Keith annuì, sospirando di sollievo. Alzò lo sguardo sulla bolla olografica, cercando di distinguere qualche dettaglio nel tenue spolverio di bianco contro il nero infinito. «Dio mio» disse sottovoce.
«Tutti gli dèi sono molto, molto lontani da qui» commentò Jag.
Thor si girò a guardarlo. «Siamo davvero nello spazio intergalattico?»
Jag sollevò le spalle superiori in segno di assenso.
«Ma… non ho mai sentito parlare di nessuna uscita così lontana» disse Lianne.
«Le scorciatoie non esistono da un tempo infinito» fece notare Jag. «E i segnali emessi da un portale situato nello spazio intergalattico potrebbero non avere ancora raggiunto i mondi del Commonwealth, anche viaggiando nell’iperspazio.»
«Ma come fa una scorciatoia a trovarsi a metà strada tra due galassie?» domandò Thor. «A che cosa è ancorata?»
«Ottima domanda» disse Jag, abbassando la testa per consultare la sua strumentazione. «Ah, ecco. Da’ un’occhiata allo scanner iperspaziale, Magnor.» C’è un grosso buco nero a circa sei anni luce da qui.
Thor emise un fischio sommesso. «Cambio subito rotta per stargli alla larga.»
«Può costituire un pericolo?» domandò Keith.
«Direi di no, capo. A meno che io non mi addormenti al volante.»
Jag azionò alcuni comandi e sulla olobolla comparve un’area riquadrata. Lo spazio al suo interno, però, era vuoto e nero esattamente come quello che lo circondava.
«In genere, intorno a un buco nero si forma un disco di accrescimento» disse Jag «ma qui fuori non c’è niente per alimentarlo.» Si azzittì per un istante. «La mia ipotesi è che si tratti di un buco nero antico… deve avere impiegato miliardi di anni per spingersi fin qui. Probabilmente è ciò che resta di un sistema stellare binario: quando la componente più grande è diventata una supernova, si è generato un impulso asimmetrico che ha spinto il buco nero risultante fuori dalla sua galassia d’origine.»
«Ma che cosa può avere attivato la scorciatoia?» si chiese Lianne.
Jag alzò tutte e quattro le spalle. «Il buco attira a sé qualunque forma di materia che si aggiri nei dintorni. È probabile che qualche oggetto, risucchiato in questa direzione dal buco, sia caduto invece dentro la scorciatoia.» Jag cercava di mantenere un atteggiamento disinvolto, ma era chiaro che perfino lui era rimasto scioccato da quello sviluppo della situazione. «Siamo stati davvero fortunati perché, con ogni probabilità, le scorciatoie nello spazio intergalattico sono rare come fango senza impronte.»
Keith guardò Thor sforzandosi di mantenere la voce tranquilla e controllata. Lui era il direttore e, per quanto la Starplex di solito somigliasse più a un laboratorio di ricerca che a un vascello marino, sapeva che tutti gli occhi erano puntati su di lui e in lui cercavano forza. «Qual è il tempo minimo per rientrare nella scorciatoia?» domandò. «E per ricongiungerci alla Rum Runner?»
«Abbiamo ancora gravi problemi con gli impianti elettrici» comunicò Lianne. «Non vorrei muovere la nave finché non si saranno tutti stabilizzati e ci vorranno tre ore per…»
«Tre ore!» esclamò Keith. «Ma…»
«Tenterò di ridurre i tempi» disse Lianne.
«E se nel frattempo inviassimo nella scorciatoia una sonda, per aiutare Rissa e Lunga Bottiglia?» suggerì Keith.
Nella stanza ci fu un istante di silenzio. Rombo rotolò alla postazione di comando e sfiorò delicatamente con una delle corde manipolatorie il braccio di Keith. «Non è possibile, amico mio» disse, e Phantom tradusse sussurrando la bassa intensità delle sue luci. “Non puoi mettere in pericolo un’altra nave.”
Il direttore sono io, pensò Keith. Posso fare tutto ciò che voglio, maledizione. Scosse la testa, cercando di recuperare il controllo di sé. Se succedeva qualcosa a Rissa…
«Hai ragione» disse infine. «Grazie.» Sentì il cuore accelerare i battiti mentre si girava verso Jag. «Dovrei farti rimettere subito agli arresti, razza di…»
«Maiale» completò Jag, e il latrato sottostante fu un’eccellente imitazione della parola terrestre. «Vai avanti, dillo.»
«Mia moglie è là fuori, chissà dove. Forse è morta, insieme con Lunga Bottiglia. Che diavolo avevi intenzione di ottenere?»
«Non ammetto nulla.»
«I danni a questa nave ammontano a miliardi. Il Commonwealth si rifarà su di te, di questo puoi stare certo…»
«Non sarai mai in grado di dimostrare che la mia richiesta di spostare la Starplex abbia qualcosa a che fare con ciò che è accaduto in seguito. Puoi insultarmi quanto vuoi, umano, ma perfino i vostri rozzi tribunali richiedono prove per sostenere un’accusa. La creatura di materia oscura che desideravo esaminare lasciava davvero un’insolita impronta iperspaziale, gli astronomi potranno confermarlo. Ed era davvero invisibile dal punto di osservazione della Starplex, prima dello spostamento.»
«Avevi detto che il matos stava per riprodursi. Invece non ha fatto niente del genere.»
«Il tuo guaio è quello di essere un sociologo, Lansing. A noi fisici capita più spesso di dover affrontare la realtà, cioè il fatto che alcune delle nostre teorie siano sconfessate dagli eventi.»
«Era un trucco per…»
«Era un esperimento, qualunque altra conclusione è opinabile. Se insisti in queste accuse ti farò incriminare per diffamazione.»
«Bastardo. Se Rissa morirà…»
«Se la dottoressa Cervantes dovesse morire ne sarei dispiaciuto. Non le auguro alcun male. Tuttavia, per quel che ne sappiamo, lei e Lunga Bottiglia hanno attraversato la scorciatoia e ora sono in salvo. Sono i “miei” compatrioti a essere morti oggi, non i tuoi.»
Lianne parlò con voce dolce, dalla sua consolle. «Ha ragione lui, Keith. Abbiamo perso delle attrezzature e parecchie persone sono rimaste ferite, ma nessun membro dell’equipaggio della Starplex è morto.»
«A parte, forse, Rissa e Lunga Bottiglia» esclamò Keith. Fece un respiro profondo, cercando di calmarsi. «L’avete fatto per i soldi, vero, Jag? Fra tutti i mondi del Commonwealth, Rehbollo è stato quello colpito più duramente dal punto di vista economico a causa dell’apertura del commercio interstellare. Voi non avete mai costruito due oggetti nello stesso…»
«Sarebbe un affronto al dio degli artigiani!»
«Sarebbe soltanto efficiente, cosa che le vostre industrie e i vostri operai non sono. Così avete pensato di rimpolpare le vostre casse planetarie: anche smontata a pezzi, la Starplex ha un valore di triliardi… e c’è un sacco di gloria in un’azione simile. E se per caso la sua confisca avesse scatenato una guerra, be’… che c’è di meglio di una piccola guerra per ridare fiato all’economia?»
«Nessun essere sano di mente desidera la guerra» disse Jag.
«Phantom» sbottò Keith. «Jag è nuovamente agli arresti domiciliari.»
“Registrato.”
«Questo atto potrà compiacere il tuo spirito punitivo» abbaiò Jag «ma questo è ancora un vascello scientifico, e noi siamo i primi esseri del Commonwealth a vedere lo spazio intergalattico. Dobbiamo determinare la nostra posizione esatta, e io sono la persona più qualificata per svolgere questo compito. Annulla l’ordine di arresto e smettila di berciare. Provvederò io a calcolare dove ci troviamo.»
«Capo» intervenne Thor, con gentilezza. «Lo sai anche tu che è vero. Permettigli di darci una mano.»
Keith attese qualche istante per fare sbollire la rabbia, poi annuì seccamente ma senza aggiungere nessun ordine. Così Thor disse ad alta voce: «Phantom, annulla gli arresti domiciliari per Jag.»
“L’annullamento richiede l’autorizzazione del direttore Lansing.”
Keith espirò rumorosamente. «Va bene così, Phantom. Però controlla tutti gli ordini che impartisce e se qualcuno non sembra in relazione con l’obiettivo di determinare la nostra posizione, notificamelo immediatamente.»
“Registrato. Fine degli arresti domiciliari.”