip tap.»
«Quanto abbiamo prima che ci raggiungano?»
«Filano a un decimo di C» disse Thor. «Ci saranno addosso in meno di venti minuti.»
«Lansing a Gawst: la Starplex è di proprietà del Commonwealth. La vostra richiesta è respinta. Chiudo. Rombo, nel momento in cui riceveranno il nostro messaggio dimmelo.» Lianne Karendaughter arrivò a passo di carica. «Vorrei qualche suggerimento, ragazzi» disse Keith.
«Suggerimento numero uno» intervenne Lianne, prendendo posto. «Ritiriamoci. Più lontano arriviamo dalla scorciatoia e meno è probabile che ci possano costringere ad attraversarla.»
«Giusto. Thor, togliamoci…»
«Perdonami l’interruzione, Keith» s’intromise Rombo. «Ma il tuo messaggio è arrivato a destinazione.»
«Bene. Thor, togliamoci da qui. Propulsori a piena potenza.»
«Sposterò la nave con un certo angolo» disse Thor. «Meglio non entrare nel campo di materia oscura: sarebbe una corsa a ostacoli e le navi piccole se la caverebbero meglio della nostra.»
«Perfetto» disse Keith. «Rombo, vedi se riesci a mandare oltre Tau Ceti un Watson con il diario di bordo di oggi. Voglio avvertire il primo ministro Kenyatta.»
«Fatto. Da qui, però, ci vorrà più di un’ora perché arrivi alla scorciatoia, e… chiedo scusa, messaggio in arrivo da Gawst.»
«Lansing» disse Gawst «la Starplex è stata costruita nei cantieri di Rehbollo e lì è stata registrata, quindi è una proprietà waldahud. Evitiamo che la situazione diventi sgradevole. Una volta che la nave sarà tornata su Rehbollo rilasceremo tutti i membri dell’equipaggio per un immediato rimpatrio ai loro mondi di origine.»
«Risposta» sbottò Lansing. «La costruzione della Starplex è stata finanziata da tutti i mondi del Commonwealth e la sua registrazione è una semplice formalità: sulle registrazioni si deve indicare un mondo di origine. La vostra pretesa è respinta. Se sarà necessario, questa astronave si difenderà contro il vostro illegittimo sequestro. Chiudo.»
«Si difenderà?» ripeté Thor scuotendo la testa. «Keith, questa nave non è armata.»
«Lo so benissimo» ribatté Keith. «Lianne, dammi un inventario completo dell’equipaggiamento di bordo che può essere usato a scopo offensivo. Se non abbiamo niente che possa emettere raggi di energia, o scagliare oggetti o esplodere, voglio saperlo.»
«Ci sto lavorando» replicò Lianne, mentre le sue mani danzavano sulla consolle.
«La Starplex non è stata progettata per il volo acrobatico» disse Thor, parlando all’ologramma di Keith sopra la sua consolle. «In confronto a quei piccoli caccia arrancheremo come un ippopotamo in calore.»
«Allora combatteremo sul loro terreno» disse Keith. «Difenderemo la Starplex con le nostre sonde.» Diede un’occhiata alla lista che Lianne gli aveva appena inviato sul monitor numero tre: laser per prospezioni geologiche, esplosivi da miniera, tubi guida-massa per lanciare le sonde. «Lianne, organizzati con Rombo per far portare quanto più è possibile di questo materiale nelle nostre cinque sonde più veloci. Voglio che tutto sia caricato entro quindici minuti, non m’importa di quello che dovete fracassare per riuscirci.»
A quel punto Denna Van Hausen si allontanò dalla consolle delle operazioni esterne e al suo posto rotolò Rombo. Le corde di manipolazione sfrecciarono sui comandi e la rete di sensori di Rombo arrivò quasi ad avvolgere il pannello per avere un contatto più immediato con i comandi.
«Con un armamento raffazzonato» intervenne Thor «le nostre sonde non riusciranno certo a far fuori dei veri vascelli da combattimento.»
«Non penso affatto di farli fuori» ribatté Keith. «La Starplex è di costruzione waldahud, certo, ma non le nostre sonde.»
«Sono sicuro che saranno riluttanti ad aprire il fuoco su un veicolo ibese» disse Thor. «Però…»
«Non era a questo che pensavo» disse Keith. «A differenza dei vascelli in arrivo, le nostre sonde non sono state progettate da ingegneri waldahud.»
«Ah! E a pilotarle ci sono i delfini!» tuonò Thor.
«Appunto» disse Keith. «Phantom, comunicazione olografica diretta con Lunga Bottiglia, Pinna Sottile, Arpione Rubato, Occhio Storto, Fascia sul Fianco. Mi sentite?»