Il Cacciatore glielo disse. Il ragazzo si era reso conto della verità più presto di quanto lo straniero avrebbe voluto, ma in fondo l’aveva presa bene. Sembrava più interessato e curioso che sconvolto. Evidentemente la scelta dell’ospite era stata particolarmente felice. Un bipede più giovane, o meno intelligente, non avrebbe capito e si sarebbe spaventato fino a non ragionare più, un adulto sarebbe probabilmente corso dal più vicino psichiatra. Bob aveva l’età giusta per capire le spiegazioni del Cacciatore, ed era abbastanza giovane per non considerare il tutto come un pericoloso fenomeno soggettivo.
Ascoltò, o meglio, guardò attentamente tutto quello che il Cacciatore gli disse sugli avvenimenti che l’avevano portato fino alla Terra e poi a fare mezzo giro del pianeta fino a una scuola del Massachusetts, e il compito che doveva svolgere, e i motivi per cui Bob avrebbe dovuto interessarsi a questo problema. Il ragazzo capì tutto chiaramente. Non era difficile del resto comprendere che cosa un organismo nella posizione del suo ospite poteva fare se non era in possesso di una solida morale, e l’idea di una creatura del genere vagante fra la razza umana, e priva di senso morale, gli diede i brividi.
6
Il ragazzo passò a considerazioni pratiche ancora prima che il Cacciatore sollevasse il problema.
«Immagino» disse, pensoso, «che tu adesso voglia tornare nel posto dove mi hai incontrato per cominciare sulle isole le ricerche di quel tipo. Ma sei sicuro che abbia raggiunto la riva?»
Non posso essere sicuro finché non trovo le sue tracce, fu la risposta. Hai detto isole? Speravo che ce ne fosse solo una entro un raggio ragionevole. Quante sono, invece?
«Non lo so, ma certo è un grosso gruppo di isole. La più vicina alla mia si trova a circa cinquanta chilometri a nordest. È più piccola, ma anche là hanno un porto.»
Il Cacciatore rimuginò l’informazione. Lui era stato nella scia dell’altra astronave sino al momento in cui era sfuggita al controllo del pilota, e da quel che ricordava, tanto lui quanto l’altro a un certo punto erano precipitati a picco. Perciò anche nell’ultima parte del volo le due astronavi dovevano aver percorso pressappoco la stessa traiettoria. Infatti, prima di sprofondare nell’acqua la nave del fuggitivo era inquadrata sullo schermo a breve raggio. Stando così le cose, il fuggitivo doveva aver toccato l’acqua a non più di tre chilometri da lui. Spiegò al ragazzo com’era andato il naufragio.
«Allora, se ha raggiunto la riva, è più probabile che l’abbia fatto sulla mia isola» rispose Bob. «Ammesso che sia ancora lì, bisognerà cercarlo fra centosessanta persone circa. Sei sicuro che si sia servito di un essere umano, o bisognerà cercare fra tutte le creature viventi?»
Qualunque creatura grande abbastanza da procurare cibo e ossigeno di cui abbiamo bisogno, può andar bene. Secondo me, conoscendo il tuo organismo, direi che la creatura più piccola che faccia al caso dovrebbe essere quel quadrupede che c’era con te sulla spiaggia. Comunque sono più propenso a credere che si sia servito di un essere umano. Per quanto ne so, voi siete l’unica razza intelligente che abiti il pianeta e la mia razza ritiene che l’ospite migliore sia una creatura intelligente.
«Va bene. Quindi ci dedicheremo più che altro alle persone. Ma temo che sarà come cercare un ago in un pagliaio.»
Il Cacciatore conosceva l’espressione per averla vista spesso nei libri che il ragazzo leggeva.
La definizione è esatta, solo che questa volta l’ago è travestito da filo di paglia, commentò.
A questo punto vennero interrotti dall’arrivo del compagno di stanza, e per tutto il giorno non ebbero più occasione di conversare indisturbati. Nel pomeriggio Bob andò a far vedere il suo braccio al medico, e poiché i poteri di risanamento dello straniero non erano miracolosi il dottore trovò che il decorso era normale. Solo, era stupefacente che non ci fossero tracce d’infezione. «Nonostante quella tua bella trovata» disse il medico. «Ma con che cosa hai cercato di chiudere la ferita?»
«Io non ho fatto niente al braccio» disse Bob. «Mi sono ferito mentre stavo scendendo in infermeria, e ho pensato che fosse soltanto un graffio fin quando l’infermiera ha cominciato a disinfettarlo.» Capì che il medico non gli credeva, e non insistette sull’argomento. Tra lui e il suo ospite non era stato detto di tenere segreta la presenza extraterrestre, ma il ragazzo aveva pensato che per non compromettere il successo della missione del Cacciatore fosse meglio non dire niente… ammesso che, se avesse raccontato tutto, gli avrebbero creduto. Quindi si limitò ad ascoltare la lezione del medico sull’importanza di ricorrere immediatamente al pronto soccorso in caso di incidenti, e appena poté se ne andò.
Poco dopo cena trovò il modo di stare solo per qualche minuto, e fece subito una domanda al Cacciatore: «Hai già pensato a come tornare sull’isola? Normalmente io torno a casa verso la fine di giugno. Cioè fra cinque mesi circa. Il tuo fuggiasco ha avuto un bel po’ di tempo per cercarsi un nascondiglio. Vuoi lasciargliene altro oppure hai studiato un mezzo perché io possa tornare là prima del solito?»
I miei movimenti dipendono da te, completamente. Cercarmi un altro ospite significherebbe perdere il lavoro di cinque mesi. È vero che adesso conosco la vostra lingua e questo mi avvantaggerebbe, ma temo che sarebbe ugualmente lungo e faticoso assicurarmi la collaborazione di un altro compagno. Per il resto hai ragione; concedere altro tempo al fuggitivo non è certo un bene. So che non sei libero di andare e venire come vuoi, ma se tu riuscissi a escogitare un sistema per tornare presto all’isola, mi sarebbe molto utile. Puoi trovare un motivo valido per il tuo ritorno?
Bob non rispose subito. L’idea di servire da mezzo di trasporto a un poliziotto non gli era mai passata per il cervello, ma adesso la trovava affascinante. Però, se tornava subito all’isola perdeva un sacco di lezioni. Ma a questo avrebbe pensato più tardi. Se il Cacciatore aveva detto la verità, per il momento era più importante ritrovare quell’altro straniero. Quindi bisognava tornare all’isola.
Non considerò nemmeno l’idea di una fuga dalla scuola. A parte le difficoltà di attraversare metà continente e buona parte del Pacifico senza quattrini, e di nascosto, non intendeva causare ansie ai suoi. Perciò doveva fare il viaggio in piena regola, con l’approvazione della scuola e dei genitori. Più ci pensava e più si convinceva che solo una malattia poteva fornire un motivo sufficientemente valido. Anche gli attacchi di nostalgia davano lo stesso risultato, era successo un paio di volte all’istituto, ma a Robert non piaceva il genere di commenti che venivano fatti su chi pativa quel genere di male. Sarebbe stato bello farsi male in modo abbastanza serio e in circostanze che giovassero alla sua reputazione, ad esempio salvando qualcuno dalla morte o cose del genere, ma capiva benissimo che occasioni simili non capitano facilmente. Perciò non era il caso di pensarci. C’erano ancora le partite di hockey però, e con un po’ di buona volontà qualcosa poteva succedere.
Tornando a considerare l’idea di una malattia si convinse che sarebbe forse riuscito a ingannare per qualche giorno professori e compagni, ma prendere in giro un medico, questo no. Scartò anche la possibilità di ricorrere ai soliti trucchi, come falsi telegrammi nei quali si richiedesse la sua presenza, cattive notizie di casa e simili. Nessuna di queste soluzioni soddisfaceva il buon senso. Dopo averci pensato a lungo, confessò al Cacciatore di trovarsi in difficoltà. Data la tua età, il problema ti appare a prima vista insolubile, rispose lo straniero. Ma sono sicuro che non hai ancora dato fondo alla tua riserva di idee. Continua a pensare, e avvertimi se posso fare qualcosa per la riuscita dei tuoi piani.