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«Capisco benissimo quello che vuole dire,» esclamò Tony. «Per cui se fosse così gentile da dare un’occhiata a queste foto segnaletiche…»

Ma Garamalkis non era pronto per rispondere alle loro domande. Aveva ancora un paio di cose da dire. Interruppe Tony e proseguì: «Quattro anni fa, sono stato multato per la prima volta. Le solite cose. Alcuni degli operai messicani non avevano il permesso di soggiorno, altri lavoravano con i documenti scaduti. Dopo essere finito in tribunale, decisi di rigare diritto. Decisi di assumere solo messicani con i documenti in regola. E se non ne avessi trovati a sufficienza, mi sarei rivolto a cittadini americani. Sapete una cosa? Sono stato uno stupido. Sono stato veramente uno stupido a pensare di poter rimanere nel mondo degli affari in quel modo. Vedete, alla maggior parte dei lavoratori posso offrire soltanto un salario minimo. E anche in questo modo, faccio fatica a campare. Il problema è che gli americani non sono disposti a lavorare per uno stipendio così basso. Un cittadino riceve più soldi dalla previdenza sociale se decide di non lavorare rispetto a quello che potrebbe guadagnare con uno stipendio minimo. E i soldi della previdenza sociale sono esentasse! Così sono praticamente impazzito per due mesi, cercando di trovare gente disposta a lavorare e continuando a mandare avanti la lavanderia. Mi è quasi venuto un infarto. Vedete, i miei principali clienti sono alberghi, motel, ristoranti, parrucchieri… Hanno tutti bisogno di riavere la loro roba velocemente e secondo un calendario prestabilito. Se non avessi ricominciato ad assumere i messicani, avrei dovuto chiudere.»

Frank ne aveva abbastanza. Stava per sbottare in qualcosa di poco gentile quando Tony gli appoggiò una mano sulla spalla e gliela strinse delicatamente, invitandolo a portare pazienza.

«Comunque,» proseguì Garamalkis, «sono d’accordo che non sia giusto offrire le medicine gratuite e roba del genere agli immigrati illegali. Ma non capisco perché sia necessario cacciarli quando in fin dei conti non fanno che accettare lavori che nessun altro vuole svolgere. È ridicolo. È uno schifo.» Sospirò nuovamente, lanciò un’occhiata alle foto di Bobby Valdez che aveva ancora in mano e mormorò: «Sì, conosco questo tipo.»

«Ci hanno detto che lavorava qui.»

«Esatto.»

«Quando?»

«All’inizio dell’estate, credo. In maggio. Forse anche in giugno.»

«Dopo che se l’è svignata,» spiegò Frank a Tony.

«Non ne so niente,» si difese Garamalkis.

«Che nome le ha dato?» chiese Tony.

«Juan.»

«E il cognome?»

«Non me lo ricordo. Si è fermato solo sei settimane. Ma dovrebbe essere segnato in archivio.»

Garamalkis scese dalla piattaforma e li guidò attraverso l’enorme stanza piena di vapore e di odore di disinfettante, mentre gli operai li osservavano con aria sospetta. Arrivò in ufficio e chiese alla segretaria di controllare l’archivio. La donna trovò il fascicolo giusto in un minuto. Bobby aveva usato il nome Juan Mazquezza. E aveva fornito un indirizzo su La Brea Avenue.

«Viveva davvero in quell’appartamento?» chiese Frank.

Garamalkis si strinse nelle spalle. «Non è il tipo di lavoro che richiede un controllo accurato delle informazioni fornite da chi viene assunto.»

«Le ha spiegato perché se ne andava?»

«No.»

«Le ha forse detto che intenzioni aveva?»

«Non sono sua madre.»

«Voglio dire, le ha parlato di un altro lavoro?»

«No. Se n’è andato e basta.»

«Se non riusciamo a trovare Mazquezza a questo indirizzo,» proseguì Tony, «vorremmo ritornare qui per parlare con i suoi operai. Forse c’è qualcuno che lo conosce. Magari c’è qualcuno che gli è ancora amico.»

«Potete tornare, se volete,» rispose Garamalkis. «Ma avrete qualche problema a comunicare.»

«E perché?»

Con una smorfia, bofonchiò: «Molti di loro non parlano inglese.»

Tony sorrise e sillabò: «Yo leo, escribo y hablo español.»

«Ah,» esclamò Garamalkis, compiaciuto.

La segretaria consegnò loro una fotocopia del libro paga e Tony ringraziò Garamalkis per la collaborazione.

In macchina, mentre si dirigeva verso La Brea Avenue, Frank disse: «È meglio che lasci fare a te.»

Tony borbottò: «Ma che cosa dici?»

«Sei riuscito a ottenere molte più informazioni di quante ne avrei sapute strappare io.»

Tony fu sorpreso da quel complimento. Per la prima volta da quando lavoravano insieme, Frank aveva ammesso che la tecnica del suo compagno poteva essere efficace.

«Mi piacerebbe avere un pizzico del tuo stile,» proseguì Frank. «Non sempre, sia chiaro. Sono ancora convinto che il mio sistema sia migliore nella maggior parte dei casi, ma ogni tanto capita di imbatterci in tipi che non parlerebbero con me neppure se li interrogassi per un milione di anni, ma che sputano subito il rospo con te nel giro di un minuto. Sì, a volte mi piacerebbe essere un po’ più affabile.»

«Non è difficile.»

«Per me sì. Non ci riesco.»

«Sono sicuro che potresti riuscirci.»

«Tu ci sai fare con la gente,» spiegò Frank. «Io no.»

«Puoi sempre imparare.»

«Figurati. Va bene così com’è. Siamo la classica coppia: poliziotto-cattivo e poliziotto-buono. Con noi è ovvio che funzioni così.»

«Tu non sei un poliziotto cattivo.»

Frank non rispose. Quando si fermarono a un semaforo rosso proseguì: «E c’è un’altra cosa che vorrei dirti, anche se probabilmente non ti piacerà.»

«Sentiamo,» lo esortò Tony.

«Si tratta della donna di ieri sera.»

«Hilary Thomas?»

«Sì. Ti piace, non è vero?»

«Be’… certo. Mi sembra piuttosto carina.»

«Non è questo che intendo dire. Insomma, ti piaceva, le sbavavi dietro.»

«Oh, no. È una bella ragazza, ma io non…»

«Non fare il santerellino con me. Ho notato il modo in cui la guardavi.»

Il semaforo diventò verde.

Proseguirono in silenzio per un isolato.

Alla fine Tony disse: «Hai ragione, ma non mi faccio certo incantare dalla prima ragazza carina che vedo. E tu lo sai.»

«A volte penso che tu sia un eunuco.»

«Hilary Thomas è… diversa. E non mi riferisco soltanto all’aspetto fisico. E molto bella, certo, ma non è solo quello. Mi piace il modo in cui si muove, il modo in cui si comporta. Mi piace stare ad ascoltarla. E non parlo del tono di voce. C’è qualcos’altro. Mi piace il suo modo di esprimersi e il suo modo di pensare.»

«Mi piace come donna,» proseguì Frank, «ma il suo modo di pensare mi lascia indifferente.»

«Non stava mentendo,» proseguì Tony.

«Hai sentito che cosa ha detto lo sceriffo…»

«Forse si è confusa su quanto le è realmente accaduto, ma non si è inventata quella storia di sana pianta. Probabilmente ha visto qualcuno che somigliava a Frye e quindi…»

Frank lo interruppe. «Quello che sto per dirti non ti piacerà di certo.»

«Ti ascolto.»

«Anche se ti ha fatto ribollire il sangue, non avevi il diritto di comportarti in quel modo.»

Tony lo guardò, confuso. «Che cos’ho fatto?»

«In teoria dovresti appoggiare il tuo compagno in una situazione del genere.»

«Non capisco.»

Frank aveva il viso paonazzo. Non si voltò verso Tony e continuò a fissare la strada. «Mentre la stavo interrogando, ti sei schierato dalla sua parte, contro di me.»

«Frank, io non volevo…»