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Lui le fece scivolare le mani sulle natiche e l’attirò verso di sé.

«Oh, Tony! Sì, sì!»

Hilary respirava affannosamente, freneticamente. Cercò di staccarsi dalla sua presa, percependo la crescente intensità del piacere, ma subito dopo si arrese, pronta a chiedere di più. Infine iniziò a tremare e i sussulti gradualmente si trasformarono in armonici brividi di puro piacere. Annaspò alla ricerca del respiro, rovesciò la testa all’indietro e urlò. Poi si fece trasportare dalle sensazioni e godette senza sosta, mentre i muscoli flessuosi si contraevano, si rilassavano, si contraevano, si rilassavano fino all’esaurimento. Alla fine si lasciò andare, sospirando.

Tony sollevò il capo, le baciò il ventre e tornò a solleticarle i capezzoli con la lingua.

Lei allungò una mano verso il basso e lo afferrò per la protuberanza d’acciaio. Tutt’a un tratto, pregustando l’unione finale e completa, si sentì pervadere da una nuova tensione erotica.

Lui l’aprì con le dita e a quel punto lei mollò la presa per permettergli di penetrarla senza ostacoli.

«Sì, sì, sì,» sussurrò, mentre lui la riempiva. «Tesoro. Oh, tesoro, tesoro.»

«Sei stupenda.»

Non era mai stato tanto bello. Si appoggiò sulle mani e osservò la sua bellezza dall’alto. Si fissarono negli occhi e Tony ebbe la sensazione di riuscire a guardare dentro di lei, di cogliere l’essenza di Hilary Thomas, di arrivare alla sua anima. Quando entrambi chiusero gli occhi, il senso di unione profonda non si ruppe.

Tony aveva fatto l’amore con altre donne, ma non si era mai sentito così vicino come con Hilary. Per questo motivo, volle farlo durare il più possibile, per giungere insieme all’orgasmo, per spiccare il volo insieme. Ma questa volta non riuscì a conservare l’autocontrollo che in genere dimostrava di avere a letto. Si stava rapidamente avvicinando all’orlo del precipizio e non riusciva a fare niente per fermarsi. Non perché lei fosse più stretta, più scivolosa o più passionale di altre donne, e non era neanche merito dei muscoli vaginali eccezionalmente ben esercitati. I seni, per quanto perfetti, non c’entravano, così come non c’entrava la pelle, sicuramente vellutata, ma non più di quella di molte altre. Più di ogni altra cosa importava il fatto che per lui Hilary era speciale, eccezionalmente speciale, e tale da renderla insopportabilmente eccitante ai suoi occhi.

Percependo il sopraggiungere del suo orgasmo, Hilary lo attirò verso di sé, senza rendersi minimamente conto del peso che la sovrastava. Il seno si appiattì contro il suo torace e lei sollevò i fianchi: l’unione fu totale, mentre lui colpiva con più forza e frequenza.

Quasi per miracolo, anche lei riprese a godere, mentre lui schizzava senza più controllo. Lo strinse forte a sé, sussurrando di continuo il suo nome, mentre lui eruttava dentro di lei intensamente, violentemente, eternamente, spingendosi nei meandri più reconditi. Mentre si svuotava, percepì un’ondata di tenerezza, di affetto e di doloroso bisogno e, in quel momento, capì che non sarebbe mai più stato capace di staccarsi da lei.

Rimasero sdraiati a letto, l’uno accanto all’altra, con le mani intrecciate e il cuore che tornava a pulsare con regolarità.

Hilary era fisicamente ed emotivamente stravolta da quell’esperienza. Quegli orgasmi, intensi e ripetuti, l’avevano lasciata senza parole. Non aveva mai provato nulla di simile. Ogni orgasmo l’aveva trafìtta come un lampo, facendola sobbalzare come se fosse stata attraversata da una scarica elettrica. Ma Tony le aveva regalato qualcosa che andava oltre il semplice piacere sessuale: era una sensazione nuova, meravigliosa e possente che le parole non erano in grado di spiegare.

Sicuramente per molte persone la parola «amore» avrebbe potuto descrivere perfettamente quello che provava in quel momento, ma lei non era ancora pronta per accettare una simile definizione. Per molto, molto tempo, fin da quando era bambina, il termine «amore» era sempre stato strettamente collegato a «dolore».

Non voleva ammettere di essere innamorata di Tony, non osava crederci, perché in tal caso si sarebbe ritrovata senza difese e pericolosamente vulnerabile.

D’altro canto, era diffìcile immaginare Tony che le faceva del male. Non era come Earl, suo padre. Era diverso da tutti gli uomini che aveva conosciuto. Possedeva una dolcezza e una tenerezza tali per cui Hilary sentiva che sarebbe stata perfettamente al sicuro fra le sue braccia. Forse con lui era il caso di rischiare. Forse con lui ne sarebbe valsa la pena.

Poi pensò a quello che avrebbe provato se, dopo aver riposto tutta la sua fiducia in lui, le cose fra loro fossero andate storte. Sarebbe stato un duro colpo. Non era sicura di poter sopportare un dolore simile.

Era un vero problema.

Di non facile soluzione.

Ma non era il caso di pensarci in quel momento. Voleva rimanere distesa accanto a lui, nell’atmosfera magica che avevano creato insieme.

Ripercorse con il pensiero quegli attimi di passione, le sensazioni erotiche che l’avevano svuotata e che sembravano indugiare ancora sul suo corpo caldo.

Tony si girò su un fianco e la guardò. Le baciò la gola e le guance. «Un penny per i tuoi pensieri.»

«Valgono molto di più.»

«Allora un dollaro.»

«Ancora di più.»

«Cento dollari?»

«Forse anche centomila.»

«Che pensieri costosi.»

«In realtà non sono pensieri. Sono ricordi.»

«Ricordi da centomila dollari?»

«Mmmm.»

«Di che cosa?»

«Di quello che abbiamo fatto qualche minuto fa.»

«Sai una cosa? Mi hai sorpreso. Sembri così casta e pura, quasi angelica, invece nascondi un ardore e una passione incredibili.»

«So essere passionale,» ammise.

«Molto passionale.»

«Ti piace il mio corpo?»

«È splendido.»

Scambiarono qualche battuta scherzosa, sussurrandosi dolci paroline senza senso. Erano talmente felici che bastava un niente per farli ridere.

Poi Tony assunse un tono più serio: «Naturalmente avrai capito che non ho intenzione di lasciarti scappare.»

Hilary capì che era pronto a impegnarsi seriamente se lei avesse fatto altrettanto. Ma era quello il problema. Lei non era pronta. E non sapeva se lo sarebbe mai stata. Lo desiderava, oh, Dio, quanto lo desiderava! Non c’era nulla di più eccitante o allettante di loro due che vivevano insieme, arricchendosi a vicenda con talenti e interessi diversi. Ma Hilary temeva il dolore e lo sgomento che avrebbe provato se lui avesse smesso di amarla. Ormai quei terribili anni passati nell’appartamento di Chicago con Earl ed Emma appartenevano al passato, ma non era facile scordare ciò che le avevano insegnato. Aveva paura di impegnarsi.

Cercando di sorvolare sull’implicita domanda racchiusa in quella frase, Hilary chiese in tono scherzoso: «Non mi lascerai mai più

«Mai.»

«Non credi sia difficile fare il poliziotto con una donna fra le braccia?»

Lui la guardò dritto negli occhi, per essere sicuro che avesse capito.

In tono nervoso, Hilary replicò: «Non farmi fretta, Tony. Ho bisogno di tempo. Ho bisogno di un po’ di tempo.»

«Pensaci pure con calma.»

«Sono tanto felice e voglio godermi questa sensazione. Non è il momento di parlare di cose serie.»

«Cercherò di fare lo stesso,» mormorò Tony.

«Di che cosa possiamo parlare?»

«Voglio sapere tutto di te.»

«Ma questa è una domanda seria.»

«Propongo una cosa: facciamo un po’ i seri e un po’ gli stupidi. A rotazione.»

«D’accordo. Prima domanda.»

«Che cosa preferisci a colazione?»

«Cornflakes.»

«E a pranzo?»

«Cornflakes.»