«Certo. Allucinazioni. Attacchi di paura folle. È una malattia che colpisce gli alcolizzati cronici. Ho avuto a che fare spesso con persone in preda al delirium tremens. Possono essere violente e imprevedibili.»
«Earl le teneva la pistola puntata in bocca e urlava cose assurde su dei vermi giganti che secondo lui stavano uscendo dalla parete. Accusava Emma di aver lasciato uscire i vermi e voleva che li fermasse. Ho cercato di parlargli ma non mi ascoltava. Poi i vermi cominciarono a strisciargli attorno ai piedi, lui si arrabbiò con Emma e premette il grilletto.»
«Cristo.»
«Ho visto la sua faccia saltare in aria.»
«Hilary…»
«Devo parlarne.»
«Va bene.»
«Sei la prima persona a cui lo racconto.»
«Ti ascolto.»
«Quando lui fece fuoco, scappai dalla cucina,» continuò Hilary. «Sapevo che non ce l’avrei fatta a uscire dall’appartamento prima che mi sparasse alla schiena, così mi precipitai in camera. Chiusi la porta a chiave ma lui riuscì a far saltare la serratura. Ormai era convinto che i vermi uscissero dal muro per colpa mia. Mi sparò. La ferita non era grave, ma faceva un male d’inferno, era come se avessi un attizzatoio ardente contro il fianco e perdevo molto sangue.»
«Perché non ti ha sparato di nuovo? Come hai fatto a salvarti?»
«L’ho accoltellato.»
«Accoltellato? E dove hai preso il coltello?»
«Da quando avevo otto anni ne tenevo uno nella mia stanza. Non l’avevo mai usato. Ma avevo sempre pensato che se un giorno avessero esagerato con le loro percosse, mettendo in pericolo la mia vita, li avrei accoltellati per salvarmi. Così pugnalai Earl nello stesso istante in cui lui premeva il grilletto. Non lo ferii gravemente, ma rimase sbalordito e terrorizzato alla vista del suo stesso sangue. Corse fuori della stanza e ritornò in cucina. Cominciò a urlare a Emma dicendole di cacciare i vermi prima che sentissero l’odore del suo sangue e lo inseguissero. Poi le scaricò addosso la pistola perché lei non voleva mandare via i vermi. Io soffrivo terribilmente per la ferita al fianco ed ero terrorizzata, ma cercai ugualmente di contare il numero degli spari. Quando pensai che avesse finito tutti i colpi, mi trascinai fuori della stanza cercando di raggiungere la porta d’ingresso. Ma lui aveva molte scatole di munizioni. Aveva ricaricato la pistola. Mi vide e mi sparò dalla cucina. Mi rifugiai in camera mia. Appoggiai un cassettone contro la porta e pregai che arrivasse qualcuno prima che morissi dissanguata. Earl continuava a urlare qualcosa a proposito dei vermi e dei granchi giganti sul davanzale della finestra e intanto scaricava la pistola sul corpo di Emma. Le ha sparato circa centocinquanta colpi prima di calmarsi. Era letteralmente maciullata e la cucina assomigliava a un macello.»
Tony si schiarì la voce. «Che cosa ne è stato di lui?»
«Si è ucciso appena la squadra speciale è riuscita a entrare in casa.»
«E tu?»
«Ho trascorso una settimana in ospedale. Mi è rimasta una cicatrice come ricordo.»
Per un attimo rimasero in silenzio.
Oltre le finestre chiuse il vento continuava a sibilare.
«Non so che cosa dire,» mormorò Tony.
«Dimmi che mi ami.»
«Certo.»
«Dimmelo.»
«Ti amo.»
«Ti amo, Tony.»
La baciò.
«Ti amo come non pensavo si potesse amare una persona,» gli confidò Hilary. «In una settimana, mi hai cambiata per sempre.»
«Sei incredibilmente forte.»
«Tu mi dai la forza di cui ho bisogno.»
«Ne avevi a sufficienza anche prima di incontrarmi.»
«Non abbastanza. Tu mi hai reso più forte. Fino a oggi, mi bastava ripensare a quella terribile giornata per farmi prendere dal panico, come se fosse successo ieri. Ma questa volta non ho avuto paura. Ti ho raccontato tutto e non mi ha fatto un grande effetto. E sai perché?»
«Perché?»
«Perché tutte le cose terribili accadute a Chicago, la sparatoria e tutto il resto, appartengono al passato. Ormai non mi preoccupano più. Ho trovato te e questo basta a ripagarmi dei tempi più bui. Hai pareggiato i conti. Anzi, direi che ora la bilancia pende in mio favore.»
«Ha funzionato per tutt’e due, sai? Io ho bisogno di te proprio come tu hai bisogno di me.»
«Lo so. E per questo che è tutto così perfetto.»
Rimasero nuovamente in silenzio.
Hilary proseguì: «E c’è un altro motivo per cui i ricordi di Chicago non mi sconvolgono più. Voglio dire, oltre al fatto che ormai ho te.»
«E sarebbe?»
«Be’, ha a che fare con Bruno Frye. Questa sera ho scoperto che io e lui abbiamo molte cose in comune. Apparentemente abbiamo dovuto sopportare le stesse torture: lui da Katherine e io da Earl ed Emma. Ma lui è crollato, io no. Quell’omone grande e grosso ha ceduto, mentre io ce l’ho fatta. Significa molto per me. Significa che non dovrei preoccuparmi tanto, che non dovrei aver paura di aprirmi alla gente è che dovrei imparare ad accettare quello che il mondo mi offre.»
«L’avevo detto. Sei dura e forte come l’acciaio.»
«Non sono dura. Prova. Ti sembro dura?»
«Qui no.»
«E qui?»
«Soda.»
«Soda è diverso da dura.»
«Hai un’ottima consistenza.»
«Questo non significa essere dura.»
«Carina, soda e calda.»
Hìlary lo strinse a sé.
«Questo è duro,» osservò con una smorfia. «’ «E se è duro non deve tornare molle. Vuoi che ti faccia vedere?»
«Sì. Sì. Fammi vedere.»
Fecero di nuovo l’amore.
Mentre Tony si spingeva dentro di lei ed esplorava il suo corpo con carezze di fuoco, mentre il piacere cresceva come un’onda che si ingrossa prima di frangersi contro la riva, Hilary capì che sarebbe andato tutto bene. Quel gesto d’amore la rassicurò e la colmò di fiducia per l’avvenire.
Bruno Frye non era tornato dalla tomba. Non era inseguita da un morto vivente. C’era una spiegazione logica. Avrebbero parlato con il dottor Rudge e Rita Yancy e avrebbero scoperto che cosa si nascondeva dietro il mistero del sosia di Frye. Avrebbero raccolto informazioni e prove sufficienti ad aiutare la polizia e il sosia sarebbe stato trovato e arrestato. Il pericolo sarebbe cessato. Lei sarebbe rimasta per sempre con Tony e non le sarebbe mai più accaduto nulla di brutto. Niente avrebbe potuto ferirla. Né Bruno Frye né nessun altro avrebbe potuto farle del male. Finalmente era felice e al sicuro.
Più tardi, mentre stava per addormentarsi, un lampo squarciò il cielo, s’infilò fra le montagne e poi scivolò nella vallata, verso la casa.
Uno strano pensiero le attraversò la mente: Il lampo è un avvertimento. E un presagio. Vuole dirmi di stare attenta e di non essere così maledettamente sicura di me stessa.
Ma prima che potesse indagare ulteriormente su quella sensazione, il sonno s’impadronì di lei che scivolò nelle braccia della notte.
Frye si diresse verso nord lasciandosi Los Angeles alle spalle; per un certo tratto costeggiò il mare, poi l’autostrada lo condusse verso l’entroterra.
Fortunatamente la benzina era di nuovo disponibile dopo un breve periodo di scioperi. I benzinai erano aperti. L’autostrada era un’arteria di asfalto che correva lungo l’intero stato e i fari, simili a bisturi taglienti, gli permettevano di esaminarla a fondo.
Mentre guidava, ripensò a Katherine. Quella puttana! Che cosa stava facendo a St. Helena? Si era forse trasferita di nuovo nella casa sulla collina? E aveva magari ripreso in mano il controllo dell’azienda? L’avrebbe obbligato a trasferirsi in quella casa con lei? Avrebbe dovuto vivere ancora sotto il suo stesso tetto e obbedirle come un tempo? Erano tutte questioni di vitale importanza per lui, anche se la maggior parte sembravano assurde e senza senso.