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Come se stesse parlando a se stesso, nel tentativo di fare ordine nella mente, Joshua mormorò: «Così tornarono a St. Helena e ripresero la loro relazione rivoltante da dove l’avevano interrotta. Poi commisero un errore e lei rimase incinta. E nessuno a St. Helena sospettò mai niente.»

Tony sbottò: «È incredibile. Di solito le bugie semplici sono le migliori perché impediscono di commettere passi falsi. Invece la storia di Mary Gunther era incredibilmente complicata! Roba da veri equilibristi. Hanno dovuto tenere in aria decine di palle per volta, ma se la sono cavata senza intoppi, direi.»

«Oh, quasi senza intoppi,» esclamò Mrs Yancy. «A dire la verità ci sono stati un paio di intoppi.»

«Per esempio?»

«Per esempio, il giorno in cui lasciò St. Helena per venire da me e avere il bambino, Katherine raccontò a tutti che questa fantomatica Mary Gunther le aveva annunciato la nascita della creatura. E stata stupida. Molto stupida. Katherine disse che sarebbe andata a San Francisco per prendere la creatura. Riferì che Mary parlava di una creaturina deliziosa, ma non disse se era maschio o femmina. Ovviamente era un patetico tentativo di proteggere se stessa, dal momento che non poteva sapere di che sesso fosse il figlio che aveva in grembo. Che stupida. Avrebbe dovuto pensarci. Fu il suo unico errore: rivelare che era nato il bambino prima di lasciare St. Helena. Oh, so che era a pezzi. So che praticamente non ragionava più. Ovviamente non poteva essere molto equilibrata dopo tutto quello che aveva subito nel corso degli anni. Per non parlare della gravidanza, della necessità di tenerla nascosta e della morte di Leo, sopraggiunta quando più avrebbe avuto bisogno di lui: sarebbe bastato molto meno per farla impazzire completamente. Era sconvolta, fuori di sé e di conseguenza non ha riflettuto abbastanza.»

«Non capisco,» disse Joshua. «Perché è stato un errore rivelare che il bambino di Mary era già nato? Dov’è il problema?»

Continuando ad accarezzare il gatto, Mrs Yancy proseguì: «A St. Helena, avrebbe dovuto raccontare che il bambino della Gunther stava per nascere, non che era già nato, e che preferiva andare a San Francisco per restare vicina all’amica. In questo modo non sarebbe stata legata alla storia secondo cui era nato un solo bambino. Ma non ci pensò. Non rifletté su quello che poteva accadere. Riferì a tutti che c’era solo un bambino. Poi arrivò da me e diede alla luce due gemelli.»

Hilary esclamò: «Due gemelli?»

«Maledizione,» sbottò Tony.

Per la sorpresa, Joshua balzò in piedi.

Il gatto avvertì la tensione che regnava nella stanza. Alzò la testa e osservò con aria stupita le persone presenti in salotto, una dopo l’altra. I suoi occhi gialli sembravano risplendere di luce propria.

La stanza nell’attico era spaziosa ma non abbastanza grande perché Bruno non la sentisse chiudersi gradualmente sopra di sé. Doveva trovare qualcosa da fare perché l’inattività rendeva ancora più penoso il suo senso di claustrofobia.

Si stancò dei manubri prima ancora che le sue braccia muscolose iniziassero ad avvertire lo sforzo dell’esercizio.

Prese un libro da una delle mensole e cercò di leggere, ma non riuscì a concentrarsi.

La sua mente non si era ancora stabilizzata e fluttuava da un pensiero all’altro, come un gioielliere disperato che cerca un sacchetto di diamanti messo fuori posto.

Parlò alla parte morta di sé.

Cercò i ragni negli angoli polverosi e li schiacciò.

Cantò a se stesso.

Scoppiò a ridere più volte senza sapere che cosa c’era di così divertente.

Si mise anche a piangere.

Maledì Katherine.

Cercò di organizzare un piano.

E camminò, camminò senza sosta.

Non vedeva l’ora di lasciare quella casa per iniziare a cercare Hilary-Katherine, ma sapeva che sarebbe stata una pazzia uscire in pieno giorno. Era sicuro che i cospiratori di Katherine fossero sparsi ovunque, a St. Helena. I suoi amici della tomba. Altri morti viventi, uomini e donne del Mondo Oscuro, nascosti in nuovi corpi. Gli avrebbero dato tutti la caccia. Sì. Sì. Probabilmente ce n’erano a decine. Di giorno sarebbe stato troppo rischioso. Doveva aspettare che calasse il sole prima di uscire a cercare quella puttana. Anche se la notte era l’ora preferita dei morti viventi e anche se sarebbe stato in tremendo pericolo inseguendo Hilary-Katherine al calare del sole, Bruno sapeva di poter contare sull’oscurità. Le ombre della notte l’avrebbero nascosto dai morti viventi, che avrebbero comunque goduto dello stesso vantaggio. In quel modo la lotta sarebbe stata equa e avrebbe vinto chi avesse dato prova di maggiore intelligenza; ma se il criterio si basava esclusivamente su quello, allora Bruno aveva qualche possibilità di spuntarla: Katherine era sveglia, furba e infinitamente malvagia, ma non era certo intelligente quanto il figlio.

Credeva che sarebbe stato al sicuro se fosse rimasto in casa durante il giorno, ma c’era qualcosa di ironico in quella convinzione, perché non si era mai sentito al sicuro nei trentacinque anni che aveva trascorso con Katherine. E ora quella casa rappresentava un porto tranquillo perché era l’ultimo posto nel quale Katherine e i suoi amici l’avrebbero cercato. Lei voleva catturarlo per portarlo proprio lì. L’aveva capito. Certo che l’aveva capito! Era ritornata dalla tomba per un unico motivo: condurlo in cima alla collina, attorno alla casa, verso la porta che si apriva nella terra, in fondo al giardino. Voleva gettarlo in quella fossa nel terreno e rinchiuderlo là dentro per sempre. Gli aveva ripetuto innumerevoli volte che era quello che avrebbe fatto se fosse tornata per punirlo. Non se n’era dimenticato. Katherine era convinta che avrebbe girato alla larga dalla collina e da quella vecchia casa. Non si sarebbe mai e poi mai immaginata di trovarlo proprio in quella stanza, abbandonata da tempo.

Bruno scoppiò a ridere fragorosamente, compiaciuto della sua stessa strategia.

, Poi fu assalito da un pensiero orribile: se per caso lei avesse pensato di cercarlo proprio lì e si fosse presentata con un paio di amici, altri morti viventi, in grado di sopraffarlo, non avrebbero fatto fatica a trascinarlo via. E la porta nella terra era proprio dietro la casa. Se Katherine e i suoi amici infernali l’avessero scovato, nel giro di un minuto sarebbero riusciti a trasportarlo verso quella porta e l’avrebbero gettato in quella stanza buia, in mezzo ai sussurri.

Terrorizzato, corse verso il letto e si sedette accanto a se stesso, pregandolo di rassicurarlo e di convincerlo che sarebbe andato tutto bene.

Joshua non riusciva a stare fermo. Continuava a camminare avanti e indietro nel salotto di Mrs Yancy.

La donna proseguì: «Quando Katherine diede alla luce due gemelli, si rese conto che la complicata storia di Mary Gunther non avrebbe potuto reggere. Gli abitanti di St. Helena erano stati preparati ad accogliere un bambino. Si sarebbero insospettiti, per quanto lei potesse cercare di giustificare il secondo bambino. L’idea che tutti venissero a sapere che cosa era successo fra lei e il padre… be’, immagino che questo fosse davvero troppo, dopo tutto quello che aveva già passato. Katherine crollò. Per tre giorni rimase in preda al delirio, farneticando come una pazza. Il medico le somministrava dei sedativi, ma non sempre facevano effetto. Balbettava, vaneggiava e delirava. Forse avrei dovuto chiamare gli sbirri per farla rinchiudere in una bella stanzetta imbottita. Ma non volevo farlo. Dannazione, non volevo proprio.»

«Ma aveva bisogno di un aiuto psichiatrico,» esclamò Hilary. «Non è stato un bene lasciarla gridare così per tre giorni. Non è stata una bella idea.»

«Forse no,» ammise Mrs Yancy. «Ma non potevo fare altro. Insomma, gestivo un bordello di lusso e non avevo certo voglia di vedere gli sbirri, che si presentavano fin troppo spesso per riscuotere le loro bustarelle. Normalmente lasciavano in pace i bordelli di classe come il mio. D’altra parte, fra i miei clienti c’erano molti uomini politici influenti e facoltosi uomini d’affari: i poliziotti non volevano certo metterli in imbarazzo con una retata. Ma se avessi mandato Katherine in ospedale, i giornali sicuramente sarebbero venuti a conoscenza dell’intera vicenda e a quel punto gli sbirri sarebbero dovuti intervenire. Non avrebbero potuto chiudere un occhio sulla mia attività con tutta quella pubblicità in giro. No di certo. Assolutamente impossibile. Avrei perso tutto. E il medico temeva di avere la carriera stroncata se i suoi pazienti avessero scoperto che di nascosto curava le prostitute. Oggigiorno un medico può anche permettersi di praticare la vasectomia sugli alligatori usando gli strumenti che ha nello studio, senza rischiare di perdere la faccia. Ma nel 1940 la gente era più… schizzinosa. Vi renderete conto quindi che dovevo pensare a me stessa e inoltre proteggere il medico e le mie ragazze…»