Gli ologrammi dei piloti delfini e dei loro artiglieri fluttuavano sopra la consolle di Keith. «Permettimi di impegnare la nave più vicina» suggerì Rissa, che era a bordo della Rum Runner con Lunga Bottiglia.
Keith tenne gli occhi chiusi per un secondo. Quando li riaprì, era arrivato a una decisione. «Fallo» disse.
«Fuoco sul bozzolo-motore» disse Rissa.
Phantom tracciò una linea rossa sulla sfera olografica per rappresentare l’invisibile raggio del laser geologico, scagliato dalla prua della Rum Runner a trafiggere la nave waldahud. Il raggio incise il bozzolo-motore nel senso della lunghezza e dalla nave fu eiettata una lingua di plasma.
«Ehi» esclamò Rissa con un sorriso di trionfo. «Tutto quel tempo passato a tirare con l’arco non è stato poi così inutile.»
«Gawst ha sparato ancora contro la Starplex» annunciò Thor. «E una delle altri navi punta contro la Rum Runner.»
«Allontanati da lì, Lunga Bottiglia» disse Keith. La Rum Runner fece una manovra identica alla capriola all’indietro di un delfino e completò la mossa azionando i laser in direzione della nave in arrivo, la quale sbandò per evitare ogni contatto con il raggio.
«La nave di Gawst ha due laser, uno a tribordo e uno a babordo» disse Thor. «E li sta usando entrambi sul nostro radiotelescopio inferiore… è in gamba, accidenti. Fa in modo che l’antenna parabolica focalizzi i raggi sulla nostra strumentazione.»
«Fai ballare la Starplex» disse Keith. «Liberati di lui.»
Le stelle sulla bolla olografica danzarono a destra e a sinistra.
«Ci è rimasto incollato» disse Thor. «Scommetto che… ehi, ce l’ha fatta. Anche con la massima schermatura un po’ dei suoi laser sono penetrati, e la parabolica ha focalizzato i raggi. Ha fatto fuori la schiera di sensori del ponte 70, e inoltre…»
La Starplex tremò e Keith ne fu sconvolto: su quella nave non aveva mai sentito un simile scossone. «I sette vascelli waldahud superstiti ci stanno sparando a turno» annunciò Thor.
«Keith a tutte le sonde: attaccate i waldahudin. Costringeteli a interrompere l’aggressione alla Starplex.»
«I nostri schermi cederanno fra sedici secondi» avvertì Lianne.
Nel display olografico Keith vide il PDQ e il Lunga Marcia aprire il fuoco su due navi waldahud. Contemporaneamente, i waldahudin cercavano di mantenere attivo un unico schermo di forza per proteggersi dagli aggressori mentre continuavano a far fuoco sulla Starplex, ma le imprevedibili manovre delle sonde rendevano impossibile mantenere lo schermo nella giusta angolazione. La luce delle esplosioni cominciò a oltrepassarlo.
Risuonò un allarme. “Imminente cedimento del campi di forza” annunciò Phantom.
All’improvviso, e silenziosamente, una delle navi waldahudin esplose. La Marc Garneau aveva rinunciato al suo bersaglio e si era portata sulla nave impegnata dalla PDQ, che sulla prua non era protetta da schermi di forza. Keith chinò il capo. I primi caduti della battaglia… e, considerato che i laser erano azionati a mano, nessuno avrebbe mai saputo se l’artigliere Helena Smith-Tate aveva preso volutamente di mira l’habitat o se aveva sbagliato il colpo contro il bozzolo-motore.
«Due fuori, ne restano sei» commentò Thor.
«Cedimento dei campi di forza» annunciò Lianne.
Le cinque navi pilotate dai delfini cominciarono a sfrecciare in ogni direzione, con le armi che sparavano a casaccio. Il display olografico si riempì di un intrico di raggi laser: rossi per le forze del Commonwealth, azzurri per gli aggressori.
In quel momento il vascello di Gawst cominciò a ruotare intorno all’asse poppa-prua, girando come un cacciavite. «Che diavolo sta facendo?» domandò Keith.
La risposta fu evidente quando Phantom disegnò i due raggi provenienti dai cannoni laser gemelli di Gawst: con la nave in rotazione, i raggi formavano un cilindro di luce coerente… trasformando una coppia di armi a effetto puntiforme in un dispositivo a largo raggio. Gawst puntava all’insù, verso la faccia inferiore del disco centrale, proprio sotto uno dei quattro generatori principali della nave.
«Se non commette qualche errore» disse Thor con ammirazione, malgrado tutto «riuscirà a estrarre il generatore numero 2 come un geologo farebbe con una carota di roccia.»
«Sposta la nave!» esclamò Keith.
Il campo stellare roteò. «Ci provo, ma Gawst ci ha agganciati con un raggio trattore…»
La nave sussultò ancora e un’altra sirena lanciò l’allarme. Lianne fece ruotare la sedia per portarsi faccia a faccia con Keith. «C’è una breccia sullo scafo interno, all’altezza del ponte 40, dove il fondo del ponte oceano si unisce al cilindro centrale. L’acqua sta scendendo attraverso il cilindro nei ponti inferiori.»
«Cristo!» esclamò Keith. «Che cos’avevano bevuto gli ib quando hanno installato i nuovi habitat inferiori?»
La rete di Rombo diventò nuovamente gialla di rabbia e i punti luminosi lampeggiarono infuocati. «Domando scusa?» sbottò.
Keith sollevò le mani. «Volevo solo dire che…»
«Il lavoro è stato eseguito “alla perfezione”» sillabò Rombo. «Ma i progettisti della nave non hanno mai pensato che avremmo affrontato una battaglia.»
«Sono spiacente» disse Keith. «Lianne, qual è la procedura in una situazione come questa?»
«Non esiste nessuna procedura» rispose Lianne. «Il ponte oceano è considerato a prova di falla.»
«È possibile contenere l’acqua con campi di forza?» suggerì Keith.
«Non per molto tempo» disse Lianne. «I campi di forza che usiamo nei moli d’attracco sono abbastanza intensi da mantenere l’aria alla giusta pressione contro il vuoto. Ma ogni metro cubo d’acqua ha una tonnellata di massa. Contro una pressione simile, soltanto gli emettitori di campo esterni alla nave potrebbero farcela, e anche se Gawst non li avesse sovraccaricati non ci sarebbe comunque modo di dirigerli all’interno. Se si spegne la gravità artificiale nel disco centrale e su tutti i ponti sottostanti, almeno l’acqua non si accumulerà in basso.»
«Buona idea» approvò Keith. «Lianne, provvedi.»
“Intervento di sicurezza” disse la voce di Phantom. “L’ordine è respinto.”
Keith lanciò un’occhiata alla coppia di telecamere di Phantom sulla sua consolle. «Che diavolo…?»
«È per gli ib» disse Rombo. «Il nostro sistema circolatorio è alimentato dalla gravità: se venisse spenta, noi moriremmo.»
«Maledizione! Lianne, quanto tempo ci vuole per far spostare tutti gli ib dai ponti 41-70 a quelli superiori?»
«Trentaquattro minuti.»
«Fai iniziare lo sgombero. E porta fuori dal ponte oceano tutti i delfini, ma di’ loro di portarsi dietro l’apparato respiratorio nel caso che dovessimo mandarli di sotto, nelle aree inondate.»
«Se fai cominciare l’evacuazione dal ponte 70» disse Thor «puoi togliere la gravità soltanto lì, all’inizio, e poi continuare con i ponti successivi.»
«Non farebbe nessuna differenza» affermò Lianne. «Ora che l’acqua fosse arrivata così lontano, avrebbe ormai abbastanza inerzia per continuare a muoversi verso il basso anche se non ci fosse più la gravità a farla cadere.»
«Ci sono rischi di corto circuito elettrico?» domandò Keith.
«Ho già spento tutti i sistemi elettrici nelle zone inondate» disse Lianne.
«Se il ponte oceano fosse completamente prosciugato, quanti ponti inferiori si riempirebbero con la sua acqua?» domandò Thor.
«Il cento per cento» rispose Lianne.
«Davvero?» esclamò Keith. «Accidenti!»
«Il ponte oceano contiene 686 mila metri cubi d’acqua» disse Lianne consultando i dati sul suo monitor. «Anche contando tutte le zone sigillate tra un ponte e l’altro, il volume complessivo della nave al di sotto del disco centrale è soltanto di 567 mila metri cubi.»