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La visuale cambiò mentre Lunga Bottiglia variava la rotta della Rum Runner. La stella verde alle spalle, la nave nemica di fronte, i matos a tribordo ma in avvicinamento sia da sopra sia da sotto. C’era un’unica via di fuga possibile. Lunga Bottiglia percosse con il muso i comandi. «Alla scorciatoia!» strillò con la sua voce acuta.

Rissa premette rapidamente vari tasti. Su uno dei suoi monitor comparve la mappa iperspaziale, con il gorgo di tachioni in evidenza intorno al punto di uscita.

«Più manovrabili siamo noi della Starplex» disse Lunga Bottiglia. «L’uscita possiamo scegliere.»

Rissa rifletté per mezzo secondo. «Hai idea di dove siano andati Keith e gli altri?»

«No. La scorciatoia ruota. Potrei replicare il loro angolo d’ingresso, ma non la scelta di tempo necessaria per uscire nello stesso luogo.»

«Allora andiamo a Nuova Pechino» disse Rissa. «È lì che la Starplex si dirigerà alla fine per le riparazioni… se potrà.»

Lunga Bottiglia si dimenò nel serbatoio, e la Rum Runner s’inarcò prima in su poi in giù, dirigendosi alla scorciatoia ondeggiando da sotto in su. «Entrata fra secondi cinque» disse.

Rissa trattenne il fiato. Sui monitor non si vedeva nulla, proprio nulla…

Un lampo color porpora.

Una diversa disposizione delle stelle.

Una grossa nave nera.

Una nave che sparava contro una flotta di vascelli delle Nazioni Unite.

Quattro… no, cinque!… carcasse senza vita roteavano nella notte, circondate da nubi di aria espulsa.

Il tutto era bagnato dalla luce sanguigna della nana rossa recentemente emersa da quella scorciatoia.

Le parole lampeggiarono davanti agli occhi di Rissa, come il titolo di un capitolo di libro di testo del futuro… “La disfatta di Tau Ceti”.

Le forze waldahud avevano attaccato la colonia terrestre, impadronendosi dell’unica scorciatoia che serviva lo spazio umano grazie a un gigantesco incrociatore da battaglia che aveva avuto facilmente ragione della navetta diplomatica che di norma stazionava in quel punto…

Un gigantesco incrociatore da battaglia che aveva tutti gli schermi di forza rivolti in avanti, per proteggersi dal fuoco di ritorno delle navi delle Nazioni Unite…

Un gigantesco incrociatore da battaglia che la Rum Runner aveva sorpreso alle spalle.

Rissa non aveva mai ucciso nessuno, prima. Non aveva nemmeno mai causato danni fisici, se non per errore. Non aveva…

“La disfatta di Tau Ceti”.

Afferrò le maniglie che servivano a dirigere il laser e avvicinò il dito al grilletto.

Lì non c’era Phantom a rendere visibile il raggio e la nave waldahud era troppo lontana perché lei potesse vedere il puntino rosso muoversi lungo il suo scafo…

Muoversi lungo i propulsori, i serbatoi del carburante…

Fenderli e strapparli…

Dare fuoco al carburante…

E poi…

Un globo di luce, come una supernova…

Il boccaporto di prua che diventava completamente nero…

Lunga Bottiglia fece una capriola all’indietro nel serbatoio, facendo allontanare la Rum Runner dalla sfera in espansione dei rottami.

Rissa allontanò le dita dal grilletto, mentre il vetro del boccaporto tornava a schiarirsi. Tremava da capo a piedi. Quanti waldahudin potevano esserci, in una nave di quelle dimensioni? Cento? Mille? Se l’idea era quella di puntare sul sistema solare e devastare la Terra, Marte e la Luna, i soldati ammassati a bordo potevano arrivare al numero di diecimila…

Tutti morti.

Morti.

C’erano altre navi waldahud nella zona, ma si trattava di piccole scialuppe monoposto. Il grande vascello nero doveva essere stato la nave-madre.

Rissa espirò rumorosamente.

«Hai agito bene» disse gentilmente Lunga Bottiglia. «Hai fatto solo il tuo dovere.»

Lei non disse nulla.

Ora le navi delle Nazioni Unite si stavano riorganizzando… Nuova Pechino, dopotutto, era una colonia umani-“delfini”… e cominciavano a dare la caccia alle navette waldahud più piccole. La Rum Runner sbandò appena quando passò attraverso alla nube di atmosfera espulsa dalla nave da battaglia.

La consolle di Rissa emise un trillo. Lei guardò la luce sul quadro comandi, rossa come una goccia di sangue, ma non mosse un muscolo. Lunga Bottiglia le lanciò una rapida occhiata, poi colpì col naso l’analogo comando nel serbatoio. Dagli altoparlanti uscì una voce di donna. “Da Liv Amundsen, comandante delle forze di polizia delle Nazioni Unite di Tau Ceti, alla nave ausiliaria della Starplex.” Rissa si girò verso i monitor. La nave della Amundsen era ancora lontana tre minuti luce, non aveva senso intavolare una conversazione. “Abbiamo identificato il segnale del vostro radarfaro. Grazie per l’arrivo così tempestivo. Abbiamo avuto gravi perdite, più di duecento morti, ma grazie a voi Nuova Pechino è salva. Scommetto che vi appiccicheranno una medaglia sul petto, chiunque voi siate. Chiudo.”

“Una medaglia” pensò Rissa. “Cristo, questi pensano alle medaglie.”

«Rissa?» la chiamò Lunga Bottiglia. «Vuoi che ci pensi io a…»

«No» ribatté Rissa, scuotendo la testa. «No, lo farò io.» Premette un pulsante. “Parla la dottoressa Clarissa Cervantes, dalla Rum Runner. Siamo qui in due, l’altro è il pilota: un delfino di nome Lunga Bottiglia. Anche la Starplex è stata attaccata da forze waldahudin, dopodiché è entrata nelle rete delle scorciatoie con destinazione sconosciuta. Potrebbe però richiedere un ricovero di emergenza in bacino di carenaggio. Potete pensarci voi?”

Rissa osservò le stelle andare alla deriva mentre attendeva che il segnale raggiungesse la nave della Amundsen e che la risposta fosse di ritorno. “Le forze waldahud furono respinte a Tau Ceti” diceva il libro di storia nella sua mente. Ma quale sarebbe stato il prossimo capitolo? Duecento abitanti della Terra e delle sue colonie erano morti… I delfini non credevano nella vendetta, ma gli umani vi avrebbero rinunciato? Si sarebbe risolto tutto in una scaramuccia o stava per scoppiare la madre di tutte le guerre?

“Negativo, dottoressa Cervantes” disse infine la voce della Amundsen. “Le attrezzature portuali sono state le prime a essere spazzate via dai waldahudin.” Ovvio, pensò Rissa. Si comincia sempre da Pearl Harbor. “Per la Starplex suggerisco i cantieri di Flatlandia, anche se dovrà usare la massima prudenza nell’attraversare la scorciatoia in quella direzione: sarà bene ricordarle che una stella di classe G sub-gigante è emersa poco tempo fa dalla scorciatoia. Per una nave piccola come la vostra, comunque, possiamo offrire servizi di riparazione anche qui.”

Rissa osservò i monitor. La battaglia non era ancora finita. I vascelli della polizia continuavano a scontrarsi con navette waldahud, anche se alcune di esse sembravano essersi arrese espellendo spontaneamente il bozzolo-motore.

«Ci serve carburante» disse Lunga Bottiglia a Rissa. «E i propulsori devono avere il tempo di raffreddarsi… li ho sfruttati oltre ogni limite.»

“Va bene” comunicò Rissa parlando nel microfono. “Arriviamo.” Fece un cenno a Lunga Bottiglia e subito lui ruotò nel serbatoio mettendo in movimento la nave. Rissa però continuava a sentire il cuore che le martellava nei petto. Chiuse gli occhi, cercando di non pensare a quel che aveva fatto.

19

«Lianne, rapporto sui danni» ordinò Keith.

«Quelli della battaglia sono ancora in elaborazione, ma il passaggio ad alta velocità nella scorciatoia non ha provocato nuovi problemi.»

«Perdite?»

Lianne scosse la testa, mentre con l’impianto auricolare ascoltava i vari rapporti. «Nessun morto. Però abbiamo parecchie fratture e un paio di commozioni cerebrali. Niente di preoccupante, comunque. E Jessica Fong è venuta fuori alla grande dal molo d’attracco 16, anche se piena di abrasioni e con un braccio e un’anca fratturati.»