Olmstead sollevò il coperchio della bara di alluminio.
Avril Tannerton ripiegò il lenzuolo di plastica, scoprendo il corpo del morto dalla vita in su.
Joshua abbassò lo sguardo sul cadavere ormai ingiallito e rabbrividì. «Orrendo.»
«Mi rendo conto che questo sia un momento difficile per lei,» commentò Tannerton con il tono di chi è esperto nel dolore.
«Per niente,» ribattè Joshua. «Non voglio fare l’ipocrita che fìnge di provare dolore. Conoscevo molto poco quest’uomo. E anche quel poco non mi piaceva per niente. Il nostro era un rapporto esclusivamente di lavoro.»
Tannerton battè le palpebre. «Oh, be’… allora forse preferisce che l’organizzazione del funerale venga curata da uno degli amici del defunto.»
«Non credo che abbia mai avuto amici,» commentò Joshua.
Per un istante rimasero silenziosi a fissare la salma.
«Orrendo,» ripetè Joshua.
«Ma è naturale,» spiegò Tannerton. «Non è ancora stato fatto un lavoro di ricostruzione. Se avessi avuto la possibilità di occuparmene subito dopo la morte, avrebbe avuto sicuramente un aspetto migliore.»
«Ma ora non può farci niente?»
«Certo che sì. Ma non sarà facile. Ormai è morto da un giorno e mezzo e, anche se è stato tenuto in frigorifero…»
«Quelle ferite,» lo interruppe bruscamente Joshua fissando con fascino morboso l’addome tremendamente rovinato. «Santo Dio, l’ha pugnalato sul serio.»
«La maggior parte di questo scempio è stato compiuto dal coroner,» spiegò Tannerton. «Questa e quest’altra sono ferite da arma da taglio.»
«Il patologo ha fatto un ottimo lavoro con le labbra,» aggiunse Olmstead con tono soddisfatto.
«Già, trovi anche tu?» commentò Tannerton, sfiorando le labbra sigillate del cadavere. «È difficile trovare un coroner che abbia il gusto dell’estetica.»
«Rarissimo,» rincarò Olmstead.
Joshua scosse il capo. «Ancora faccio fatica a crederci.»
«Cinque anni fa ho seppellito sua madre,» iniziò a raccontare Tannerton. «È stato in quel momento che l’ho conosciuto. Mi è subito sembrato un po’… strano, ma pensavo che fosse solo per il colpo e il dolore. Era un uomo importante, un personaggio di spicco della comunità.»
«Era freddo,» s’intromise Joshua. «Era un uomo estremamente freddo e controllato. Negli affari, era malvagio. Non si accontentava di vincere la battaglia contro un avversario. Se possibile, arrivava anche a distruggerlo completamente. Ho sempre creduto che fosse capace di crudeltà e violenza fisica. Ma chi avrebbe mai detto che sarebbe arrivato a un tentativo di stupro? A un tentativo di omicidio?»
Tannerton spostò lo sguardo su Joshua e disse: «Mr Rhinehart, avevo sentito dire che lei non ricorre mai a eufemismi. Lei è ammirato e rispettato perché dice sempre quello che pensa. Ma…»
«Ma che cosa?»
«Quando si parla di un morto, non crede che bisognerebbe?…»
Joshua sorrise. «Figliolo, sono un vecchio bastardo irascibile e forse non così rispettato. Anzi! Finché potrò servirmi dell’arma della verità, non mi farò scrupoli di ferire la sensibilità di chi rimane in vita. Be’, ho anche fatto piangere bambini e vecchie nonnette. Ho poca comprensione per gli stupidi e per i figli di puttana quando sono in vita. Quindi, perché dovrei cominciare ad averne quando sono morti?»
«E solo che non sono abituato a…»
«Ma certo. La sua professione le impone di parlare sempre bene dei morti, a prescindere da chi fossero in vita e dalle nefandezze che possono aver compiuto. Non gliene voglio per questo, è il suo mestiere.»
Tannerton non sapeva più che cosa dire e richiuse il coperchio della bara.
«Forza con i preparativi,» riprese Joshua. «Vorrei tornare a casa per cena, ammesso che abbia fame quando uscirò da questo posto.» Andò a sedersi su uno sgabello accanto a un contenitore di vetro dov’erano disposti gli arnesi del mestiere.
Tannerton gli si piazzò di fronte, come un sacco lentigginoso e capelluto. «Crede sia il caso di organizzare la solita camera ardente per le visite?»
«Solita?»
«Con la bara aperta. Secondo lei sarebbe offensivo se evitassimo di farlo?»
«Non ci avevo ancora pensato,» rispose Joshua.
«A dire la verità, non so fino a che punto riusciremo a rendere presentabile il defunto,» spiegò Tannerton. «Quelli di Angels’ Hill non ci hanno fatto molto caso durante l’imbalsamazione. Ha il viso leggermente svuotato e tirato. Non sono soddisfatto, non sono per niente soddisfatto. Potrei cercare di gonfiarlo un po’ di più, ma un lavoro di questo genere raramente dà buoni risultati. Per quanto riguarda l’estetica, be’… comincio a chiedermi se non sia passato un po’ troppo tempo. Insomma, ha tutta l’aria di essere rimasto esposto al sole per un paio d’ore dopo la morte. Inoltre è rimasto diciotto ore in frigorifero prima di essere sottoposto all’imbalsamazione. Sono sicuro di poter ottenere un risultato migliore, ma non credo di riuscire a riportargli sul viso l’espressione che aveva da vivo. Capisce, dopo tutto quello che ha passato, dopo essere stato esposto al calore del sole e dopo tutto questo tempo, la composizione dell’epidermide è cambiata radicalmente. Cipria e trucco non servirebbero gran che. Credo che forse…»
Ormai nauseato, Joshua lo interruppe: «Allora scegliamo la bara chiusa.»
«Niente aperture?»
«Niente aperture.»
«Ne è sicuro?»
«Assolutamente.»
«Bene. Vediamo un po’… preferisce che venga seppellito con uno dei suoi vestiti?»
«È necessario, considerando che la bara resterà chiusa?»
«Per me sarebbe più semplice se indossasse una delle nostre vestaglie funebri.»
«Perfetto.»
«Bianca o di un bel blu notte?»
«Non ha niente a pois?»
«A pois?»
«Niente di arancione a strisce gialle?»
Un sorriso appena accennato comparve sul volto serio dell’impresario di pompe funebri che dovette lottare per riuscire a nasconderlo. Joshua ebbe l’impressione che, in privato, Avril fosse un tipo divertente, un giocherellone pronto a farsi una bella bevuta in compagnia, ma evidentemente la sua immagine pubblica gli richiedeva di essere sempre serio e discreto. Si era preoccupato visibilmente quando aveva permesso all’Avril privato di avere il sopravvento su quello pubblico. E un probabile candidato a un esaurimento nervoso, pensò Joshua.
«Allora optiamo per quella bianca,» decise Joshua.
«E la bara? Che genere…»
«Lascio a lei la scelta.»
«Molto bene. Più o meno in che prezzo vuole stare?»
«Può scegliere anche la più costosa. Può permetterselo.»
«Si dice in giro che l’eredità si aggiri intorno ai due, tre milioni di dollari.»
«Forse anche il doppio,» corresse Joshua.
«Ma non viveva da ricco.»
«Non è nemmeno morto da ricco,» fece notare Joshua.
Tannerton rimase a riflettere per un istante prima di proseguire: «Vuole un servizio religioso?»
«Non andava in chiesa.»
«Allora chiamo un pastore?»
«Come preferisce.»
«Terremo un breve servizio funebre al cimitero,» spiegò Tannerton. «Leggerò un brano tratto dalla Bibbia, o magari anche soltanto un brano ispirato a qualche opera non ben identificata.»
Presero accordi sull’orario della funzione: domenica, alle due del pomeriggio. Bruno sarebbe stato seppellito accanto a Katherine, la madre adottiva, nel cimitero di Napa County.