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«Una bugiarda, Miss Thomas. Né più né meno.»

Il tenente Clemenza si alzò dalla poltrona marrone e intervenne: «Frank, sei proprio sicuro di quello che affermi?»

«Oh sì,» rispose Howard. «Ne sono assolutamente certo. Mentre era fuori a parlare con i giornalisti mettendosi bene in posa per i fotografi, mi ha chiamato la centrale. Hanno parlato con lo sceriffo di Napa County.»

«Di già?»

«Oh sì. Si chiama Peter Laurenski. Lo sceriffo Laurenski ha controllato la situazione alla tenuta di Frye, dietro nostra richiesta, e sai che cos’ha scoperto? Ha scoperto che Bruno Frye non è venuto a Los Angeles. Bruno Frye non è mai uscito di casa. In questo preciso momento, Bruno Frye è a Napa County, a casa sua, tranquillo come un agnellino.»

«È impossibile!» gridò Hilary balzando in piedi.

Howard scosse la testa. «La smetta, Miss Thomas. Frye ha spiegato allo sceriffo Laurenski che aveva intenzione di venire a Los Angeles oggi e di fermarsi per una settimana. Una breve vacanza. Ma non è riuscito a liberarsi in tempo e ha dovuto rinviare tutto e rimanersene a casa per terminare alcuni lavori.»

«Lo sceriffo si sbaglia!» insistette Hilary. «Non è possibile che abbia parlato con Bruno Frye.»

«Sta forse dicendo che lo sceriffo mente?» chiese il tenente Howard.

«Deve… deve aver parlato con qualcuno che sta coprendo Frye,» mormorò Hilary, rendendosi conto di quanto fosse poco plausibile una simile teoria.

«No,» proseguì Howard. «Lo sceriffo Laurenski ha parlato con Frye in persona.»

«Ma l’ha visto? Ha davvero visto Frye?» domandò. «O si è limitato a parlare al telefono con qualcuno che fingeva di essere Frye?»

«Non so se abbiano parlato a faccia a faccia oppure al telefono,» rispose Howard. «Ma si ricordi, Miss Thomas, che è stata lei a parlarci della particolare voce di Frye. Estremamente profonda. Gracchiante. Un brontolio gutturale. Secondo lei è possibile che qualcuno l’abbia imitata al telefono?»

«Se lo sceriffo Laurenski non conosce bene Frye, può darsi che si sia fatto trarre in inganno da una pessima imitazione. Forse…»

«E un paese piuttosto piccolo. Un uomo come Bruno Frye, un cittadino importante, è conosciuto praticamente da tutti. E lo sceriffo lo conosce molto bene da più di vent’anni,» annunciò Howard con aria trionfante.

Il tenente Clemenza si sentiva a disagio. A Hilary non importava molto ciò che Howard pensava sul suo conto, ma era fondamentale che almeno lui le credesse. L’espressione di dubbio apparsa nei suoi occhi era bastata a sconvolgerla, quasi quanto l’atteggiamento arrogante di Howard.

Voltò le spalle ai due investigatori e si diresse verso l’ampia vetrata che dava sul roseto, cercando di contenere là propria collera, ma non ci riuscì e si girò di scatto. Furiosa, si rivolse a Howard, sottolineando ogni parola con un pugno assestato sul tavolino di cristallo. «Bruno Frye era qui!» Il vaso pieno di rose vacillò, cadde dal tavolo e rimbalzò sul soffice tappeto, disseminando fiori e acqua dappertutto. «Che cosa mi dice del divano che ha rovesciato? E degli oggetti in porcellana che gli ho lanciato? E dei proiettili che ho sparato? Che cosa mi dice del coltello rotto che ha lasciato qui? E il vestito strappato? E i miei slip?»

«Può darsi si tratti semplicemente di un’ottima messinscena,» rispose Howard. «Può aver fatto tutto da sola, inventandosi qualche dettaglio per suffragare la sua storia.»

«Ma è assurdo!»

Clemenza intervenne. «Miss Thomas, forse era davvero qualcun altro, qualcuno che assomigliava molto a Frye.»

Anche se avesse voluto accettare quella possibilità, non avrebbe potuto farlo. Obbligandola a descrivere più volte l’uomo che l’aveva aggredita e ad affermare che l’assalitore non poteva essere altro che Bruno Frye, il tenente Howard aveva reso difficile, se non impossibile, per lei accettare la possibilità ventilata da Clemenza. E, comunque, non aveva alcuna intenzione di tornare sui suoi passi. Sapeva di avere ragione. «Era Frye,» affermò con calma. «Frye e nessun altro. Non mi sono inventata tutto, non ho sparato nel muro. Non ho rovesciato il divano e strappato i vestiti. Per l’amor del cielo, perché avrei dovuto fare una cosa del genere? Che ragioni potevo avere per inscenare una storia simile?»

«Io avrei qualche idea,» rispose Howard. «Secondo me, conosce Bruno Frye da molto tempo e voi due…»

«Ve l’ho già detto, l’ho incontrato per la prima volta tre settimane fa.»

«Ci ha raccontato molte altre cose che sono risultate false,» proseguì Howard. «Credo che lei conosca Frye da anni, o almeno da parecchio tempo. Probabilmente voi due avevate una storia…»

«No!»

«… e per qualche ragione, lui ha deciso di mollarla. Forse si è semplicemente stancato di lei. Forse c’era un’altra donna. Qualcosa del genere. Non credo sia andata nella sua tenuta per svolgere le ricerche legate al suo lavoro, come ci ha raccontato. Secondo me si è recata laggiù nel tentativo di ritornare con lui. Voleva appianare le cose con qualche bacio, qualche moina…»

«No.»

«… ma lui non ne ha voluto sapere. L’ha rifiutata di nuovo. Mentre era là, ha scoperto che aveva intenzione di venire a Los Angeles per una breve vacanza, così ha deciso di vendicarsi. Sapeva che probabilmente non avrebbe organizzato niente per la prima sera in città, si sarebbe limitato a cenare da solo e sarebbe andato a letto presto. Era anche sicura che nessuno avrebbe potuto garantire per lui nel caso in cui i poliziotti avessero deciso di risalire ai suoi spostamenti di quella sera. Così ha deciso di accusarlo di tentativo di stupro.»

«Dannazione, ma è disgustoso!»

«Ma tutto si è ritorto contro di lei,» soggiunse Howard. «Frye ha cambiato i suoi piani. Non è venuto a Los Angeles. Così abbiamo scoperto il suo sporco gioco.»

«Era qui!» Hilary provò l’impulso di afferrare l’investigatore per il collo e di stringerglielo fino a farlo ragionare. «Senta, ho un paio di amici che mi conoscono piuttosto bene e che potranno raccontarle qualcosa delle mie eventuali relazioni. Le darò l’indirizzo. Vada a trovarli. Le diranno che non c’era assolutamente niente fra me e Bruno Frye. Diamine, aggiungeranno anche che non ho in ballo una storia da un bel po’ di tempo. Sono stata troppo occupata per poter avere una vita privata. Lavoro molte ore al giorno. Non mi rimane molto tempo per le storie d’amore e di sicuro non mi imbarcherei in una relazione con un uomo che abita dall’altra parte dello stato. Lo chieda ai miei amici. Glielo confermeranno.»

«Gli amici sono notoriamente dei testimoni poco attendibili,» spiegò Howard. «Inoltre, può anche darsi che volesse mantenere il segreto sull’intera faccenda: una storia d’amore clandestina. Si arrenda, Miss Thomas, si è messa da sola con le spalle al muro. I fatti sono chiari. Lei dichiara che Frye si trovava in questa casa stasera. Ma lo sceriffo afferma che, mezz’ora fa, Frye era a casa sua. Ora, St. Helena è a più di seicento chilometri in linea d’aria e a più di ottocento chilometri di strada. Non può essere tornato a casa in così poco tempo. E non poteva trovarsi in due posti contemporaneamente perché, nel caso non lo sapesse, questo comporterebbe una grave violazione delle leggi della fisica.»

Il tenente Clemenza propose: «Frank, forse dovresti lasciarmi finire con Miss Thomas.»

«Che cosa c’è da finire? È tutto a posto, finito, kaputt.» Howard puntò un dito accusatore verso la donna. «Lei è dannatamente fortunata, Miss Thomas. Se Frye fosse venuto a Los Angeles e fosse stato trascinato in tribunale, lei avrebbe commesso un grave spergiuro. Avrebbe rischiato di finire in galera. Ed è doppiamente fortunata perché non esiste un modo sicuro per punire quelli che, come lei, si divertono a farci perdere tempo.»

«Non sapevo che avessimo perso tempo,» mormorò Clemenza.