Sentì il respiro di Frank.
Nient’altro.
Lentamente e con molta cautela si alzò.
Nessuno sparo.
Camminò rasente al muro fino a quando trovò l’interruttore della luce. Nell’angolo si accese una lampada: sul paralume era rappresentata una corrida. Tony vide che il soggiorno e la sala da pranzo erano deserti.
Frank lo raggiunse e fece un cenno con la testa in direzione dell’armadio posto nell’ingresso.
Tony indietreggiò di un passo.
Tenendo la pistola all’altezza della pancia, Frank aprì delicatamente la porta. Nell’armadio c’erano solo un paio di giacche e alcune scatole di scarpe. Attraversarono il soggiorno, mantenendosi a debita distanza per non fornire un bersaglio troppo facile. C’era un ridicolo mobiletto per i liquori con i profili in ferro nero e la vetrinetta dipinta di giallo. In mezzo alla stanza c’era un tavolino rotondo: un affare ottagonale con al centro un braciere in ottone assolutamente inutile. Il divano e le sedie con lo schienale alto erano rivestiti in velluto rosso con frange dorate e inserti neri. Le tende erano in broccato giallo e arancio e il tappeto verde era spesso e ispido. Decisamente un posto orribile nel quale vivere.
Ma anche un posto assurdo nel quale morire.
Oltrepassarono la sala da pranzo e diedero un’occhiata nella minuscola cucina. Regnava un caos incredibile. Il frigorifero e alcuni armadietti erano spalancati. Il pavimento era ingombro di lattine, barattoli e scatole. Sembrava fosse passato un uragano. Molti vasetti si erano rotti e i frammenti di vetro luccicavano in mezzo al cibo sparpagliato per terra. Una pozza di sherry risaltava come un’ameba rossastra sulle piastrelle gialle, mentre le ciliegine si erano sparse ovunque. I fornelli erano letteralmente coperti di crema al cioccolato. C’erano cornflakes dappertutto, E sottaceti. Olive. Spaghetti. Qualcuno aveva usato la senape e la marmellata per scarabocchiare quattro volte la stessa parola sull’unica parete vuota della cucina:
Cocodrilos
Cocodrilos
Cocodrilos
Cocodrilos
«Che lingua è?» bisbigliò Frank.
«Spagnolo.»
«Che cosa significa?»
«Coccodrilli.»
«Perché coccodrilli?»
«Non lo so.»
«Mi viene la pelle d’oca,» mormorò Frank.
Tony era d’accordo. La situazione era decisamente strana. Tony non riusciva a capire che cosa stesse succedendo, ma sapeva con certezza che si trovavano in grave pericolo. Avrebbe tanto voluto sapere da che parte sarebbe sbucato.
Diedero un’occhiata in un’altra stanzetta, stracolma di mobili come le due precedenti. Bobby non era lì e nemmeno nell’armadio.
Ritornarono lentamente nell’ingresso, verso le due camere da letto e i bagni senza fare il benché minimo rumore.
Nella prima camera e nel bagno non trovarono niente di strano.
Nella camera principale regnava invece un terribile caos. Tutti i vestiti erano stati tolti dall’armadio e sparpagliati in giro. Erano ammucchiati sul pavimento, ammonticchiati sul letto o gettati alla rinfusa sui mobili. Non un solo abito era stato risparmiato. Dalle camicie penzolavano i colletti e le maniche. Tutte le etichette delle giacche e dei cappotti erano state strappate. I pantaloni erano completamente scuciti. La persona che aveva compiuto quello scempio doveva aver agito in preda a una furia cieca, ma nonostante tutto si era comportata in modo incredibilmente metodico.
Ma chi era stato?
Qualcuno che nutriva rancore nei confronti di Bobby?
Bobby stesso? Perché mai avrebbe dovuto mettere a soqquadro la cucina e distruggere i suoi stessi vestiti?
E che cosa c’entravano i coccodrilli?
Tony aveva la sensazione di aver passato in rassegna la casa troppo velocemente, lasciandosi così sfuggire qualche particolare importante. Era come se avesse in testa una vaga spiegazione per ciò che stava accadendo, ma non riuscisse a metterla a fuoco.
La porta del secondo bagno era chiusa. Era l’unico locale nel quale non avevano ancora guardato.
Frank puntò la pistola verso la porta e continuò a fissarla mentre si rivolgeva a Tony: «Se non è scappato prima del nostro arrivo, deve per forza essere in bagno.»
«Chi?»
Frank gli lanciò un’occhiata perplessa. «Ma Bobby, naturalmente. Chi altri?»
«Credi sia stato lui a ridurre la casa in questo stato?»
«Be’… tu che cosa ne pensi?
«C’è qualcosa che non quadra.»
«Ah sì? E che cosa?»
«Non lo so.»
Frank fece un passo verso la porta del bagno.
Tony ebbe un attimo di esitazione e rimase con le orecchie tese.
La casa era silenziosa come una tomba.
«In bagno ci deve essere qualcuno,» mormorò Frank.
Presero posizione ai lati della porta.
«Bobby! Mi senti?» gridò Frank. «Non puoi stare lì dentro per sempre! Vieni fuori con le mani alzate!»
Non uscì nessuno.
Tony incalzò: «Anche se non sei Bobby Valdez, ti consiglio di uscire subito. Chiunque tu sia.»
Dieci secondi. Venti. Trenta.
Frank afferrò il pomolo e lo ruotò lentamente fino a far scattare la serratura. Spalancò la porta e si ritrasse immediatamente indietro, contro il muro, per evitare eventuali proiettili, coltelli e altri oggetti che avrebbero potuto dargli il benvenuto.
Nessun colpo di arma da fuoco. Nessun movimento.
L’unica cosa che proveniva dal bagno era un puzzo insopportabile. Urina. Escrementi.
Tony sussultò. «Cristo!»
Frank si coprì il naso e la bocca con una mano.
Il bagno era vuoto. Il pavimento era coperto da pozzanghere di urina giallastra mentre il water, il lavandino e le pareti della doccia erano imbrattati di escrementi.
«In nome del cielo, che cosa sta succedendo?» mormorò Frank.
Sulla parete del bagno qualcuno aveva scritto due volte con le feci una parola in spagnolo:
Cocodrilos
Cocodrilos
Tony e Frank ritornarono rapidamente al centro della stanza da letto, inciampando nelle camicie lacerate e nei vestiti fatti a pezzi. Dovettero raggiungere l’anticamera per sfuggire al fetore che ormai aveva invaso anche la stanza.
«Chiunque sia stato, deve odiare davvero Bobby,» disse Frank.
«Allora non credi più che sia stato Bobby.»
«E perché avrebbe dovuto? Non avrebbe senso. Cristo, è semplicemente pazzesco. Mi è venuta la pelle d’oca.»
«E spaventoso,» convenne Tony.
Aveva i muscoli dello stomaco ancora contratti per la tensione e il cuore batteva furiosamente anche se un po’ meno di quando si era introdotto nell’appartamento. Rimasero entrambi in silenzio per un attimo, in attesa di udire i passi dei fantasmi.
Tony notò un piccolo ragno scuro che si arrampicava lungo il muro del corridoio.
Alla fine Frank ripose la pistola, prese un fazzoletto e si asciugò la faccia imperlata di sudore.
Tony rimise la rivoltella nella fondina e disse: «Non possiamo andarcene mettendo solo i sigilli. Voglio dire, ormai siamo in ballo. Ci sono troppi particolari che esigono una spiegazione.»
«D’accordo,» approvò Frank. «Dobbiamo chiedere aiuto, ottenere un mandato e perquisire la casa da cima a fondo.»
«Cassetto per cassetto.»
«Che cosa pensi di trovare?»
«Dio solo lo sa.»
«Ho visto un telefono in cucina,» disse Frank.
Frank proseguì attraverso il soggiorno, girò l’angolo ed entrò in cucina. Prima ancora che Tony arrivasse alla sala da pranzo, Frank gridò: «Oh, Cristo!» e cercò di fare un passo indietro.