Adesso no, rispose prontamente il simbionte, e non riesco a ricordare tutti i tipi di microrganismi che ho distrutto nei mesi scorsi.
«Capisco. Torneremo in seguito su questo argomento. Adesso parliamo di Malmstrom. Tutto quello che è stato detto a proposito dell’emorragia dal naso vale anche per i germi della malaria: voi Cacciatore non potete sospettare di una persona soltanto perché non è ammalata, e il vostro amico lo sa. Quindi l’individuo che cercate non può trovarsi nel corpo di Malmstrom.»
Alla dichiarazione del medico seguì una lunga pausa, che parve destinata a protrarsi all’infinito.
Fu Bob a rompere il silenzio. «Restano Norman e Hugh» disse. «Questo pomeriggio avrei votato per Norman senza esitare, ma adesso non ne sono più molto sicuro.»
«Perché?» chiese il dottor Seever.
Il ragazzo ripeté le parole che il Cacciatore gli aveva detto qualche minuto prima.
«Se avete qualche idea e non ce la comunicate» disse il medico rivolto al Cacciatore, «saremo costretti inevitabilmente a lavorare solo sulle nostre.»
Ed è esattamente quello che voglio, fu la risposta dell’extraterrestre. Voi due avete la tendenza a considerarmi onnisciente, ma non è vero. Io mi trovo sul vostro mondo, tra la gente. Svilupperò e controllerò ogni mia idea, con il vostro aiuto, quando sarà necessario, ma voglio che voi facciate lo stesso con le vostre. Per questo non intendo influenzarvi con le mie opinioni.
«Va bene, allora» disse Seever. «A questo punto devo dirvi che i miei sospetti sono gli stessi di Bob, e ritengo opportuno che voi controlliate personalmente Norman Hay. L’unico altro candidato oltre a Norman, continua a sembrarmi il meno sospettabile. Bob vi può portare vicino alla casa di Norman, secondo il progetto elaborato, e voi questa notte stessa fate il controllo.»
Vi siete dimenticato il vostro stesso consiglio, ribatté il poliziotto. Non avevate detto che dovevo essere pronto a fare qualcosa al momento in cui trovavo il ricercato? Ritengo che sia meglio continuare le prove con le droghe, prima.
«Sì, avete ragione. Proveremo con un nuovo antibiotico, ma non mi venite a dire che il suo sapore vi piace!» Seever cominciò ad armeggiare con fiale e siringhe. «Norman non è uno dei due che si è imbarcato clandestinamente?» chiese a un tratto.
«Infatti» rispose Bob. «Però l’idea era stata di Rice, che a quanto mi risulta all’ultimo momento non ha avuto il coraggio di salire a bordo.»
«Forse l’individuo che cercate è stato per un po’ con Teroa, e poi è passato a Norman. I due ragazzi avranno certo dormito uno accanto all’altro almeno per una notte, mentre si tenevano nascosti sul mercantile.»
«Perché avrebbe dovuto cambiare ospite?»
«Può aver pensato che con Norman aveva migliori probabilità di scendere a terra. Il ragazzo voleva visitare il Museo di Scienze Naturali, no?»
«In questo caso l’improvviso interesse dimostrato da Norman per la biologia sarebbe del tutto innocente, dal momento che gli si è sviluppato prima di diventare l’ospite fuggitivo» fece notare Bob.
«Ammetto che l’ipotesi non regge» riconobbe il dottor Seever. «Tornando alla droga, è un vero peccato che non se ne trovi ancora una efficace. L’attacco di malaria di Malmstrom mi darebbe la scusa valida per iniettarla a tutti… ammesso di averne a sufficienza. Ma temo che non la troveremo mai. La vostra struttura è troppo diversa da quella di qualsiasi creatura terrestre. Perciò sono sempre del parere che sarebbe utile conoscere le vostre idee.»
Le mie idee le ho già discusse con Bob parecchio tempo fa, rispose il Cacciatore. Sfortunatamente portano a un campo talmente vasto di possibilità che la mole del lavoro da fare mi spaventa. Quindi preferisco esaurire prima quelle del vostro campo.
«Maledizione, Bob!» esplose Seever. «Si può sapere che cosa hai discusso col tuo ospite senza mettermi al corrente?»
«Ricordo solo di aver parlato con lui dei vari metodi di ricerche, per poter stabilire i movimenti dell’altro. L’abbiamo fatto, e abbiamo trovato quel pezzo dell’astronave.»
«Ecco, il Cacciatore avrà le sue buone ragioni per non comunicarci le sue idee. L’unica che non mi convince è quella a proposito di un campo troppo vasto. Non mi sembra un motivo sufficiente per non cominciare a esplorarlo!»
Ma io ho cominciato, disse il Cacciatore. Solo che per il momento non ho bisogno di impegnare anche voi distogliendovi dalle vostre ricerche. Per di più sono molto favorevole all’idea di controllare Norman Hay e Hugh Colby. Non ero invece convinto per Rice.
«Per quale motivo?» chiese Bob.
I vostri sospetti poggiavano principalmente sul fatto che il ragazzo era stato indifeso e coi sensi distratti un tempo più che sufficiente perché l’altro lo invadesse. A me sembrava invece che il fuggitivo non avrebbe mai scelto come ospite un individuo in pericolo com’era Rice in quel momento. Un ospite annegato non gli serviva, mi pare.
«Va bene. Cercheremo di sistemare definitivamente anche gli ultimi due ragazzi per il sì o per il no in modo da poter cominciare a lavorare sul serio» disse il medico. «Però mi sembra un atteggiamento illogico.»
Bob era dello stesso parere, ma in tutti quei mesi aveva imparato a fidarsi del Cacciatore… tranne su un particolare.
L’iniezione diede esito negativo.
La bicicletta di Bob era ancora dove il ragazzo l’aveva lasciata, ma le altre non c’erano più. Adesso bisognava indovinare dov’erano andati. Norman aveva detto che sarebbe andato a nuoto all’isoletta. Se gli altri erano andati con lui, le loro biciclette probabilmente si trovavano a casa di Norman. Ci andò. Le biciclette infatti erano là. Adesso bisognava controllare se anche l’altra parte della deduzione era esatta. Bob portò la sua bici accanto a quelle di Colby, Rice e Hay, e cominciò a scendere verso la spiaggia. La percorse tutta, e arrivato all’estremità nord poté vedere le tre figure degli amici sull’isoletta.
Sentendo il suo richiamo i tre ragazzi guardarono verso riva e vedendo che cominciava a spogliarsi gli fecero dei cenni.
«Resta dove sei!» urlò Norman. «Stiamo tornando!» Poco dopo erano tutti e tre accanto a Bob.
«Avete sistemato la rete metallica?» chiese Bob.
«Sì, e abbiamo anche allargato un po’ il buco» rispose Norman. «Poi Hugh ha preso un paio di anemoni. Adesso sono nell’acquario. Ma che io sia dannato se ne tocco uno!»
«Non lo farò nemmeno io, stai tranquillo» disse Colby. «Pensavo che si chiudessero sempre a palla quando vedono avvicinarsi qualcosa di grosso. Be’, uno l’ha fatto, ma l’altro… Accidenti a lui!» Il ragazzo mostrò la mano destra, e Bob lanciò un fischio significativo. L’interno del pollice, indice e medio era picchiettato di punti rossi, e tutta la mano, sino al polso, si stava gonfiando, e doveva far male, a giudicare dalla prudenza con cui Colby la muoveva.
Pareva che quello fosse il giorno delle eliminazioni. Colby aveva preso il primo anemone senza danno, non c’era quindi motivo perché un eventuale ospite extraterrestre non agisse sulle punture del secondo. Anche se era il tipo al quale non importava niente se il suo ospite soffriva, Bob non pensava che gli fosse indifferente il fatto di non poter usufruire per un certo tempo di una mano del terrestre. Quindi restava solo Norman Hay. Bob si riservò di parlarne con il Cacciatore alla prima occasione. Per il momento però tutto doveva sembrare normale.
«Avete sentito di Kenneth?» disse.
«No. Cosa gli è successo? ~ chiese Rice.»
Bob li mise al corrente dell’attacco di malaria di Malmstrom. Rimasero tutti scossi, e Norman sembrò a disagio.