«Se mi chiedi cosa ne penso» disse ancora la signora Kinnaird, «ti dirò che si tratta di scegliere tra averlo cotto o a brandelli. Se cuoce, almeno i vestiti si salvano, ma in genere, dopo qualche ora passata nella giungla mi torna a casa con pelle e vestiti a fette!» Sorrise guardando il figlio, e Bob ricambiò il sorriso.
«Va bene, mamma» disse il ragazzo, «vedrò di escogitare qualcosa che non ti renda troppo infelice.»
Finita la colazione, Bob si mise una vecchia camicia coloniale a maniche lunghe, che apparteneva a suo padre, lottò qualche tempo contro le liane che minacciavano di soffocare la casa e infine, riposte le cesoie, scomparve in direzione sud.
La signora Kinnaird non aveva affatto esagerato parlando della giungla. Gli alberi erano altissimi, ma fra un tronco e l’altro prosperava tutta una gamma di bassa vegetazione contorta, ricca di rami e rametti e spine fatti apposta per impigliarsi nei vestiti, con logica conclusione. Bob si inoltrò nel folto. Il ragazzo aveva in mente di raggiungere un particolare punto della giungla, distante non più di ottocento metri da casa sua, ma dovette camminare un’ora e mezza prima di arrivarci. Finalmente raggiunsero la cima della cresta e da lì poterono spaziare su tutta la parte abitata dell’isola. In quel punto, la giungla era stata arginata dall’uomo con liquidi chimici per permettere la coltivazione di giardini, e lì sorgeva un albero più alto di tutti quelli incontrati fino a quel momento, per quanto non altissimo come le palme della spiaggia. I rami più bassi erano caduti, e le profonde cicatrici sparse lungo il tronco a brevi intervalli formavano una specie di comoda scaletta. Bob se ne servì per scalarlo con facilità. Più in alto, dove ricominciavano i rami, c’era una rudimentale piattaforma di assi legate con liane, il che indicò al Cacciatore che il ragazzo si era servito altre volte di quel punto d’osservazione. Da lassù si spaziava su tutta l’isola. Bob girò attorno lo sguardo, lentamente, per permettere allo straniero di notare tutti i particolari necessariamente trascurati nella carta disegnata a bordo del mercantile. Come aveva notato il giorno prima, il Cacciatore vide diversi serbatoi di coltura sulla terraferma, nella parte nordovest dell’isola. Alla sua domanda, Bob disse che lì c’erano i batteri che lavoravano meglio ad alta temperatura, e che cessavano perciò la loro attività durante le ore notturne.
«Ce ne sono anche sul lato nordest, sul fianco dell’altura, l’unico punto che da qui non si vede molto bene» aggiunse il ragazzo.
La giungla però la si vede bene, disse il Cacciatore.
«Quella sì, perché è più alta. Comunque, non possiamo certo trovare il tuo amico esplorando l’isola a distanza. Ti ho portato quassù per farti avere una visione generale più precisa. Nei prossimi tre giorni potremo dedicarci alle ricerche vere e proprie. Io tornerò a scuola soltanto lunedì. Adesso, se la barca fosse in buono stato, potremmo andare alla scogliera.»
Non ci sono altre imbarcazioni sull’isola?
«Sì che ce n’è. Potrei farmene prestare una, ma non è consigliabile andare da soli alla barriera. Se succede qualcosa alla barca, o una persona cade sulla scogliera, sono guai seri. Noi di solito ci andiamo in convoglio.»
Se riesci a procurarti una barca, si può almeno dare un’occhiata ai punti meno pericolosi. Se questo è impossibile, non potremmo raggiungere a piedi qualche punto della barriera vicino alla tua spiaggia?
«A piedi no. A nuoto si arriva vicino a qualche roccia. Oggi però non è prudente che io nuoti, a meno che tu non intervenga sulle mie scottature meglio di quanto abbia fatto finora.» Il ragazzo fece una pausa, poi chiese: «Tra i miei amici che hai visto ieri, non hai trovato nessuno che potrebbe essere l’ospite del tuo criminale?»
Cosa pensavi che potessi vedere?
Bob non rispose per mancanza di idee, e dopo qualche minuto scese dall’albero.
Raggiunsero la strada asfaltata a duecento metri circa dalla scuola. Nel passare davanti alle varie case, Bob esaminò le diverse possibilità di ottenere una barca in prestito.
Quando arrivò in vista dell’abitazione di Teroa, allungò il passo. Si aspettava di vedere Charles in giardino, ma c’erano solo le due sorelle, le quali gli dissero che Charles era in casa. Mentre Bob si avviava all’ingresso, il polinesiano ne uscì di corsa.
«Bob, sei peggio di San Tommaso! Vuoi sapere una cosa? L’ho avuto!»
«Avuto cosa?» chiese il ragazzo, voltandosi a guar dare le due sorelle dell’amico.
«Il posto! Di che cosa abbiamo parlato ieri?» ribatté Charles. «Questa mattina è arrivato un cablogramma. Non ci speravo proprio.»
«Io lo sapevo già» disse Bob. «Me l’aveva detto tuo padre.»
«E con me hai fatto tutte quelle storie!» protestò Charles, e allungò a Bob uno scherzoso scappellotto che non arrivò a segno.
«Lui mi aveva detto che tu non dovevi sapere ancora niente.»
Charles rise. «Quel tuo amico testa rossa diventerà matto!»
«Cosa c’entra Ken? Non è venuto Norman con te?»
«Sì, ma l’idea era stata di Rice. Doveva essere anche lui della partita, poi probabilmente ha avuto fifa e non si è fatto vedere. Non dirgli niente, tu. Voglio vedere personalmente la sua faccia quando lo saprà.» Charles si avviò in direzione dei dock. «Devo andare al numero quattro a prendere una cosa che avevo prestato a Ray. Vieni anche tu?»
Bob guardò il cielo in attesa del parere dello straniero. Ma questi non si fece vivo, e il ragazzo dovette decidere da solo. «Non ho voglia di camminare» disse all’amico, e seguì con lo sguardo Charles che scomparve presto fra le baracche.
«Questa era la nostra unica probabilità di farci prestare una barca» disse poi al Cacciatore. «Adesso bisognerà aspettare finché finiscono le lezioni, a meno che non si riesca ad aggiustare da soli la nostra. Ieri non ho guardato molto bene quella tavola.»
Quel tuo amico intendeva usarla lui la sua barca?
«Sì. Ha detto che andava al quattro, l’hai sentito, no? Voleva dire che andava al quarto serbatoio. La persona che ha nominato, quel Ray, lavora sulla chiatta che gli uomini usano per portare via i rifiuti. Charlie va a prendere una cosa che ha prestato a Ray, prima di lasciare l’isola.»
L’attenzione del Cacciatore si risvegliò di colpo. Lasciare l’isola? ripeté. Chi va via, quello della chiatta?
«No, il mio amico Charlie. Non hai sentito quello che ha detto?»
L’ho sentito parlare di un lavoro. Per accettare questo lavoro deve partire?
«Naturalmente! Charlie è il figlio di quel marinaio che c’era sul mercantile. Non ti ricordi quello che ha detto a proposito di suo figlio?»
Ricordo che appena saliti hai parlato con un tale, rispose il Cacciatore, ma non ho capito quello che avete detto. Non avete parlato in inglese.
Bob si fermò di colpo. «È vero! Me n’ero dimenticato.» Bob cercò di ricordare tutto il colloquio avuto con Teroa, e lo riferì al Cacciatore.
Dunque questo Charles Teroa ha lasciato l’isola già una volta all’epoca del mio arrivo, e adesso sta per andarsene ancora. E anche Norman Hay è andato via una volta! Per amor del cielo, se hai sentito qualcosa del genere anche di altri, dimmelo!
«Non ce ne sono stati altri, a meno che tu voglia tener conto anche del padre di Charlie, il quale però non è stato molto tempo a terra, qui. Ma perché ti preoccupi di quel viaggio di Charlie e Norman? Il signor Teroa mi ha detto che non sono mai sbarcati, perciò se il tuo amico era con uno di loro, c’è ancora.»
Forse hai ragione. Ma questo Charlie, adesso, se ne va ancora. Sarà meglio esaminarlo prima che parta. Comincia a pensare come si può fare, per favore!