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Per la prima volta dopo Barbara Ann, l’amore era entrato a far parte del rapporto sessuale e pensava di percepire gli stessi sentimenti in Wilma, a giudicare dal modo in cui rispondeva. Dopo due mesi, Frank le aveva chiesto di sposarlo, lei aveva risposto di no e si era rifiutata di uscire ancora con lui. Da allora era riuscito a vederla e a parlarle solo al bar.

Wilma era stata sincera, spiegando le motivazioni del suo rifiuto. Non che avesse qualcosa contro il matrimonio, al contrario, era alla ricerca dell’uomo giusto, ma l’uomo giusto doveva essere dotato di un sostanzioso conto in banca e di un’ottima posizione. Un poliziotto non avrà mai la possibilità di garantire il tenore di vita e la sicurezza che sto cercando, aveva detto. Il suo primo matrimonio, infatti, era fallito sostanzialmente perché lei e il marito non facevano che litigare per colpa delle bollette e dei conti da pagare. Aveva scoperto che i crucci finanziari erano in grado di far svanire l’amore, lasciando solo un crogiuolo pieno di ceneri amare e stizzose. Era stata un’esperienza terribile e aveva giurato a se stessa di non ripetere un’altra volta lo stesso errore. Non escludeva il matrimonio per amore, però doveva assolutamente esserci anche la sicurezza finanziaria. Forse era stata un po’ troppo dura, ma non aveva alcuna intenzione di ritrovarsi nella stessa situazione che aveva già dovuto sopportare un tempo. Al solo pensiero, le tremava ancora la voce e le spuntavano le lacrime agli occhi. Non potrei sopportare la tristezza di un’altra storia d’amore andata in fumo solo per mancanza di soldi, aveva spiegato.

Stranamente, la sua determinazione a sposarsi per denaro non aveva diminuito il rispetto di Frank nei suoi confronti, né spento il suo ardore. Essendo stato solo per tanto tempo, aveva insistito per continuare la relazione, anche a costo di indossare un enorme paio di occhiali dalle lenti rosa per mantenere l’illusione della storia romantica. Le aveva svelato la sua situazione finanziaria, l’aveva praticamente pregata di dare un’occhiata al suo libretto di risparmio e ai suoi certificati di deposito a breve termine che sfioravano la cifra di trentamila dollari. L’aveva illuminata sul suo stipendio, le aveva confidato che sarebbe stato in grado di andare in pensione anche in giovane età e che avrebbero potuto usare i risparmi per mettere in piedi un’attività tutta loro con cui guadagnare altro denaro. Se stava cercando la sicurezza, lui era l’uomo giusto.

Ma trentaduemila dollari e una pensione da agente di polizia non erano sufficienti per Wilma Compton. «Non è male, Frank, però non sei nemmeno proprietario di una casa,» gli aveva fatto notare. Aveva indugiato a lungo sul libretto di risparmio, quasi ne ricavasse un piacere sensuale, e poi aveva aggiunto: «Mi dispiace, Frank, ma io speravo in qualcosa di più. Sono ancora giovane, anzi dimostro almeno cinque anni di meno. Mi rimane ancora un po’ di tempo per guardarmi attorno. Temo proprio che un patrimonio di trentaduemila dollari non sia un gran che, di questi tempi. Non credo che siano sufficienti per garantire il superamento di un’eventuale crisi. Con te non voglio correre il rischio di arrivare alle… bassezze… a cui sono arrivata con il mio primo marito.»

Lui si era sentito morire.

«Cristo, mi sono comportato come un imbecille!» esclamò Frank, picchiando un pugno sul tavolo. «Ero convinto che fosse uguale a Barbara Ann: una ragazza speciale… unica, preziosa. E qualunque cosa facesse, per quanto dura, indelicata e insensibile fosse, trovavo sempre qualche scusa per giustificarla. Splendide scuse. Scuse eleganti, elaborate e creative. Che stupido. Sono stato stupido, stupido, stupido! Più imbecille di un pezzo di somaro! Cristo!»

«Comunque era più che comprensibile,» cercò di calmarlo Tony.

«Sono stato un cretino!»

«Sei stato solo per troppo tempo,» commentò Tony. «Con Barbara Ann hai trascorso due anni meravigliosi. Non speravi di trovare niente di simile e non eri disposto ad accontentarti di qualcosa di meno. E così hai tagliato i ponti con il mondo. Ti sei autoconvinto di non aver bisogno di nessuno, ma tutti abbiamo bisogno di qualcuno, Frank. Tutti abbiamo bisogno di affetto. Nella nostra specie il bisogno di amore e di compagnia è forte almeno quanto quello di cibo e di acqua. E tu ti sei tenuto dentro tutto per tanti anni. Ma quando hai trovato una persona che assomigliava a Barbara Ann, quando hai visto Wilma, non sei più stato capace di reprimere quell’istinto. Diciannove anni di desideri e di bisogno sono esplosi tutti in una volta. Era inevitabile che ti comportassi come uno stupido. Sarebbe stato meglio se Wilma fosse stata una cara ragazza, degna di ciò che avevi da offrirle. Comunque mi sorprende che un tipo come Wilma non ti abbia messo le grinfie addosso anche prima.»

«Sono stato un cretino.»

«No.»

«Un idiota.»

«No, Frank. Sei stato umano,» lo consolò Tony. «Tutto qui. Sei stato umano come tutti noi.»

Penny servì i cheeseburger.

Frank ordinò un altro scotch doppio.

«Vuoi sapere che cosa le ha fatto cambiare idea?» domandò Frank. «Vuoi sapere perché, alla fine, ha accettato di sposarmi?»

«Certo,» rispose Tony. «Ma che ne dici di mangiare il cheeseburger, prima?»

Frank ignorò la proposta. «Mio padre è morto e io ho ereditato tutto. All’inizio sembrava che si trattasse solo di qualche migliaio di dollari, ma poi ho scoperto che il vecchio, negli ultimi trent’anni, aveva fatto collezione di polizze vita da cinque, diecimila dollari l’una. Dopo aver pagato tutte le tasse, l’eredità mi ha fruttato qualcosa come novantamila dollari.»

«Che mi prenda un colpo!»

«I miei averi personali e l’eredità inaspettata sono stati sufficienti per Wilma.»

«Forse ti sarebbe andata meglio se tuo padre fosse morto povero,» commentò Tony.

Gli occhi di Frank cominciarono a inumidirsi e per un attimo sembrò sul punto di scoppiare a piangere. Ma sbattè le palpebre e riuscì a trattenere le lacrime. Con voce appesantita dal dolore, rispose: «Mi vergogno ad ammetterlo, ma quando ho scoperto l’ammontare dell’eredità, ho smesso di dispiacermi per la morte del mio povero vecchio. Le polizze vita sono saltate fuori esattamente a una settimana dal suo funerale e quando sono venuto a saperlo ho subito pensato: Wilma. Mi sono sentito improvvisamente felicissimo. In quel momento, per quel che mi riguardava, mio padre poteva essere morto anche da anni. Mi fa venire il voltastomaco pensare a come mi sono comportato. Non che io e mio padre fossimo mai stati particolarmente uniti, ma sicuramente gli dovevo qualcosa in più. Cristo, che gran figlio di puttana sono stato, Tony.»

«È finita, Frank. Ormai è fatta,» lo consolò Tony. «E, comunque, non eri a posto con il cervello. Non eri responsabile delle tue azioni.»

Frank si portò le mani al viso e così rimase per qualche secondo, tremando ma senza piangere. Infine, alzò lo sguardo e disse: «E allora, quando Wilma ha visto che possedevo qualcosa come centoventicinquemila dollari, ha deciso di sposarmi. Nel giro di otto mesi, mi ha prosciugato le tasche.»

«In questo stato vige la comunione dei beni,» sottolineò Tony. «Com’è riuscita a prendersi anche la metà che spettava a te?»

«Oh, non ha ottenuto niente con il divorzio.»

«Che cosa?»

«Nemmeno un centesimo.»

«E come mai?»

«Ormai era già sparito tutto.»

«Sparito?»

«Puff!»

«Aveva speso tutto?»

«Aveva rubato tutto,» rispose piattamente Frank.

Tony appoggiò il cheeseburger e si pulì la bocca con un tovagliolino di carta. «Ha rubato tutto? E come?»

Frank era ormai quasi completamente ubriaco, ma questa volta riuscì a parlare con incredibile chiarezza e precisione. Riteneva importantissimo che l’atto di accusa nei confronti della donna fosse ben recepito, più di ogni altro dettaglio di quella storia. Wilma gli aveva lasciato soltanto l’indignazione che adesso intendeva condividere con Tony: «Appena tornati dalla luna di miele, ha messo subito in chiaro che voleva occuparsi della contabilità. Intendeva sbrigare di persona tutti i rapporti con la banca, controllare gli investimenti e tenere il bilancio. È andata a iscriversi a un corso di economia e ha messo a punto un budget dettagliato. La sua decisione e il suo atteggiamento da donna d’affari mi rendevano felice perché mi ricordavano tanto Barbara Ann.»