Seduto a un tavolo di The Bolt Hole, con una birra ormai tiepida davanti agli occhi, Tony ascoltava Frank Howard con la crescente convinzione di essere il primo a condividere il dolore di quell’uomo. Barbara Ann era morta nel 1958, ventidue anni prima, e per tutto quel tempo Frank non aveva confidato a nessuno la sofferenza che aveva provato vedendola deperire e poi morire. Un dolore che non si era mai attutito e che lo infiammava dentro in quel momento, esattamente come vent’anni prima. Tracannò ancora uno scotch e andò alla ricerca delle parole adatte per descrivere la sua tragedia. Tony rimase sbalordito dalla sensibilità e dalla profondità di quei sentimenti tanto a lungo nascosti dietro quella faccia teutonica e quegli occhi azzurri, generalmente inespressivi.
In seguito alla perdita di Barbara Ann, Frank si era sentito indebolito, confuso e depresso, ma era sempre riuscito a trattenere le lacrime e l’angoscia, convinto com’era che altrimenti non sarebbe più stato in grado di riprendere il controllo di se stesso. Aveva però cominciato a percepire gli impulsi dell’autodistruzione: una terribile sete di sbornie che non aveva mai conosciuto prima della morte della moglie; la tendenza a guidare più velocemente e incoscientemente, per quanto prudente fosse stato fino a quel momento. Per migliorare le sue condizioni mentali, per cercare di salvarsi da se stesso, si era buttato a capofitto nel lavoro, dedicando la propria esistenza alla polizia di Los Angeles, nel tentativo di mettere a tacere il ricordo di Barbara Ann. La perdita aveva provocato una ferita interna che non si era più rimarginata, anche se l’impegno e la totale dedizione al dipartimento di polizia erano riusciti, se non altro, a placarne le fitte.
Per diciannove anni era riuscito a sopravvivere, persino a gioire del monotono tran tran di un drogato di lavoro. In qualità di agente in uniforme, non poteva fare straordinari; quindi si era iscritto a un corso serale che frequentava anche di sabato per ottenere il diploma di esperto in criminologia. Grazie al diploma e al suo eccellente curriculum di servizio, era riuscito a diventare un investigatore in borghese e, come tale, non era più soggetto ai rigidi orari degli agenti. Durante le giornate nelle quali arrivava a lavorare anche quattordici ore, non pensava ad altro che ai casi a cui era stato assegnato. E anche quando smontava, continuava a rimuginare sulle indagini, fino a escludere ogni possibilità: rifletteva mentre era sotto la doccia, mentre cercava di prendere sonno la notte, esaminava le prove raccolte mentre faceva colazione la mattina o durante le cene solitarie a notte fonda. Praticamente leggeva solo testi di criminologia o ricerche effettuate sui vari tipi di criminali. Per diciannove anni era stato l’agente degli agenti, il detective dei detective.
In tutti quegli anni non si era mai innamorato di una donna. Non aveva nemmeno il tempo di frequentarle e, del resto, non lo riteneva nemmeno molto giusto. Non sarebbe stato leale nei confronti di Barbara Ann. Per alcune settimane, si era imposto una vita dedita al celibato, poi si era concesso uno stacco con una serie di amanti a pagamento. Per un motivo che nemmeno lui riusciva a capire bene, avere rapporti con le prostitute non implicava un tradimento nei confronti della memoria di Barbara Ann; forse perché il fatto di dover pagare per i servizi goduti rendeva il rapporto strettamente commerciale, senza la minima implicazione di cuore.
Poi aveva incontrato Wilma Compton.
Appoggiandosi allo schienale della panca, Frank per poco non rimase soffocato, pronunciando quel nome. Si passò la mano sul viso appiccicaticcio, le dita fra i capelli, e disse: «Ho bisogno di un altro scotch doppio.» Con un grande sforzo riuscì ad articolare le sillabe, ma anche così traspariva in modo evidente lo stato estremo di ebbrezza.
«Certo,» lo rassicurò Tony. «Un altro scotch. Ma forse è anche il caso di mettere qualcosa sotto i denti.»
«Non ho fame,» ribattè Frank.
«Qui fanno dei cheeseburger eccezionali,» incalzò Tony. «Ordiniamone un paio, insieme con le palatine fritte.»
«No. Per me, solo scotch.»
Tony insistè e alla fine Frank dovette accettare l’idea dell’hamburger, ma senza patatine.
Penny annotò l’ordine, ma quando sentì che Frank voleva un altro scotch, non si dimostrò molto entusiasta.
«Non sono venuto con la mia macchina,» la rassicurò Frank, cercando di scandire bene le parole. «Sono venuto con il taxi proprio perché avevo intenzione di ubriacarmi. E prenderò il taxi anche per tornare a casa. Quindi, bambolina mia, portami subito un altro di quei deliziosi scotch.»
Tony fece un cenno con il capo. «Se non riesce a trovare un taxi, lo riaccompagno io.»
Penny servì da bere a entrambi. Tony aveva ancora metà della sua birra, ma ormai si era intiepidita e la ragazza gli portò via il bicchiere.
Wilma Compton.
Wilma aveva trentun anni quando Frank l’aveva conosciuta: dodici meno di lui. Era carina, piccola, gentile e aveva occhi scuri, gambe lunghe e un corpo flessuoso con due fianchi invitanti, culetto piccolo, vitino di vespa e seno fin troppo pieno per le sue dimensioni. Non era certo carina, piccola e gentile come Barbara Ann. Non era dotata dell’acume di Barbara Ann o della natura industriosa di Barbara Ann o della comprensione di Barbara Ann. Ma, almeno in apparenza, richiamava vagamente l’ormai decedutissima moglie, quel tanto che bastava per risvegliare l’interesse di Frank nei confronti di una storia d’amore.
Wilma lavorava come cameriera nel bar dove spesso pranzavano gli agenti di polizia. Nel giro di poco tempo, Frank le aveva chiesto di uscire e lei aveva accettato. Al quarto appuntamento erano finiti a letto. Wilma aveva la stessa sete, la stessa energia e la stessa disponibilità che avevano reso Barbara Ann un’amante impareggiabile. Anche se a volte sembrava completamente assorta nella ricerca del proprio piacere personale più che in quello del partner, Frank cercava di autoconvincersi che prima o poi il suo egoismo sarebbe sparito; imputava quell’atteggiamento al fatto che la ragazza era stata troppo a lungo senza una relazione pienamente soddisfacente. Inoltre, era orgoglioso di riuscire a eccitarla in modo tanto completo.