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Keith spense il microfono. «E le altre galassie? Hai detto che tre quarti di tutte le galassie sono a spirale.»

Jag si esibì nella doppia scrollata di spalle waldahud. «Chiediglielo.»

«Avete trasformato in spirali anche le altre galassie?»

«Non noi. Altri.»

«Voglio dire, altri della vostra razza trasformano le galassie in spirali?»

«Sì.»

«Perché?»

«Guardale. Sono eleganti. Sono… sono… una cosa per esprimersi non matematicamente.»

«Arte» disse Keith.

«Sì, arte» confermò Occhio di Gatto.

Avendo abbandonato la sedia, Jag si lasciò cadere a quattro zampe. Keith non l’aveva mai visto fare una cosa simile. «Dèi» abbaiò in tono sommesso. «Dèi!»

«Be’, questo riempie certamente la lacuna teorica di cui parlavi» commentò Keith. «Spiega perfino un particolare cui hai accennato, il fatto che le galassie antiche sembrino ruotare più rapidamente di quanto prevede la teoria: sono state messe in rotazione artificialmente, perché estroflettessero i bracci della spirale.»

«No, no, no» latrò Jag. «No, non capisci? Non lo vedi? Non si tratta semplicemente del meccanismo di formazione delle galassie che ha finalmente trovato spiegazione. A loro dobbiamo tutto, tutto!» Il waldahud si afferrò a una delle gambe di metallo della consolle di Keith e si tirò in piedi su due gambe. «Te l’ho già detto: molecole geneticamente stabili sarebbero state impossibili in un ammasso di stelle troppo ravvicinate, a causa dei livelli di radioattività. È solo perché i nostri mondi si trovano lontano dal nucleo, all’esterno, nei bracci a spirale, che in essi si è potuta formare la vita. Noi esistiamo… e con noi ogni forma di vita costituita da ciò che arrogantemente chiamiamo “materia normale”… semplicemente perché le creature di materia oscura si sono messe a giocare con le stelle e le hanno spostate in eleganti forme a spirale.»

Thor si era girato a guardare Jag. «Ma le galassie più grandi dell’universo sono ellittiche, non a spirale.»

Jag sollevò le spalle superiori. «È vero. Forse plasmare quelle era uno sforzo troppo grande, oppure richiedeva troppo tempo. Anche disponendo di un sistema di comunicazione più veloce della luce, la radio-due, ci vogliono comunque decine di migliaia di anni perché un segnale giunga da un capo all’altro di una galassia ellittica gigante. Forse è troppo, per uno sforzo di gruppo. Ma per le galassie di media grandezza, come la nostra o Andromeda… be’, qualunque artista predilige una certa scala di grandezza, no? Una tela di certe dimensioni, o magari preferisce le novelle ai romanzi. Le galassie di media grandezza sono la materia prima… e… e “noi” siamo il messaggio.»

Thor faceva cenno di sì con la testa. «Cristo, ha ragione.» Guardò Keith. «Ricordi quel che ha detto Occhio di Gatto quando gli hai chiesto perché aveva tentato di ucciderci? Ha risposto: “Fatto voi. Non fatto voi.” Lo diceva anche mio padre, quando era arrabbiato: io ti ho messo al mondo, ragazzo, e io dal mondo ti posso togliere. Loro lo sanno. I matos sanno che sono state le loro azioni a rendere possibile il nostro tipo di vita.»

Jag stava per perdere nuovamente l’equilibrio. Infine cedette e cadde di nuovo a quattro zampe, in una posizione che lo faceva sembrare un centauro grassoccio. «A proposito di umiliazioni» disse. «Questa è la più grande di tutte. All’inizio, ciascuna delle razze del Commonwealth pensava che il suo mondo fosse al centro dell’universo. Ovviamente non era vero. In seguito abbiamo stabilito attraverso il ragionamento che doveva esistere la materia oscura, e in un certo senso questo è stato ancora più umiliante. Significava, infatti, che non soltanto non eravamo al centro dell’universo, ma che non eravamo nemmeno fatti di ciò che costituiva la maggior parte dell’universo! Siamo come la schiuma sulla superficie di uno stagno che osa pensare di essere più importante di tutta la gran quantità d’acqua che costituisce lo stagno stesso. E ora questo!» La pelliccia gli vibrava per l’emozione. «Ricordi che cosa ti ha risposto Occhio di Gatto quando gli hai chiesto quanto tempo fa è sorta la vita di materia oscura? “Fin dall’inizio di tutte le stelle insieme” ha risposto. Dall’inizio dell’universo.»

Keith annuì.

«Ha detto che loro “dovevano” esistere già allora… dovevano!» La pelliccia di Jag era tutta arricciata. «Io avevo pensato che fosse una posizione filosofica, invece era la verità letterale: la vita doveva esistere fin dall’inizio dell’universo, o almeno da quando ne ha avuto fisicamente la possibilità.»

Keith fissò Jag. «Non capisco.»

«Quanto siamo sciocchi, e arroganti!» esclamò Jag. «Davvero non capisci? Fino a questo giorno, malgrado tutte le umilianti lezioni che l’universo ci ha impartito, ancora ci sforzavamo di riservare a noi un ruolo importante nella creazione. Abbiamo elaborato teorie cosmologiche secondo le quali l’universo era destinato a dare origine a noi, che era obbligato a evolvere una vita come la nostra. Gli umani lo chiamano “principio antropico”, la mia gente lo definisce il principio “aj-waldahudigralt”, ma non fa differenza: non è che il disperato e profondamente radicato bisogno di credere di essere significativi, di essere importanti.

«Nella fisica quantistica si parla del gatto di Schroedinger, o del kestoor di Teg… l’idea che ogni cosa sia fatta di semplici potenzialità, di fronti d’onda, che non prendono consistenza finché qualcuno di noi qualificati osservatori non piomba nei paraggi, crea un picco, e, attraverso il processo dell’osservazione, provoca il collasso del fronte d’onda. Noi in realtà consentiamo a noi stessi di credere che l’universo funziona davvero così… anche se sappiamo benissimo che l’universo ha miliardi di anni e nessuna delle nostre razze è qui da più di un milione di anni.

«Sì» abbaiò Jag «la fisica quantistica richiede osservatori qualificati. Sì, è necessaria l’intelligenza per determinare quali potenzialità diventano realtà. Ma nella nostra arroganza abbiamo pensato che l’universo potesse funzionare per 15 miliardi di anni senza di noi, e che tuttavia fosse stato congegnato chissà come per dare origine proprio a noi. Quale hubris! Gli osservatori intelligenti non siamo noi… piccole creature isolate su un manipolo di mondi nell’immensa vastità dello spazio. Gli osservatori intelligenti sono gli esseri di materia oscura. Per miliardi di anni hanno messo in rotazione le galassie, dando loro una forma a spirale. Sono il loro intelletto, le loro osservazioni, la loro consapevolezza che guidano l’universo, che danno realtà concreta alle potenzialità quantistiche. Noi siamo ‘niente’… nient’altro che un fenomeno recente, locale, un granello di polvere in un universo che non ha bisogno di noi e che non si cura della nostra esistenza. Occhio di Gatto aveva assolutamente ragione quando ha detto che siamo insignificanti. Questo è il ‘loro’ universo, l’universo dei matos. Loro l’hanno fatto, e hanno fatto anche noi!»

25

Keith era seduto nel suo ufficio sul ponte 14, e leggeva le ultime notizie da Tau Ceti. I rapporti erano telegrafici, ma mettevano in chiaro che su Rehbollo le forze fedeli alla regina Trath avevano soffocato l’insurrezione contro di lei e avevano giustiziato sommariamente 27 cospiratori secondo il metodo tradizionale, cioè gettandoli nel fango bollente.

Keith spense il blocco-dati. Quella storia metteva a dura prova la sua credulità… non c’era mai stata nessuna rivolta su Rehbollo. Poteva anche essere tutto vero, ma più probabilmente si trattava del disperato tentativo del governo di prendere le distanze da un’iniziativa finita male.