«Dieci minuti?»
«Forse cinque.»
«E quando ha ripreso il controllo, perché non ci ha chiamato subito? Era seduta proprio davanti al telefono.»
«Sono andata di sopra a lavarmi la faccia e a cambiarmi,» spiegò. «Ve l’ho già detto.»
«Lo so,» esclamò. «Mi ricordo. Si faceva bella per la stampa.»
«No,» sbottò, iniziando ad arrabbiarsi. «Non mi stavo ‘facendo bella’. Ho solo pensato che avrei…»
«Questo è un altro punto che mi lascia sconcertato,» la interruppe Howard. «Mi lascia di stucco. Voglio dire, viene quasi violentata e uccisa, si fa prendere da una crisi di pianto, ha ancora paura che Frye possa tornare a completare il lavoro lasciato in sospeso ma, nonostante tutto, decide di andare di sopra a rendersi presentabile! E pazzesco!»
«Scusate,» intervenne il tenente Clemenza sporgendosi dalla poltrona marrone. «Frank, so che hai in mente qualcosa e so anche dove vuoi andare a parare. Non voglio rovinarti il divertimento o cose del genere. Ma non credo sia possibile fare delle supposizioni sull’onestà e l’integrità di Miss Thomas basandoci sul tempo che ha impiegato per chiamarci. Sappiamo entrambi che molto spesso la gente rimane scioccata dopo un’esperienza del genere. E non sempre si agisce in modo razionale. Il comportamento di Miss Thomas non è poi tanto strano.»
Hilary avrebbe voluto ringraziare il tenente Clemenza per essere intervenuto, ma avvertì un leggero antagonismo fra i due e decise di non alimentare quel principio di incendio.
«Mi stai forse suggerendo di lasciar perdere?» chiese Howard.
«Volevo solo dire che si sta facendo tardi e siamo tutti molto stanchi,» spiegò Clemenza.
«Ammetterai comunque che la sua storia fa acqua da tutte le parti.»
«Io non la metterei su questo piano,» proseguì Clemenza.
«E su che piano la metteresti?» chiese Howard.
«Diciamo che ci sono alcuni punti che ancora non sono chiari.»
Howard lo fissò con aria torva per un attimo, poi annuì. «D’accordo. Va bene. Stavo solo cercando di sottolineare che ci sono almeno quattro punti oscuri nella sua storia. Se sei d’accordo, vorrei continuare.» Si girò verso Hilary. «Miss Thomas, vorrei che ci descrivesse di nuovo il suo aggressore.»
«Perché? Sapete persino come si chiama.»
«Sia gentile.»
Non riusciva a capire dove volesse arrivare con tutte quelle domande. Sapeva che le stava tendendo una trappola, ma non aveva la più pallida idea di che tipo di trappola fosse o che cosa le avrebbe potuto fare. «D’accordo. Ma è l’ultima volta. Bruno Frye è alto, circa un metro e novanta…»
«Niente nomi, per favore.»
«Che cosa?»
«Descriva il suo assalitore senza usare alcun nome.»
«Ma io so come si chiama,» ripetè lentamente e pazientemente.
«Lo faccia per me,» proseguì l’uomo in tono serio.
Hilary sospirò e si appoggiò al divano, fingendosi annoiata. Non voleva che si accorgesse che la stava innervosendo. Che cosa diavolo aveva in mente? «L’uomo che mi ha assalito,» spiegò, «era alto circa un metro e novanta e pesava più o meno cento, centodieci chili. Molto muscoloso.»
«Di che razza?» chiese Howard.
«Bianco.»
«Carnagione?»
«Chiara.»
«Qualche cicatrice o neo?»
«No.»
«Tatuaggi?»
«Sta scherzando?»
«Tatuaggi?»
«No.»
«Qualche segno particolare?»
«No.»
«Zoppicava o aveva qualche difetto fisico?»
«È un figlio di puttana in perfetta forma,» sbottò.
«Colore dei capelli?»
«Biondo scuro.»
«Lunghi o corti?»
«Media lunghezza.»
«Occhi?»
«Sì.»
«Che cosa?»
«Sì, aveva gli occhi.»
«Miss Thomas…»
«Va bene, va bene.»
«E una faccenda seria.»
«Aveva gli occhi azzurri. Una strana sfumatura grigio azzurra.»
«Età?»
«Circa quarant’anni.»
«Qualche caratteristica particolare?»
«Per esempio?»
«Ha accennato a qualcosa riguardo alla sua voce.»
«Esatto. Aveva una voce profonda. Una specie di brontolio. Un tono gracchiante. Grave, rauco e irregolare.»
«Bene,» esclamò il tenente Howard, oscillando leggermente sui due piedi, chiaramente compiaciuto del proprio lavoro. «Abbiamo un’ottima descrizione dell’assalitore. Ora, mi descriva Bruno Frye.»
«L’ho appena fatto.»
«No, no. Partiamo dal presupposto che lei non conosca l’uomo che l’ha aggredita. Ha accettato questo giochetto per farmi contento, si ricorda? Ha appena descritto il suo assalitore, un uomo senza nome. Ora vorrei che mi descrivesse Bruno Frye.»
Hilary si voltò verso il tenente Clemenza. «E davvero necessario?» domandò esasperata.
Clemenza ribattè: «Frank, non puoi cercare di fare un po’ più in fretta?»
«Senti, sto cercando di stabilire una cosa,» sbottò il tenente Howard. «E sto cercando di arrivarci nel modo migliore. E comunque, è lei che ci fa perdere tempo.»
Si voltò verso Hilary che avvertì nuovamente la sgradevole sensazione di essere l’indiziata principale in un processo di altri tempi, con Howard nei panni di un fanatico inquisitore. Se solo Clemenza gliel’avesse permesso, Howard l’avrebbe afferrata e scrollata fino a ottenere la risposta che voleva, indipendentemente dal fatto che fosse la verità.
«Miss Thomas,» l’ammonì, «se si limiterà a rispondere a tutte le mie domande, finiremo nel giro di pochi minuti. Ora, le spiace descrivermi Bruno Frye?»
Con aria disgustata, ripetè: «Circa un metro e novanta, cento, centodieci chili, muscoloso, biondo, occhi grigio azzurri, circa quarant’anni, nessuna cicatrice, nessun segno particolare, nessun tatuaggio e una voce profonda e dal tono gracchiante.»
Frank Howard stava sorridendo. Ma non era un sorriso amichevole. «La descrizione del suo assalitore coincide perfettamente con quella di Bruno Frye. Nessuna discrepanza. Nemmeno una. Ed è ovvio, dal momento che ci ha riferito che si tratta della stessa persona.»
Il suo modo di formulare le domande appariva assolutamente ridicolo, ma c’era sicuramente una ragione. Non era stupido. Hilary sentiva di aver già messo un piede nella trappola, anche se non riusciva a vederla.
«Vuole per caso ripensarci?» chiese Howard. «Forse esiste una minima possibilità che si tratti di qualcun altro? Forse un uomo che ha solo una forte somiglianzà con Frye?»
«Non sono una stupida,» sbottò Hilary. «Era lui.»
«Non esiste la benché minima differenza fra l’assalitore e Frye? Un particolare insignificante?» insisté.
«No.»
«Neppure la forma del naso o la linea della mandibola?» proseguì Howard.
«Neppure quello.»
«E assolutamente certa che Frye e il suo assalitore presentassero lo stesso taglio di capelli, gli stessi zigomi e lo stesso mento?»
«Sì.»
«È sicura oltre qualsiasi ragionevole dubbio che ad assalirla questa sera è stato Bruno Frye?»
«Sì.»
«Sarebbe disposta a giurarlo davanti alla corte?»
«Sì, sì, sì!» ripetè Hilary, stanca di essere tormentata.
«Bene, allora. Bene. Molto bene. Temo che se giurasse in tal senso sarebbe lei a finire in galera. Lo spergiuro è un crimine.»
«Che cosa? Che cosa vuole dire?»
L’uomo fece una smorfia, decisamente meno amichevole del suo sorriso. «Miss Thomas, quello che voglio dire è… lei è una bugiarda.»
Hilary rimase talmente sbalordita di fronte a quell’accusa così diretta e sfacciata e talmente sconcertata per il tono duro della sua voce che, per un attimo, non riuscì a proferire parola. Non capiva neppure che cosa volesse dire Howard.