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«Ottimo. Che cosa ti piacerebbe fare?»

«Quello che vuoi.»

Tony riflette un attimo. «E se passassimo insieme tutta la giornata?»

«Be’… perché no?»

«Cominceremo con un bel pranzetto. Passo a prenderti a mezzogiorno.»

«Ti aspetto.»

Le pose un bacio leggero e affettuoso sulle labbra. «A domani,» la salutò.

«A domani.»

Lo guardò allontanarsi, poi chiuse la porta.

Il corpo di Bruno Frye rimase solo e senza sorveglianza al Forever View per tutta la giornata di sabato.

Venerdì notte, dopo che Joshua Rhinehart se n’era andato, Avril Tannerton e Gary Olmstead avevano trasferito la salma in un’altra bara, un modello placcato in ottone con l’interno in velluto e seta. Avevano fatto scivolare il corpo in una veste bianca per la sepoltura, gli avevano messo le braccia lungo i fianchi e lo avevano coperto fino a metà torace con una leggera trapunta di velluto bianco. Viste le pessime condizioni, Tannerton non aveva voluto perdere tempo nel tentativo di rendere presentabile la salma. Gary Olmstead trovava abbietto e irrispettoso seppellire un corpo senza un minimo di trucco ma Tannerton lo convinse che anche i cosmetici avrebbero potuto fare ben poco per il viso ormai contratto di Bruno Frye.

«E inoltre,» aveva aggiunto Tannerton, «tu e io saremo le ultime persone a vederlo. Dopo che l’avremo sigillata, questa bara non verrà mai più aperta.»

Alle 21.45 di venerdì, chiusero e sigillarono il coperchio della cassa. Poi Olmstead se ne andò a casa dalla moglie e dal figlio, mentre Avril salì al primo piano: abitava sopra le camere mortuarie.

Sabato mattina di buon’ora Tannerton partì per Santa Rosa, con la sua Lincoln grigio metallizzato. Si portò una borsa per la notte, in quanto non aveva intenzione di tornare prima di domenica mattina alle dieci. Il funerale di Bruno Frye era l’unica cosa di cui dovesse occuparsi in quei giorni. Dato che nessuno sarebbe venuto a vegliare la salma, non c’era motivo che rimanesse al Forever View; era sufficiente che fosse presente per il rito funebre di domenica.

A Santa Rosa lo aspettava l’ultima di una lunga lista di amanti: Avril amava cambiare. Si chiamava Helen Virtillion. Era una bella donna, sulla trentina, magra, ben curata, con un prorompente seno ben sodo che Avril trovava irresistibile.

Molte donne erano attratte da Avril Tannerton, soprattutto per il lavoro che svolgeva. Naturalmente alcune fuggivano quando scoprivano che gestiva un’impresa di pompe funebri, ma molte altre rimanevano affascinate ed eccitate di fronte a quella strana professione.

Avril capiva che cosa lo rendeva desiderabile. Quando un uomo ha a che fare con i cadaveri, parte del mistero della morte gli penetra nelle ossa. Nonostante le lentiggini, l’aspetto da ragazzino, il sorriso disarmante, il senso dello humour e la grande affabilità, alcune donne lo trovavano misterioso ed enigmatico. Inconsciamente, pensavano che non sarebbero morte fino a quando fossero rimaste fra le sue braccia, come se i suoi servigi ai defunti potessero dispensare lui e chi gli stava vicino dalla fine inevitabile. Quell’atavica fantasia era simile alla segreta speranza di molte ragazze che sposano un medico perché sono inconsciamente convinte che il marito le possa, proteggere da tutte le malattie del mondo.

Perciò, per tutta la giornata di sabato, il corpo di Bruno Frye rimase solo, mentre Avril Tannerton faceva l’amore con Helen Virtillion a Santa Rosa.

Domenica mattina, due ore prima dell’alba, ci fu un improvviso trambusto alle pompe funebri, ma Tannerton non era presente per accorgersene.

Le luci del laboratorio si accesero improvvisamente, ma Tannerton non era là per vederle.

Il sigillo della bara venne spezzato e il coperchio gettato via. La sala si riempì di grida di rabbia e di dolore, ma Tannerton non era là per udirle.

Domenica mattina, verso le dieci, mentre Tony era in cucina a bere un bicchiere di succo di pompelmo, squillò il telefono. Era Janet Yamada, la donna che era uscita con Frank Howard la sera precedente.

«Com’è andata?» domandò Tony.

«Splendidamente, una serata meravigliosa.»

«Davvero?»

«Certo. È uno zuccherino.»

«Frank è uno zuccherino?»

«Avevi detto che era un tipo freddo, distante, ma non è affatto vero.»

«Ah no?»

«Ed è così romantico.»

«Frank?»

«E chi, se no?»

«Frank Howard è romantico?»

«Oggigiorno non esistono più uomini con l’animo sensibile,» continuò Janet. «A volte penso che il romanticismo e la cavalleria siano stati gettati dalla finestra quando hanno avuto inizio la rivoluzione sessuale e il movimento femminista. Invece Frank ti aiuta a infilarti il cappotto, ti apre la porta e ti scosta la sedia per farti accomodare. Mi ha persino portato un mazzo di rose. Sono stupende.»

«Pensavo avresti avuto problemi a comunicare con lui.»

«Oh, no. Abbiamo molti interessi in comune.»

«E cioè?»

«Per esempio il baseball.»

«È vero! Mi ero dimenticato che ti piaceva.»

«Sono una fanatica.»

«E così avete parlato di baseball per tutta la sera.»

«Oh no. Abbiamo chiacchierato anche di molte altre cose. Di film…»

«Film? Vuoi dire che Frank è un appassionato di cinema?»

«Conosce a memoria tutte le battute dei vecchi film di Bogart. Ne abbiamo anche recitate alcune insieme.»

«Sono tre mesi che gli parlo di film e non ha mai aperto bocca.»

«E parecchio che non va al cinema, ma questa sera ce lo porto.»

«Uscite di nuovo?»

«Sì. Ti ho chiamato per ringraziarti. Sei stato carino a farmelo conoscere.»

«Sono o non sono un mago nel combinare gli appuntamenti?»

«Volevo inoltre dirti che se anche non dovesse accadere nulla fra noi, cercherò di essere gentile con lui. Mi ha raccontato di Wilma. Che storia schifosa! Mi rendo conto che è stato un duro colpo per lui e non mi piace che venga ferito un’altra volta.»

Tony era sbalordito. «Ti ha raccontato di Wilma la prima volta che siete usciti?»

«Mi ha confessato che di solito non riesce a parlarne, ma poi tu gli hai fatto capire molte cose.»

«Io?»

«Dopo che lo hai aiutato ad accettare ciò che è successo, riesce a parlarne senza soffrire.»

«Mi sono limitato a stare ad ascoltarlo quando ha vuotato il sacco.»

«Pensa che tu sia un tipo veramente in gamba.»

«Frank sì che sa giudicare le persone, non trovi?»

Più tardi, contento per l’ottima impressione che Frank aveva fatto a Janet Yamada e sperando nell’evoluzione della sua storia con Hilary, Tony si diresse verso Westwood. Hilary lo stava aspettando: uscì di casa mentre lui entrava nel vialetto d’ingresso. Era deliziosa con un paio di pantaloni neri, una camicetta azzurra e una leggera giacca di velluto. Quando le aprì la portiera, Hilary gli diede un rapido bacio sulla guancia e Tony avvertì una fresca fragranza al limone.

Sarebbe stata una splendida giornata.

Stravolto dopo una notte insonne, trascorsa con Helen Virtillion, Avril Tannerton tornò da Santa Rosa poco prima delle dieci di domenica.

Non guardò dentro la bara.

Tannerton si recò con Gary Olmstead al cimitero per preparare la tomba per la cerimonia del pomeriggio. Montarono la struttura che sarebbe stata utilizzata per calare la bara sotto terra e con i fiori e l’erba cercarono di rendere la tomba il meno spettrale possibile.

Alle 12.30 Tannerton usò una pelle di daino per togliere la polvere e le impronte dalla bara di ottone di Bruno Frye. Passando la mano sugli spigoli smussati della cassa, ripensò allo stupendo seno di Helen Virtillion.