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«Solo una domanda. Quanto tempo ritieni che ci abbia messo per raggiungere la riva?»

Se ha avuto la mia stessa fortuna, poche ore. Se era in acque molto profonde, con meno ossigeno di me, e agendo con maggior cautela, anche qualche giorno. Io non avrei mai attaccato quello squalo né avrei osato staccarmi dal fondale, se non fossi stato sicuro di trovarmi vicino a riva.

«Come può aver capito in che direzione doveva andare? Non può darsi che stia ancora girando sul fondo dell’oceano?»

Sì, può darsi. Però quella notte c’è stata tempesta, e dalla direzione delle onde dovrebbe aver capito, come l’ho capito io, da che parte era la riva. Se poi il fondale si abbassa rapidamente come dici tu, può essersi orientalo appunto sulla pendenza del fondo.

«Ammesso dunque che sia arrivato a riva, avrà fatto come te?»

Deve aver certamente pensato a cercarsi un ospite, ma non so dirti se si è limitato ad aspettare che gliene capitasse a tiro uno, o se è andato in cerca di qualcosa che facesse al caso suo. Se ha raggiunto terra in un punto dove erano visibili sovrastrutture chiaramente fatte da una razza intelligente, è probabile che si sia avvicinato ad esse pensando di incontrare prima o poi qualche creatura. Ma le mie sono solo ipotesi, ecco perché devo sapere tutto, e possibilmente trovare tracce.

«Che genere di tracce ti aspetti di trovare nel punto in cui ha preso Terra? E se le trovi, che cosa farai?»

Non lo so. La risposta poteva valere tanto per la prima quanto per la seconda domanda, ma Bob non insistette. Era stanco di chiedere spiegazioni. E seccato che il sistema di ricerche progettato insieme non si rivelasse molto promettente. Poi, di colpo, gli venne una idea.

«Cacciatore!» esclamò. «Mi è venuta in mente una cosa. Ti ricordi che tu mi hai potuto avvicinare quel giorno sulla spiaggia perché mi ero addormentato?» Il poliziotto fece un segno affermativo. «Non potrebbe essere successa la stessa cosa per il tuo compagno? Lui probabilmente non ci teneva a farsi vedere, e tu stesso hai detto che occorrono parecchi minuti per entrare nel corpo di una persona in maniera che questa non se ne accorga. Anche se il tuo amico non è tipo da preoccuparsi dei sentimenti del suo ospite, resta il fatto che era preferibile per lui non farsi vedere. Io penso che restringeremo di parecchio il nostro campo di ricerca se riesco a scoprire chi si è addormentato sulla spiaggia in questi ultimi mesi! Sulla riva del mare non ci sono abitazioni. La più vicina è quella di Norman Hay, e sull’isola non sono molte le persone che vanno a fare merenda sulla spiaggia come abbiamo fatto quel giorno io e i miei amici. Cosa te ne pare?»

Può essere un’idea, e forse vale la pena di tentare, ma non dimenticarti che qualsiasi parte dell’isola può venire raggiunta da uno come me, avendo tempo a disposizione, e che tutti prima o poi dormono, per quanto il mio amico questo non potesse saperlo in precedenza. Comunque, chiunque abbia dormito sulla spiaggia è sospetto, come hai osservato tu.

8

Un cambiamento nel ritmo dei motori interruppe il pensoso silenzio che seguì le parole del Cacciatore. Il mercantile aveva rallentato notevolmente per infilarsi nel passaggio aperto nella scogliera. Dal ponte, dove Bob era salito, il Cacciatore osservò attentamente tutto intorno. Gli parve che la scogliera presentasse notevoli difficoltà di esplorazione. La posizione delle rocce era rivelata dal movimento delle onde. Solo qua e là affioravano scogli sufficientemente grandi da ospitare vegetazione. In due o tre punti spuntavano delle palme. Sulle rocce più grandi una persona avrebbe al massimo potuto muovere due o tre passi, e avvicinarsi in barca al resto della scogliera doveva presentare un rischio notevole sia per gli spuntoni sia per i fortissimi mulinelli tra roccia e roccia. Persino il grosso mercantile si teneva prudentemente al centro del passaggio per non rischiare di essere preso dai gorghi e sbattuto contro il durissimo corallo.

Finalmente superarono il canale e si trovarono al centro della baia. Su un lato, sparsi tra la barriera e l’isola vera e propria, apparivano numerosi cassoni squadrati, in cemento. Dovevano essere i serbatoi di petrolio dei quali aveva parlato Bob. Sporgevano dall’acqua per un paio di metri. Anche il più vicino era sempre troppo lontano per distinguerne i particolari, ma al Cacciatore parve che il tetto del cassone fosse quasi tutto di vetro. Dal resto partivano sovrastrutture geometriche, collegate l’una all’altra da stretti passaggi aerei, con una specie di scaletta che scendeva verso l’acqua. Proprio di fronte c’era una grossa costruzione, rettangolare come i serbatoi, ma molto più alta, con attorno altre costruzioni, serbatoi, pompe, e altro ancora. Sull’altro lato, rispetto al mercantile, si vedeva un intrico di cavi e condutture attorno alle quali si muovevano una trentina di uomini. Con tutta probabilità, pensò il Cacciatore, quello era una specie di magazzino da dove il carburante, prodotto principale dell’isola, veniva poi smistato.

«Bob! Ti serve aiuto per portare a terra la tua roba?» chiese Teroa dal basso.

«Sì, grazie» rispose il ragazzo. «Sono pronto fra un minuto.» Si guardò intorno ancora una volta, e il suo sorriso si allargò. Oltre l’angolo del dock era spuntata una jeep che adesso percorreva veloce il sentiero battuto e sopraelevato tra l’impianto e la spiaggia. Il ragazzo e i suoi bagagli vennero sbarcati a tempo di primato, e quando anche l’ultimo pezzo di Robert Kinnaird fu deposto sulla banchina, il ragazzo si precipitò verso l’uomo che, smontato dalla jeep, veniva verso di lui. Il Cacciatore osservò l’incontro con simpatia. Ormai l’extraterrestre si era familiarizzato con le facce umane, e scoprì subito la somiglianza tra padre e figlio. Il saluto di Bob fu caratterizzato dall’esuberanza propria della sua età. Il padre, pur chiaramente felice di riabbracciare il ragazzo, mantenne però una certa gravità che non sfuggì al Cacciatore. E lo straniero si disse che tra le altre cose adesso bisognava anche convincere il signor Kinnaird che, nonostante il provvedimento dell’istituto, suo figlio stava benissimo. In caso contrario la loro libertà d’azione ne sarebbe stata seriamente compromessa. Poi accantonò il problema, e si mise ad ascoltare quello che padre e figlio si dicevano. Il ragazzo subissò il padre con una fiumana di domande relative a tutto e a tutti. Sulle prime il Cacciatore si preoccupò per quella che gli parve una curiosità sospetta, ma presto capì che in quel momento Bob non aveva affatto in mente la loro missione e stava semplicemente cercando di riempire un vuoto di cinque mesi. Prestò la massima attenzione alle risposte del signor Kinnaird, con la speranza di captare qualche informazione utile, ma restò deluso quando l’uomo interruppe il figlio con una risata.

«Ragazzo, calmati! Ti assicuro che non so cos’hanno fatto tutti quelli dell’isola da quando sei partito! Forse potrai chiederglielo personalmente, che ne dici? Per il momento prendi la jeep e vai a casa, io devo fermarmi a sorvegliare il carico. Tua madre ti sta aspettando, figliolo. Vedi di dedicarle qualche minuto. Del resto adesso i tuoi amici sono ancora a scuola. Aspetta un momento…» Si chinò a togliere dalla jeep alcuni strumenti di lavoro.

«Oh, Dio santo! La scuola! Dovrò interessarmi anche di quella!» disse Bob. «Mi ero dimenticato che questa volta non sono qui per le vacanze!» Per un attimo parve talmente mortificato che suo padre scoppiò di nuovo a ridere. Ma non poteva sapere che la preoccupazione del figlio non aveva il motivo che lui le attribuiva. Il ragazzo comunque si riprese in fretta. «Be’, pazienza» disse. «Allora io vado a casa, papà. Ci vediamo all’ora di pranzo?»

«Sì, ammesso che tu mi faccia riavere la jeep appena hai finito di usarla! E non trovare la scusa che un po’ di moto mi fa bene!»