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Epilogo

Ormai erano settimane che Keith Lansing dormiva benissimo. Ora giaceva nel letto, vicino alla sua bella moglie, mentre il sonno scivolava via da lui. Che importanza aveva se lui, Rissa, Jag, Lunga Bottiglia e Rombo e tutti gli altri miliardi di cittadini del Commonwealth non contavano nulla in quel folle universo? Che importanza aveva se tutti loro erano soltanto un retropensiero, un sottoprodotto inaspettato dell’arte della materia oscura? Un giorno sarebbero stati loro a contare… sarebbero stati gli unici a contare…

Keith si svegliò di colpo. Spostò la plasticarta che copriva l’orologio: erano le 01:43. Si alzò a sedere nel letto e ascoltò il lieve rumore di statica che Phantom trasmetteva dagli altoparlanti della stanza.

“Cristo” pensò. “Gesù Cristo.”

Quei miliardi di stelle in arrivo dal futuro avrebbero cambiato il passato… l’avrebbero cambiato radicalmente, caoticamente. Non sarebbe stato possibile che la linea temporale si ripiegasse sul percorso originario… non era possibile che quel passato desse origine allo stesso futuro. I paradossi erano inevitabili, a meno che…

A meno che non fosse tornato indietro nel tempo lui stesso, fino a un tempo precedente all’arrivo della prima materia dal futuro. Keith sentì i battiti del cuore accelerare. Tutte le creature del lontano futuro devono essere già qui, chissà dove, nel presente.

Ricordò le fotografie di quella liscia palla di metallo, il metallo che un tempo era stato il “boomerang” inviato da Tau Ceti alla scorciatoia di Tejat Posterior, metallo alterato da una scienza incredibilmente avanzata.

Gli Sbattiporta avevano davvero chiuso la porta in faccia al Commonwealth… avevano chiuso la porta al proprio passato. Avevano messo bene in chiaro ciò che desideravano, ciò di cui avevano bisogno: rimanere isolati dalle primitive versioni di se stessi.

A usare quella scorciatoia, e innumerevoli altre senza dubbio, erano i popoli del futuro. E tra loro c’era la versione di lui stesso che aveva firmato il messaggio della capsula temporale, la versione di lui stesso che, a quanto pareva, era uno dei capi del progetto per salvare l’universo… un Keith Lansing con miliardi di anni sulle spalle, un Keith Lansing che era diventato, in senso letterale, il grande vecchio della fisica. Quanto gli sarebbe piaciuto incontrare il suo altro io…

Keith guardò Rissa nella penombra. Era ancora addormentata, ma i movimenti di lui le avevano fatto scivolare il lenzuolo di dosso. Lui lo rimise a posto, quasi con un senso di tristezza, poi si sdraiò a pancia in su e scivolò a poco a poco nell’incoscienza, sognando un uomo di vetro.

FINE