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«Che cosa c’è?»

Le parole di Tony furono interrotte da un violento scoppio. Frank lanciò un urlo e cadde di lato, aggrappandosi al bancone per cercare di rimanere in piedi.

Nell’appartamento risuonò un altro scoppio, che rimbalzò da una parete all’altra: Tony si rese conto che era un colpo di arma da fuoco.

Ma la cucina era deserta!

Tony afferrò la pistola ma ebbe l’impressione di muoversi al rallentatore mentre il mondo proseguiva la sua corsa a velocità supersonica.

Il secondo proiettile colpì Frank alla spalla facendolo girare su se stesso. Cadde pesantemente fra le pozzanghere di sherry, gli spaghetti, i cornflakes e i vetri.

Mentre Frank si accasciava, Tony ebbe modo di scorgere finalmente Bobby Valdez. Stava scivolando fuori dell’armadietto posto sotto il lavandino, un nascondiglio che non avevano nemmeno preso in considerazione perché sembrava decisamente troppo piccolo per poter celare un uomo. Bobby si dimenava e strisciava come un serpente nella tana. Le gambe erano ancora sotto il lavandino, ma lui si era spinto fuori con un braccio e reggeva una calibro 32 nell’altra mano. Era nudo. Sembrava stesse male. Gli occhi erano enormi, spiritati e infossati nelle occhiaie scure e gonfie. Il volto era incredibilmente pallido e le labbra esangui. Tony prese nota di tutti quei dettagli in una frazione di secondo, con i sensi acuiti da una scarica di adrenalina.

Frank era appena caduto e Tony stava per impugnare la pistola quando Bobby fece fuoco per la terza volta. Il proiettile si conficcò nella parete e Tony fu investito da un’esplosione di pezzi di intonaco.

Istintivamente si buttò a terra, girandosi di scatto, e la spalla sbattè con forza contro il pavimento. Gemendo per il dolore, rotolò lontano dalla zona di tiro. Si nascose dietro una sedia del soggiorno e finalmente riuscì ad afferrare la pistola.

Erano passati solo sei o sette secondi da quando Bobby aveva fatto fuoco per la prima volta.

Qualcuno stava balbettando: «Gesù, Gesù, Gesù, Gesù,» con voce tremante e acuta.

Improvvisamente, Tony si rese conto che quella voce era la sua. Si morsicò le labbra e cercò di reprimere l’attacco di isterismo.

Si rese conto di che cosa c’era che non quadrava, capì che cos’avevano tralasciato. Bobby Valdez vendeva polvere d’angelo e questo avrebbe dovuto suggerire qualcosa riguardo alle condizioni dell’appartamento. Avrebbero dovuto sapere che spesso gli spacciatori erano così stupidi da usare ciò che vendevano. La polvere d’angelo era un tranquillante per animali che produceva effetti difficilmente prevedibili nei tori e nei cavalli. Negli esseri umani poteva produrre tranquilli stati di trance, strane allucinazioni o incredibili attacchi di rabbia e violenza inaudita. Come aveva detto Eugene Tucker, la polvere d’angelo era un autentico veleno: divorava letteralmente le cellule del cervello e distruggeva la mente. Imbottito di polvere d’angelo e carico di energia perversa, Bobby aveva distrutto la cucina e ridotto in quello stato pietoso il resto della casa. Inseguito da feroci quanto immaginali coccodrilli e cercando disperatamente di sfuggire alle loro fauci, si era nascosto sotto il lavandino chiudendo lo sportello. Tony non aveva pensato di guardare in quell’armadietto perché non si era reso conto di avere a che fare con un pazzo furioso. Avevano controllato l’appartamento con attenzione, pronti alle eventuali mosse di uno stupratore mentalmente disturbato e di un violento assassino, ma non si aspettavano certo l’atteggiamento irrazionale di un pazzo sotto l’effetto della droga. Gli assurdi atti di vandalismo in cucina e in camera, le scritte apparentemente senza senso sulle pareti e la disgustosa scena del bagno erano segni tipici della particolare follia indotta dalla polvere d’angelo. Tony non aveva mai lavorato alla Narcotici, ma si rendeva conto che avrebbe dovuto riconoscere comunque quegli indizi. Se li avesse interpretati nel modo corretto, probabilmente avrebbe controllato sotto il lavandino e in qualsiasi altro posto sufficientemente grande per nascondere un uomo, per quanto scomodo. Succedeva spesso che una persona sotto l’effetto di quella droga si abbandonasse completamente alla propria paranoia e cercasse di sfuggire a un mondo ostile rifugiandosi in luoghi angusti, bui e simili al grembo materno. Ma sia lui sia Frank avevano male interpretato quegli indizi e ora erano nei guai fino al collo.

Frank era stato colpito due volte. Era gravemente ferito. Forse stava morendo. Forse era già morto.

No!

Tony cercò di allontanare quel pensiero dalla mente e di trovare il modo migliore per annientare Bobby.

In cucina Bobby iniziò a gridare con voce terrorizzata: «Hay muchos cocodrilos

Tony tradusse mentalmente: Ci sono molti coccodrilli!

«Cocodrilos! Cocodrilos! Cocodrilos! Ah! Ah! Aaaah!»

L’urlo di terrore si trasformò rapidamente in un rantolo agonizzante.

Sembra che lo stiano mangiando vivo, pensò Tony rabbrividendo.

Continuando a gridare, Bobby si precipitò fuori della cucina. Sparò un colpo sul pavimento, con l’intenzione di uccidere uno dei coccodrilli.

Tony si nascose dietro la sedia. Aveva paura ad alzarsi e prendere la mira: temeva che Bobby lo facesse fuori prima ancora che potesse premere il grilletto.

Agitandosi in modo convulso, nel tentativo di sfuggire alle fauci dei coccodrilli, Bobby fece fuoco altre due volte.

Finora ha sparato sei colpi, pensò Tony. Tre in cucina e tre qui. Quanti potrà averne in tutto? Otto? Forse dieci?

Bobby premette il grilletto altre tre volte. Una delle pallottole rimbalzò contro qualcosa.

Aveva sparato nove colpi. Gliene restava uno.

«Cocodrilos!»

Il decimo colpo esplose fragorosamente e di nuovo il proiettile rimbalzò con un sibilo acuto.

Tony uscì dal nascondiglio. Bobby era a meno di tre metri. Tony strinse la pistola con entrambe le mani e la puntò contro il torace nudo dell’uomo. «Va bene, Bobby. Stai calmo. È tutto finito.»

Bobby parve sorpreso di vederlo. Era talmente perso nelle proprie allucinazioni da non ricordare di aver intravisto Tony in cucina pochi istanti prima.

«Coccodrilli,» balbettò Bobby.

«Non ci sono coccodrilli,» lo tranquillizzò Tony.

«Sono enormi.»

«No. Non ci sono coccodrilli.»

Bobby lanciò un grido, spiccò un salto e fece una piroetta cercando di sparare a qualcosa che si muoveva sul pavimento, ma la pistola era scarica.

«Bobby,» mormorò Tony.

Piagnucolando, Bobby si voltò e lo fissò diritto negli occhi.

«Bobby, voglio che tu ti distenda a faccia in giù sul pavimento.»

«Così mi prenderanno,» farfugliò Bobby. Aveva gli occhi fuori delle orbite. Stava tremando violentemente. «Mi mangeranno.»

«Ascoltami, Bobby. Ascoltami attentamente. Non ci sono coccodrilli. È solo un’allucinazione. È tutto dentro la tua testa. Mi hai capito?»

«Sono usciti dal water,» proseguì Bobby. «E anche dallo scarico della doccia. E dal lavandino. Oh, Cristo, sono enormi. Sono davvero giganteschi. E stanno cercando di strapparmi il pisello.» La paura si stava trasformando in rabbia; la faccia divenne paonazza e le labbra si strinsero in una smorfia cattiva. «Ma non glielo permetterò. Non riusciranno a mangiarmi il pisello. Prima li ammazzerò tutti!»

Tony si rendeva conto di non poter fare molto per Bobby e la sua frustrazione era accentuata dalla consapevolezza che forse Frank stava perdendo molto sangue e aveva urgente bisogno di cure mediche. Decise di assecondare le macabre fantasie di Bobby per poterle controllare. «Ascoltami,» mormorò in tono rassicurante, «tutti i coccodrilli sono ritornati giù negli scarichi. Non li hai visti? Non hai sentito che scivolavano lungo le tubature, fuori di questa casa? Hanno capito che siamo venuti ad aiutarti e che quindi erano in minoranza. Se ne sono andati tutti.»