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«Perché dovrebbero sforzarsi di riempire quegli attimi di silenzio.»

«Esattamente. E se ne andrebbero da un’altra parte.»

«Dove la musica è assordante e dove possono comunicare con il linguaggio del corpo.»

Otto si strinse nelle spalle. «È una caratteristica della nostra epoca.»

«Forse avrei dovuto vivere in un’altra epoca,» commentò Tony.

La notte sembrava mite ma sapeva che sarebbe diventata più fredda. Dal mare proveniva una sottile foschia, una specie di soffio umido e appiccicoso che permeava l’aria e si concentrava in tanti aloni attorno alle luci.

Frank lo aspettava al volante della macchina della polizia. Tony si sedette al suo fianco e si allacciò la cintura di sicurezza.

Avevano un’altra pista da controllare prima di smontare per quel giorno. Un paio di persone al bar di Century City avevano affermato di aver visto Bobby Valdez in un locale chiamato The Big Quake sul Sunset Boulevard, a Hollywood.

Il traffico era piuttosto denso in direzione del centro. A volte Frank diventava impaziente e saltava da una corsia all’altra, aprendosi un varco in mezzo al traffico grazie al clacson e all’uso sapiente dei freni, nel tentativo di superare una macchina dopo l’altra, ma non quella sera. Quella sera aveva deciso di seguire il flusso.

Tony si chiese se Frank Howard non avesse per caso discusso di filosofia con Otto.

Dopo un po’, Frank ruppe il silenzio. «Avresti potuto fartela.»

«Chi?»

«Quella bionda. Quella Judy.»

«Ero in servizio, Frank.»

«Avresti potuto organizzare qualcosa per dopo. Ti moriva dietro.»

«Non è il mio tipo.»

«Era stupenda.»

«Era un’assassina.»

«Che cosa?»

«Mi avrebbe mangiato vivo.»

Frank riflette per un paio di secondi, poi proseguì: «Stronzate. Io ci farei un giretto se ne avessi la possibilità.»

«Sai dove trovarla.»

«Magari più tardi torno da quelle parti.»

«Accomodati pure,» disse Tony. «E quando avrà finito con te, dovrò venire a trovarti in ospedale.»

«Diamine, ma si può sapere che cos’hai? Non era così terribile. È facile trattare con gente del genere.»

«Forse è proprio per questo che non mi interessa.»

«Comunque mandala da me.»

Tony Clemenza era stanco. Si passò una mano sul volto, come se la stanchezza fosse una maschera che poteva togliersi. «Era troppo facile, troppo disponibile.»

«Da quando sei diventato un puritano?»

«Non è questo,» rispose Tony. «Oh… sì… è vero, forse lo sono. Solo un po’. Forse da qualche parte nascondo una traccia di puritanesimo. Santo cielo, ho avuto parecchie di quelle che vengono definite ‘relazioni importanti’. Non sono certo casto e puro. Ma non mi ci vedo in un posto come il Paradise, a cercare di accalappiare tutte le donne nel tentativo di soddisfare il mio desiderio di carne fresca. Innanzitutto, non potrei rimanere serio intavolando quel genere di conversazione che si usa per riempire i momenti di silenzio fra una canzone e l’altra. Ma mi ci vedi? ‘Salve, mi chiamo Tony. Tu come ti chiami? Di che segno sei? Ti interessi di numerologia? Ti interessi di filosofia orientale? Credi nell’incredibile totalità dell’energia cosmica? Credi nel destino come mezzo necessario per la presa di coscienza cosmica che racchiude il tutto? Credi sia il destino che ci ha fatto incontrare? Credi sia possibile sbarazzarsi di tutto il karma negativo che abbiamo generato individualmente per creare un’energia positiva insieme? Ti va di scopare?’»

«A parte quando parli di scopare,» commentò Frank, «non ho capito assolutamente niente.»

«Nemmeno io. È proprio questo che voglio dire. In un posto come il Paradise la conversazione è fasulla, giusto quattro stupidate spacciate per questioni serie per far scivolare qualcuno nel proprio letto senza tanti problemi. Al Paradise nessuno chiede a una donna qualcosa di veramente importante. Non le chiedi quali sono i suoi sentimenti, le sue emozioni, il suo talento, le sue paure, le sue speranze, i suoi bisogni, le sue necessità e i suoi sogni. Così finisce che ti ritrovi a letto con una sconosciuta. Oppure, ed è anche peggio, ti ritrovi a fare l’amore con una bomba del sesso, con una fotografia ritagliata da una rivista per soli uomini, un’immagine invece di una donna reale, un pezzo di carne invece di una persona, e questo significa che non stai facendo l’amore. Quell’atto serve solo a soddisfare un bisogno fisico, esattamente come quando ti gratti la schiena o vai di corpo senza fatica. Se un uomo riduce il sesso a questo, allora tanto vale che se ne stia a casa e usi la mano.»

Frank frenò davanti a un semaforo rosso ed esclamò: «Ma con la mano non puoi farti un pompino!»

«Cristo, Frank, a volte sei davvero volgare.»

«Sono solo pratico.»

«Quello che sto cercando di dire è che, almeno per me, non vale la pena ballare se non conosci il tuo partner. Non sono il tipo che va in discoteca e si mette a ballare per conto suo. Devo sapere come si muove la mia compagna, e perché, quello che pensa e quello che prova. Il sesso è dannatamente migliore se quella persona rappresenta qualcosa per te, se è un individuo, una persona autentica e non solo un bel corpicino con le curve al punto giusto. Deve avere una personalità propria, un carattere formato dall’esperienza.»

«Non credo alle mie orecchie,» sbottò Frank mentre ripartiva con il semaforo verde. «E la solita, vecchia lagna sul sesso: se in qualche modo non è implicato l’amore, allora è banale e insoddisfacente.»

«Non sto parlando dell’amore eterno,» proseguì Tony. «Non sto parlando delle promesse di fedeltà assoluta da rispettare fino alla morte. Puoi amare qualcuno per un breve periodo, in molti modi diversi. E puoi continuare ad amare una donna anche quando termina la relazione dal punto di vista fisico. Sono rimasto amico di donne con cui ho fatto l’amore perché non ci siamo mai considerati come un trofeo da aggiungere alla lista; avevamo qualcosa in comune e questo anche dopo aver smesso di andare a letto insieme. Insomma, prima di iniziare una scopatina o prima di mettermi con le chiappe al vento, voglio essere sicuro di potermi fidare di quella donna; voglio che sia speciale, almeno per me, voglio che valga la pena aprirmi nei suoi confronti ed essere parte di lei, anche se per poco tempo.»

«Stronzate,» ribattè Frank con aria di disprezzo.

«Io la penso così.»

«Lascia che ti dica una cosa.»

«Fai pure.»

«Il miglior consiglio che tu abbia mai ricevuto.»

«Ti sto ascoltando.»

«Se credi davvero che esista qualcosa chiamato amore, se in tutta onestà sei convinto che esista un sentimento forte come l’odio e la paura, allora devi essere pronto a soffrire, a soffrire le pene dell’inferno. È una menzogna, un’enorme menzogna. L’amore è qualcosa che hanno inventato gli scrittori per vendere i libri.»

«Non stai parlando sul serio.»

«Invece sì, cazzo.» Frank distolse per un attimo lo sguardo dalla strada e fissò Tony con aria di compatimento. «Quanti anni hai? Trentatré?»

«Quasi trentacinque,» rispose Tony mentre Frank tornava a fissare la strada e sorpassava un camion incredibilmente lento, carico di rottami.

«Be’, io ne ho dieci di più,» proseguì Frank. «Quindi ascolta un vecchio saggio. Prima o poi verrà il giorno in cui crederai di esserti innamorato sul serio di una graziosa signorina, ma quando ti piegherai per baciare i suoi bei piedini, lei ti ricompenserà sferrandoti un calcio sui denti. Puoi essere certo che ti spezzerà il cuore se le farai capire di averne uno. Affetto? Certo. Quello va bene. E lussuria. Lussuria è la parola giusta, amico. Tutto ruota attorno alla lussuria. Ma non parlare di amore. Devi dimenticare tutte queste stronzate sull’amore. Cerca di divertirti. Arraffa tutto quello che puoi intanto che sei giovane. Scopa e fuggi. In questo modo non rimarrai mai ferito. Se continui a fantasticare sull’amore, riuscirai solo a farti prendere per il culo, una volta, due volte, mille volte, fino a quando ti metteranno sotto terra.»