«Hai intenzione di fare il medico?» chiese il signor Kinnaird. «Da come ti comporti non direi che sei il tipo adatto!»
«No… È solo che volevo cercare una cosa…» balbettò Bob. Il Cacciatore si chiese quando avrebbe avuto finalmente l’occasione di parlare al suo ospite.
Il signor Kinnaird sorrise e aprì la porta della baracca davanti alla quale si era fermato. «Qui dentro dovrebbe esserci qualcosa» disse. Era buio all’interno della baracca, e il signor Kinnaird azionò l’interruttore situato accanto allo stipite della porta, accendendo così l’unica lampadina che pendeva dal centro del soffitto. Gli occhi di tutti i ragazzi si posarono immediatamente su un grosso rotolo di rete metallica galvanizzata, dello spessore di quattro millimetri, che pareva fatta su ordinazione di Norman.
«Quanta te ne serve?» chiese il signor Kinnaird al ragazzo che era corso accanto al rotolo.
«Un pezzo di circa venti centimetri quadrati andrà benissimo» rispose Norman.
Il signor Kinnaird prese un paio di grosse cesoie da un bancone, e un minuto più tardi uscivano tutti, con Norman che reggeva il pezzo di rete.
«Non sapevo che ci fosse bisogno di questa roba» commentò Bob, mentre il padre richiudeva la porta della baracca.
«Ma guarda!» esclamò il padre. «Eppure mi pareva che avessi scorrazzato su e giù abbastanza per poter ricostruire l’isola in tutti i particolari!» Il signor Kinnaird si diresse al più vicino serbatoio d’immagazzinamento, e indicò uno dei canali di scarico.
I ragazzi gli si affollarono intorno per guardare in giù. A mezzo metro dall’apertura, tra il vuoto e il mare che rumoreggiava tre metri più in basso, era tesa una rete metallica di protezione uguale a quella appena vista nel magazzino.
«Non credevo che fosse abbastanza resistente da sostenere il peso di una persona che cadesse da questa altezza» commentò Bob.
«È solo una misura precauzionale» rispose il padre. «La gente non dovrebbe cadere là dentro, o se si mette in condizioni di cadere dovrebbe almeno saper nuotare. La rete comunque ha per lo più il compito di fermare gli attrezzi che possono scivolare di mano agli operai.» A questo punto il signor Kinnaird si voltò, e i ragazzi si allontanarono pensosi dall’imbocco del canale verticale. E l’utilità della rete venne prontamente dimostrata.
Il signor Kinnaird scivolò. O per lo meno, Malmstrom insistette poi che a scivolare per primo era stato lui, ma nessuno fu in grado di giurarlo. Il gruppo dei ragazzi si comportò come un mucchio di palle su una strada in discesa. L’unico a rimanere in piedi, grazie alla rapidità con la quale balzò indietro, fu Charles Teroa. Per gli altri andò così: Malmstrom venne proiettato contro Norman Hay, a Norman mancò improvvisamente il terreno sotto i piedi e andò a sbattere contro Bob e Colby, le scarpe di Bob e Colby non riuscirono a far presa sul cemento perché in quel punto c’era una chiazza di petrolio, e Bob lanciò uno strillo quando si accorse che entro qualche frazione di secondo avrebbe collaudato di persona la resistenza della rete metallica.
Lo salvarono la sua prontezza di riflessi e l’allenamento fatto a scuola con la squadra di hockey. Cadde dritto sui piedi, e un attimo prima che le sue suole toccassero la rete, il ragazzo allargò le braccia protendendole in avanti e riuscì ad aderire alla parete di cemento. Ricevette un colpo alquanto rude alle costole, ma in compenso la maggior parte del suo peso poggiò sulle braccia, e la rete tenne.
Il signor Kinnaird si mise carponi e allungò un braccio per afferrare una mano del figlio, ma scivolò ancora e mancò la presa. Furono Malmstrom e Colby che, senza sollevarsi dalla posizione bocconi, afferrarono l’amico per i polsi fornendogli un sufficiente punto d’appoggio perché potesse risalire scalando la breve parete di cemento.
Bob si asciugò il sudore che gli imperlava la fronte, e suo padre si passò una mano sugli occhi, poi il signor Kinnaird si sforzò di sorridere. «Adesso sai a che cosa serve la rete!» disse, e dopo un attimo, ripresosi, aggiunse: «Credo che uno di noi due arriverà in ritardo per cena, perché se non mi sbaglio, quella barca legata alla scala è vostra e deve arrivare sino al canale.» I ragazzi confermarono la sua supposizione. «Bene, allora è meglio che vi imbarchiate prima che succeda qualcos’altro! Io vado a casa subito, così arrivo in anticipo, e facendo una media dei nostri due orari forse riusciremo a dimostrare a tua madre che siamo stati puntuali tutt’e due! Comunque sarà meglio non dirle niente delle tue acrobazie.» E con questo padre e figlio si separarono ridendo.
Il Cacciatore però non rideva. Difficilmente un’altra situazione gli sarebbe sembrata meno comica di quella! Aveva un mucchio di cose da dire al suo ospite, ne aveva tali e tante che non sapeva da quale cominciare.
Fu molto soddisfatto quando Bob lasciò a un altro i remi e andò a sedersi a prua. Appena il ragazzo staccò lo sguardo dagli amici per guardare il mare, il Cacciatore attirò la sua attenzione.
Bob! Le lettere che formavano il nome erano spesse, nerissime, e sottolineate. Se il Cacciatore avesse potuto, le avrebbe scritte colorate. Comunque il ragazzo capì che l’alieno aveva urgenza di parlare con lui, e immediatamente fissò il cielo sopra la linea dell’orizzonte.
Almeno per il momento sorvolerò, riprese il Cacciatore, sulla tua tendenza a cacciarti in ogni genere di guai soltanto perché sai di poter contare su di me! Questo sarebbe già un atteggiamento pericoloso, ma tu lo aggravi perché hai sopravvalutato i miei poteri. Ti sei offerto senza la minima esitazione di entrare in un’acqua ritenuta da tutti pericolosa, vai raccontando a destra e sinistra che ti interessi di biologia, di virus, eccetera… Oggi mi è venuta spesso la tentazione di paralizzarti la lingua! In principio ho pensato solo che la tua imprudenza potesse spingere la nostra preda a cercarsi un rifugio più sicuro, ma adesso temo che succeda qualcosa di più grave.
«Cos’altro potrebbe fare?» chiese Bob.
Non ne sono sicuro, ma mi sembra strano che il tuo ultimo incidente sia seguito a così breve distanza a tutte le chiacchiere fatte alla presenza dei più probabili sospetti. Anche la curiosità che ti ha spinto a esaminare così da vicino quel pesce morto può aver attirato l’attenzione di una persona sospettosa com’è naturale che sia il nostro amico.
«Ma anche Norman è venuto a guardare il pesce» rispose il ragazzo in fretta.
L’ho notato, infatti, ribatté il Cacciatore, e non aggiunse altro lasciando che fosse il suo giovane ospite a trarne eventuali conclusioni.
«In ogni caso come avrebbe fatto a provocare quella caduta? Tu mi hai detto che non era nelle tue capacità influenzarmi sino a farmi fare quello che vuoi. Lui è diverso da te?»
Non è diverso. E infatti non avrebbe potuto costringere nessuno a darti una spinta. Però può aver fatto opera di convinzione. Anche tu hai fatto parecchie cose perché io te l’avevo chiesto!
«Ma eri sicuro che lui non si sarebbe messo in condizione di tradirsi!»
Infatti sarebbe troppo rischioso per lui. Però può aver approfittato di una circostanza favorevole dopo essersi assicurata la collaborazione del suo ospite inventando una storia qualunque. L’ospite non aveva modo di controllare se il simbionte aveva detto la verità!
«Non vedo ancora di che utilità gli sarebbe stata una mia caduta in acqua da quel dock. Io so nuotare, e anche tutti quelli che erano presenti. Ma anche ammesso che fossi annegato, la mia morte non avrebbe fermato te.»