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Queste domande gli affiorarono alla mente, ma non era in grado di soppesarle con sufficiente attenzione per trovare delle risposte adeguate. Questi pensieri scollegati gli fluttuavano come scariche di corrente nel cervello ormai in corto circuito. I dubbi svanivano appena affioravano alla coscienza.

Le paure che nascevano in lui, invece, non svanivano ma perduravano, vivaci e confuse, nei meandri oscuri della sua mente. Ripensò a Hilary-Katherine, l’ultima resurrezione, e si ricordò che doveva trovarla.

Prima che lei trovasse lui.

Iniziò a tremare.

Lasciò cadere un manubrio di colpo. Poi anche l’altro. Le assi del pavimento scricchiolarono.

«Quella puttana,» disse, pieno di rabbia e di paura.

Il gatto continuò a leccare la mano di Mrs Yancy mentre lei spiegava: «Leo e Katherine avevano inventato una storia complessa per spiegare l’esistenza del bambino. Non volevano ammettere che fosse di Katherine. In tal caso, avrebbero dovuto puntare il dito verso un responsabile, un giovane pretendente. Ma lei non aveva pretendenti. Il vecchio non voleva che nessuno la toccasse. Solo lui poteva farlo. Mi viene la pelle d’oca. Che razza di uomo può approfittare della sua stessa creatura? E quel bastardo aveva iniziato quando lei aveva soltanto quattro anni! Non aveva nemmeno l’età per capire quello che stava succedendo.» Mrs Yancy scosse il capo con rabbia mista a tristezza. «Come fa un adulto a eccitarsi con una bambina? Se fossi io a fare le leggi, gli uomini di quel genere dovrebbero essere castrati, o anche peggio. Anzi, decisamente peggio. E una cosa che mi disgusta.»

Joshua domandò: «Perché non hanno finto che Katherine fosse stata violentata da un contadino stagionale o da un forestiero? Non avrebbero dovuto mandare in galera un innocente per convalidare una storia del genere. Avrebbero potuto fornire alla polizia una descrizione completamente inventata. E anche nel caso in cui avessero trovato qualcuno che corrispondeva alla descrizione, un povero cristo senza un alibi… be’, Katherine avrebbe sempre potuto dire che non era stato lui. Non sarebbe stato necessario accusare ingiustamente qualcuno.»

«Esatto,» intervenne Tony. «La maggior parte dei casi di violenza non viene mai risolta. La polizia si sarebbe addirittura sorpresa se Katherine avesse identificato effettivamente qualcuno.»

«Comunque riesco a capire perché non volesse sostenere di essere stata violentata,» disse Hilary. «Avrebbe dovuto sopportare umiliazioni e situazioni imbarazzanti per il resto della sua vita. Molta gente crede che una donna venga violentata perché in realtà è quello che desidera.»

«Lo so benissimo,» ammise Joshua. «Continuo a ripetere che i miei simili sono idioti, stupidi e buffoni. Vi ricordate? Ma St. Helena è sempre stata una città piuttosto aperta. La gente non avrebbe biasimato Katherine per essere stata violentata. O almeno, la maggior parte non l’avrebbe fatto. Sicuramente avrebbe avuto a che fare con qualche individuo un po’ crudele e sarebbe potuta venire a trovarsi un po’ in imbarazzo, ma con il passare del tempo tutti le avrebbero dimostrato comprensione. E comunque sarebbe stato decisamente più semplice che inventare la storia di Mary Gunther e mantenere il segreto per il resto della vita.»

Il gatto si rigirò fra le braccia di Mrs Yancy che si mise ad accarezzargli la pancia.

«Leo non voleva che collegassero la gravidanza a un violentatore perché in tal caso sarebbero intervenuti gli sbirri,» spiegò Mrs Yancy. «Leo aveva un grande rispetto per i poliziotti. Era un tipo autoritario. Era convinto che gli sbirri fossero incredibilmente in gamba e temeva che potessero fiutare qualcosa di strano nell’eventuale storia di violenza subita da Katherine. Non voleva attirare l’attenzione su di sé, non certo un’attenzione di quel tipo. Aveva un terrore folle che gli sbirri scoprissero la verità. Non voleva rischiare di finire in galera per molestie a una bambina e incesto.»

«Gliel’ha detto Katherine?» domandò Hilary.

«Esatto. Come vi ho già spiegato, aveva vissuto per tutta la vita con la vergogna per gli abusi di Leo e quando capì che sarebbe potuta morire di parto, decise di raccontare a qualcuno quello che aveva passato. Leo sarebbe stato salvo se Katherine fosse riuscita a tenere nascosta la gravidanza, ingannando tutti a St. Helena. A quel punto avrebbero fatto passare il bambino come figlio illegittimo di una sfortunata amica di Katherine.»

«Così è stato suo padre a obbligarla a indossare le panciere,» mormorò Hilary, provando un’incredibile pena per Katherine Frye. «L’ha costretta a quella tortura per proteggere se stesso. E stata un’idea sua.»

«Sì,» rispose Mrs Yancy. «Non è mai riuscita ad avere la meglio su di lui. Ha sempre fatto tutto quello che le diceva. E anche quella volta, fu esattamente lo stesso. Accettò di mettersi tutti quei busti e di seguire quella dieta anche se soffriva le pene dell’inferno. Ma aveva troppa paura a disobbedirgli. E non c’è da stupirsi se consideriamo il fatto che per più di vent’anni ha abusato di lei.»

«Ma è andata al college,» disse Tony. «Non è stato un tentativo di ottenere una certa indipendenza?»

«No,» riprese Mrs Yancy. «Il college è stata un’idea di Leo. Nel 1937, trascorse sei o sette mesi in Europa per vendere i suoi ultimi possedimenti nel vecchio continente. Stava per scoppiare la seconda guerra mondiale e non voleva che rimanessero beni congelati laggiù. Non voleva nemmeno portare Katherine con sé. Immagino avesse intenzione di unire il lavoro al piacere. Aveva un incredibile appetito sessuale. E ho sentito dire che alcuni bordelli europei sono in grado di offrire le peggiori sconcerie, proprio del tipo che lo eccitavano. Quel vecchio porco. Katherine gli sarebbe stata d’impiccio. Così decise che sarebbe andata al college mentre lui era lontano e la spedì a San Francisco, presso una famiglia che conosceva. Avevano una società che distribuiva vino, birra e liquori nella zona della baia e commercializzavano anche i prodotti della Shade Tree.»

Joshua esclamò: «Ha corso un bel rischio, lasciandola sola per tanto tempo.»

«Lui non la pensava in questo modo,» proseguì Mrs Yancy. «E dimostrò di avere ragione. Nei mesi trascorsi senza di lui, Katherine non cercò mai di liberarsi dalla sua schiavitù. Non raccontò a nessuno quello che le faceva il padre. Non prese neppure in considerazione la possibilità di parlarne con qualcuno. Ormai era distrutta. Una schiava. Direi che questa è la parola giusta. Era un’autentica schiava. Una schiava a livello mentale ed emotivo. Quando Leo tornò dall’Europa, le fece abbandonare il college, la riportò con sé a St. Helena e lei non oppose resistenza. Non poteva opporre resistenza: non sapeva come fare.»

Il pendolo suonò le ore. Due tocchi cadenzati che riecheggiarono sommessamente nel salotto.

Joshua era seduto sul bordo della poltrona. Scivolò indietro e riappoggiò la testa sul coprischienàle. Era pallido e aveva le occhiaie. La folta chioma bianca si era appiattita e sembrava senza vita. Hilary ebbe l’impressione che fosse decisamente invecchiato rispetto a quando l’aveva conosciuto. Sembrava distrutto.

Sapeva come si sentiva. La storia della famiglia Frye era un terribile esempio di quanto l’uomo potesse essere inumano. E più si addentravano nei meandri di quella follia, più si sentivano sconcertati. Il cuore non poteva che sobbalzare e cedere a ogni raccapricciante scoperta.